Storie dell'anima

Gli Ebrei a Catania

L’arrivo degli ebrei in Sicilia risale secondo la tradizione subito dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. da parte del generale Tito, figlio del’imperatore di Roma, Vespasiano. Si dice che il suddetto generale avrebbe allestito tre navi e riempite di ebrei per poi imbarcarli alla volta delle coste liguri, dell’Africa settentrionale e della Sicilia. La presenza ebraica accertata storicamente a Catania è datata alla fine del IV secolo d.C., tramite il ritrovamento di una lapide ai piedi della scalinata della chiese di S. Teresa in via Sangiuliano recante la data 21 ottobre 383 d.C.. Esiste una seconda lastra di marmo funeraria trovata a Roma a Villa Torlonia con un’iscrizione che rivela la presenza giudaica a Catania tra la fine del III sec. d.C. e l’inizio del IV sec. d. C.,un secolo prima del rinvenimento della suddetta lapide nella città etnea. Nel corso del V e VI secolo d. C. si formò la prima giudecca (superiore) della città,quando i cristiani avrebbero accusato gli ebrei di immoralità, cosicché quest’ultimi spontaneamente si ritirarono a nord-ovest di Catania, nel quartiere della cipriana. Si trovava nella zona dell’attuale piazza Dante, fu in seguito ribattezzata Montevergine per la conformazione del territorio,infatti è una collina incontaminata ed il terreno era adatto all’agricoltura, si può dire “una terra di nessuno”. Ancora oggi esiste una via che porta il nome di Montevergine sopra l’ospedale S. Marta. Questa giudecca era a ridosso del fiume Amenano, che all’epoca era emerso e navigabile con piccole barche e attraversava buona parte della città, nel tratto dove vivevano gli ebrei fu ribattezzato “judicello”. Una seconda giudecca (inferiore) nacque nel XIV secolo e si trovava tra la pescheria e la chiesa S.Agata alle sciare e poi tra il pozzo di Gammazita e via Marano. Gli ebrei nella città non ebbero vita facile, solo nel periodo della dominazione araba e sotto gli Svevi riuscirono ad esprimere le loro qualità e furono rispettati. Tra la popolazione cristiana e quella ebrea spesso i rapporti erano amichevoli, non era raro che i cristiani andassero a lavorare nei negozi di ebrei. Diciamo che lo scontro maggiore tra ebrei e cristiani erano soprattutto tra le élite religiose, che erano in competizione nella conversione dei pagani. Nelle giudecche c’era la sinagoga che si trovava in via s. Anna, una traversa tra via Garibaldi e via Vittorio Emanuele II e nella zona vi era pure un forno per il pane azimo. Una testimonianza nella città del lavoro fatto dagli ebrei si trova nella torre delle bandiere di nord-ovest del castello Ursino, dove ci sono delle pietre a forma di menorah (il candelabro a sette braccia) simbolo ebraico, accanto ad una croce greca bizantina. Sono le firme dei popoli che hanno costruito il castello Ursino sotto la dominazione sveva. Furono gli ebrei a portare il cedro,frutto principe della loro terra, e c’insegnarono a cucinare i ceci fritti. Nel 1492 con un decreto di espulsione da parte dei reali di Spagna, tutti gli ebrei gli arabi non convertiti al cristianesimo dovettero lasciare la Sicilia,dopo oltre mille anni. Una delle stime della popolazione ebraica in Sicilia all’epoca dell’espulsione era di circa 25000 unità e Catania ne contava 2000. Un impronta recente degli ebrei a Catania è il castello di Leucatia, che fu costruito nei primi del ‘900 del secolo scorso da un facoltoso ebreo di cui ne era anche il proprietario. Ancora nel XX secolo nella città etnea due nomi illustri dell’imprenditoria catanese erano gli svizzeri di origine ebraica Caflish proprietari di un grande emporio in via Etnea,(vicino piazza Stesicoro) e i Caviezel famosi pasticceri che venuti a Catania nel 1914 aprirono diversi punti vendita nella città. Ormai da circa vent’anni sono andati via.

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