Alla scoperta della Cordigliera Bianca
Lascio il Sud del Paese e mi dirigo in autobus verso la città di Huarás (5947 m), la perla della Cordigliera Bianca, salendo il paesaggio cambia aspetto, abbandoniamo il deserto andino, giungiamo ad una fertile terra ricca di vegetazione e con un’agricoltura più fiorente se confrontata al resto del Paese. All’indomani del mio arrivo con un mezzo di fortuna risalgo un lussureggiante crinale, mi dirigo in direzione del Parque Nacional Huascarán, sotto una pioggia battente raggiungo la laguna LIanganuco, che in realtà è costituita da due lagune: Warmicocha o laguna femmina e Orcococha o laguna maschio, che nascono dal disgelo dei più emblematici ghiacciai il Huascarán e il Huandoy. Il nevado del Huascarán con i suoi 6768 m è la montagna più alta del pianeta che ricade in una zona censita come area tropicale, poco conosciuta nei circuiti del turismo di massa, nel 1985 è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Cammino lentamente lungo la riva fangosa, uno splendido paesaggio fa capolino nella nebbia, scattando una foto dopo l’altra, percorro un pontile che s’inoltra nella laguna, scorgo l’albero Quesmal (senza corteccia). In bilico su un pontile che si inoltra dentro l’acqua limacciosa cerco di fotografare sia il superbo vegetale sia il “Nevado” che lo sovrasta, ma nell’istante successivo allo scatto mi ritrovo a nuotare nell’acqua ghiacciata. C’è sempre una prima volta nella vita, infatti, non sono mai caduta in acqua tutta vestita con macchina fotografica compresa e se altre volte i peruviani mi hanno stupito, in questa occasione sono io ad attrarre la loro attenzione. Nulla avviene per caso, il giorno successivo mi reco presso un laboratorio fotografico con la speranza di trovare un tecnico competente in grado di riparare la mia macchina fotografica, ed è qui che avviene l’incontro fortuito con un sacerdote, padre Gregorio Mezarin. L’uomo è responsabile di un centro che ospita 250 niños, lo chiamano papi, anche lui ama fotografare la natura di questi luoghi e scrive deliziose poesie. Con orgoglio padre Gregorio mi conduce a visitare la nuova chiesa che per il momento è in costruzione, ma il progetto più interessante sono le serre e le prove messe in atto allo scopo di sviluppare un’agricoltura alternativa a quella tradizionale. Parliamo di povertà e di responsabilità condivisa, i messaggi che scaturiscono da questo incontro si rivelano importanti e profondi. Grazie a questa persona straordinaria comprendo che i veri poveri sono quelli che vivono sulle montagne, che lavorano con dignità e non chiedono nulla. Questo popolo necessita di aiuti concreti: esperti con competenze tecniche finalizzate ad organizzare in modo proficuo le risorse di questo Paese.
I cosiddetti sostenitori della democrazia, sono consapevoli che la povertà è ciò che nega a questi popoli di diventare parte attiva dei loro sistemi politici. Un popolo se viene aiutato economicamente, mantenendo integre quelle tradizioni che caratterizzano l’espressione di se stesso, troverà poi da solo la propria strada in termini sociali. Dietro alle diverse “Guerre” che dilagano nei Paesi più disparati, ci sono movimenti interni, sollecitati da un popolo sopraffatto da una povertà estrema o da regimi totalitari.