Viaggi

Verso la Costa

Esiste una parte del Perù meno pubblicizzata a livello turistico, si tratta della costa meridionale a sud di Lima che si affaccia sull’Oceano Pacifico, che presenta un fascino particolare per il suo paesaggio e per il popolo che ci vive, si tratta per lo più di pescatori. Raggiungo la città di Ica percorrendo, ancora una volta, la Carretera Panamericana che attraversa il Perù per 2700 km. e prosegue in Cile per altri 1000 Km, qui deserti senza vita si alternano a valli e oasi rigogliose, procedendo verso sud i tratti desertici sono sempre più evidenti. Arrivo di notte, con un autobus che a differenza degli altri non entra nella città di Ica, ma lascia i passeggeri in periferia e prosegue per Lima; all’improvviso mi rendo conto di essere stata imprudente. Alla fermata dell’autobus l’autista mi affida ad un ragazzetto mal vestito, porta sulle sue gracili spalle un grosso sacco pieno di “papas”, che senza proferire parola mi accompagna ad un hotel dall’aspetto cadente e frequentato da strani ospiti. La città di Ica per il suo clima mite è diventata il centro della viticoltura peruviana e una piacevole meta per i vacanzieri di Lima. Al mio risveglio mi reco alla “Bodega el Carmen”, qui si produce e si vende il famoso Pisco, ottenuto dal succo d’uva fermentato, in bella mostra un vecchio torchio. Questa è la città dei misteri, nel 1961, furono compiuti, dei lavori di scavo per la costruzione di una cisterna, portando alla luce una grande quantità di pietre di varie dimensioni, che mostravano incisioni molto interessanti. Le pietre di andesite di matrice granitica recano una serie di incisioni superficiali, fra cui rappresentazioni di dinosauri e di una tecnologia avanzata; sono state rese note dal medico peruviano Javier Cabrera Darquea. Lascio i misteri di Ica e mi dirigo ad incontrare l’Oceano, lungo la strada che porta a Paracas sprofondo nell’immensità dell’oceano, il mio sguardo si perde tra le basse dune di una bianca spiaggia, qui eleganti fenicotteri danno vita a piacevoli chiazze di colore tra il riverbero del sole che si riflette sulla sabbia e lo scintillio delle onde che percuotono la battigia. Il taxista si ferma, finalmente una pensione ad un passo dal mare, con fare fraterno mi affida a sua madre che n’è la custode. Al tramonto, passeggio lungo la spiaggia, osservo gli uccelli e i pescatori che rientrano nel piccolo porto, calpesto le bianche conchiglie dalle forme strane, lentamente le raccolgo e mi commuovo nel ritrovarmi assorta a compiere gesti che si perdono nel tempo. L’indomani mi dirigo al porto per prendere un battello che mi porta alle Islas Ballestes, si tratta di piccoli isolotti, dove solo a pochi pescatori e ricercatori è consentito sbarcare. In una delle isole prolifera una colonia di leoni marini, numerosissimi sono gli uccelli, i pinguini e i pellicani. Ammiriamo tutto dal battello, con la nebbia che ci avvolge e il mio sguardo si perde tra gli schizzi delle onde: ”ondeggia la piccola barca e dal nulla si alza la nebbia, tu, “Grande e Maestoso” compari, con le vele sbattute dal vento, colpito da cento battaglie, navigando i mari impetuosi dell’irreale e del sogno. I miei occhi che cosa hanno visto se non la remota storia, più volte lo “Straniero” ha versato in questa terra e in questi mari sangue innocente, alla “Gente Vera” tutto ha rubato nel tempo che fu. Ho temuto uno scontro in quell’attimo, all’improvviso insieme alla nebbia anche tu svanisci e splendide terre mi appaiono dal nulla.”

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