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Papa Francesco ha telefonato all’arciprete di Gagliano Castelferrato

Don Pietro Antonio Ruggiero, arciprete di Gagliano Castelferrato in provincia di Enna, non poteva mai pensare che rispondendo a quella telefonata avrebbe sentito la voce di Papa Francesco.

Padre Pietrantonio è uno di quei sacerdoti vulcanici, che intendono la guida spirituale della propria comunità non come un fatto statico ma dinamico. Uomo di cultura, tra l’altro è anche giornalista pubblicista, ma anche di azione. E proprio da questa sua voglia di agire scaturisce tutta la vicenda.

«La telefonata nasce da un episodio ben preciso – ci racconta con voce limpida e frasi chiare – . Nello scorso mese di aprile dopo una giornata dura, leggendo i giornali, ho visto le regole che riguardavano le celebrazioni religiose. Sono rimasto molto indispettito perché appariva l’immagine di una Chiesa che sembrava contendere solo la celebrazione della Santa Messa. Ma, ho pensato, la Chiesa è tanto altro. Ho quindi scritto al Santo Padre dicendo “che io resto a casa”, lo slogan del Governo, non era per me: “io non resto a casa”. Ritengo che un pastore non possa allontanarsi dal suo gregge, non credo in una Chiesa virtuale. In questi sessanta giorni mi sono dunque trasformato in autista, infermiere, facchino, parroco. Ho tentato di rispondere come ho saputo e potuto ma non sono stato solo. Infatti ho anche scritto al Papa che la comunità gaglianese ha risposto in maniera forte. Siamo diventati una cosa sola con la Polizia Municipale, il farmacista, i medici, la Misericordia, le suore e con i tanti tantissimi donatori che con piccoli gesti hanno dimostrato il loro grande cuore. Sono così saltati tutti quei vincoli burocratici che impediscono il reale rapporto umano».

«Santità – scrivevo- non siamo né i soli, né i primi, né i migliori ed Ella lo sa bene, ma sentivo il bisogno di dirlo perché questa è la Chiesa, non quella descritta dai media. Ho poi chiesto di pregare per il nostro territorio che rischia di non farcela a risorgere da questo momento e per alcune situazioni di persone che stanno vivendo particolari momenti. Ero certo della preghiera del Santo Padre e questo bastava. Inaspettatamente è giunta la Sua chiamata, per esprimere gratitudine: “per quello che state facendo” – notate, vi prego, il plurale che si riferisce di certo all’intera comunità di Gagliano Castelferrato, ma anche alle migliaia di sacerdoti in tutto il mondo che stiamo operando come possiamo e come sappiamo, solo per testimoniare l’amore di Dio. Nessun attestato di benemerenza, ma solo una ulteriore vicinanza del Santo Padre a tutti i sacerdoti e al popolo santo di Dio.

«Possiamo costruire un modello virtuale oppure una Chiesa che guarda il cielo anche se cammina per terra – ha concluso don Pietro -. Io credo nella seconda opzione. Sono convinto di essere solo uno dei tanti sacerdoti che stanno facendo la stessa cosa. La considerazione tipo “toglietevi di mezzo non disturbatemi”, quasi un avvertimento lanciata dal Governo, non mi piace. Io mi rifiuto a sottostare a questa dittatura sanitaria. L’uomo non è solo corpo ma un’entità complessa. Un Governo non si può permettere di predicare il distanziamento sociale. Come dire: “io ti privo di tutto e ti lascio la vita”. O la borsa o la vita! Scelgo la vita ma cosa ti stai prendendo con la borsa? Questo lo posso capire per i tempi emergenziali ma non deve diventare uno stile di vita. Erano questi i sentimenti ed i drammi che mi portavo dentro e che ho trasmesso al Santo Padre insieme ad altre preghiere. Voglio sperare che ciascuno di noi prenda questo “piccolo gesto” come occasione per accendere la speranza che è Cristo e per costruire ogni giorno la nostra realtà come una famiglia».

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