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Un cammino sulle Ande

Finalmente lasciata la Valle Sacrada, ci inerpichiamo lungo un percorso che dopo un cammino di quattro giorni con tre notti di pernottamento in tenda ci condurrà al mitico sito del Machu Picchu. Scalino dopo scalino lasciamo la valle, la vegetazione
della selva andina all’improvviso ci abbandona. Percorriamo sentieri tracciati dagli Incas, con scalini altissimi, ho difficoltà ad immaginare la resistenza fisica posseduta da questi uomini, che si spostavano velocemente da una postazione all’altra.
I miei giovani compagni chiacchierano fra loro, riesco a lasciarne indietro un gruppetto e mi mantengo a debita distanza da quelli, che simpaticamente ho soprannominato i “solitari”. Cammino in religioso silenzio per godere dei rumori della natura, non cerco compagnia, amo rimanere sola con me stessa e sperimento per la prima volta com’è possibile correlare il movimento fisico con il silenzio interiore. Questa tecnica determina il potenziamento del corpo, la fatica è messa a tacere, entro in uno stato meditativo, che mi permette di rimanere vigile e provoca un’apparente separazione della parte motrice, le gambe, dal resto del corpo.
Finalmente un punto di ristoro, qui poverissimi Andini ci accolgono in uno scenario che mi porta a riflettere sull’integrazione di questo popolo con il resto del mondo. Una bimba con alcune ferite ai piedi, calza i tipici sandali andini, fabbricati dal riciclaggio di vecchi copertoni, è in compagnia di un’anziana donna, che trasporta un pesante sacco da una valle all’altra. Ripenso a due amiche distese sul bordo di una piscina in un circolo esclusivo della mia città, discutono sull’opportunità di acquistare in uno dei negozi di scarpe più costosi. La riflessione del momento fu di non partecipare al dialogo, visto che non avrei mai speso tanto denaro per un paio di scarpe. Oggi il “Cuore” suggerisce dell’altro, forse un giorno porterò in dono alla mia “Gente” questi sandali che sono rimasti nella mia memoria, come un simbolo di semplicità e di purezza interiore di questo dignitoso popolo. Immersa in questi pensieri, giungo al campo impaziente di trascorrere la mia prima notte sotto la tenda. Guide peruviane davvero speciali montano e smontano le tende molto velocemente e quando finalmente arriviamo tutto è pronto. “Loro”ci portano il mate di coca fin dentro la tenda, per alleviare la nostra stanchezza, rinfrancati ci abbandoniamo sfiniti ma soddisfatti. Lentamente scende la sera, ci riuniamo in una tenda comune, qui consumiamo un abbondante pasto serale, all’esterno una pioggia torrenziale si abbatte su di noi e ci avvolge. La notte umida e fredda mi trasmette un senso di solitudine, seguito da un’appagante percezione d’appartenenza al gruppo con cui mi accompagno e ciò mi rassicura. Un nuovo Sole sorge sulle Ande, nuove fatiche, lungo il percorso di questo secondo giorno; ecco che incontriamo alcuni siti Inca, che se pur considerati minori, si collocano all’interno di un paesaggio superbo per la ricca flora e fauna che caratterizza questi luoghi. Le montagne avvolte tra le nubi, ogni passo e la relativa discesa è una conquista che ci avvicina sempre più al traguardo, il desiderio di scoprire una realtà a noi sconosciuta ci risarcisce di tutta questa fatica e ci rende ogni giorno più forti.

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