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Alla “Porta del Sol”

Dopo tre giorni di faticoso cammino ci ritroviamo all’alba del quarto giorno alla “Porta del Sol” ad aspettare il sorgere del sole sulla cittadella del Machu Picchu, sospesa a 2450 m sul versante orientale della Cordigliera del Vilcabamba; in questa stagione al sorgere del sole i primi raggi vanno a centrare il “tempio del Sole” di forma semicircolare con un altare scolpito nella roccia. In quest’alba, che rimarrà nella mia memoria come la nascita di un magico giorno, sono intimamente connessa non solo con una folla di persone nell’attesa di questo miracolo, che ad ogni sorgere del sole si rinnova, ma con tutto ciò che mi circonda; le montagne non sono silenziose come durante il cammino, vibrano di un’energia nuova e sconosciuta.
Gli occhi verso la cittadella e le orecchie che cercano di percepire i sussurri provenienti dalla leggera brezza che si alza dalla valle dove scorre il terribile fiume Urubamba; tutto mi parla di un mondo scomparso, antichi splendori che ad oggi non riescono a svelarsi nella loro essenza. Secondo le credenze andine, le montagne rappresentano degli esseri divini, a cui è stato attribuito un ordine sociale e un sesso, ci sono montagne femmine e montagne maschi, vengono chiamati “Apu, quando si trasformano in esseri simili ai nostri Angeli. I “Curanderos” li invocano e chiedono il loro aiuto. I rituali sono difficili da comprendere fino in fondo, si utilizzano mezzi vari a volte alcool e sostanze psicotrope d’origine naturale, si racconta che gli esseri si manifestino sotto le sembianze di grandi uccelli.
Guardo la Huayna Picchu la piccola montagna (il figlio), che si trova di fronte alla grande montagna che prende per l’appunto il nome di Machu Picchu (il padre), le due montagne si guardano e la cittadella è protetta da un abbraccio che l’accoglie esattamente dove queste amorevolmente s’incontrano.
Esamino con curiosità le tecniche di costruzione e la pianta che caratterizza questo sito, indicato come la cittadella perduta degli Incas, scoperta da Hiram Bingham nel 1911; in realtà era alla ricerca di un’altra città, nota come Vilcabamba, ultima roccaforte Inca. In cima alla Cittadella troviamo “Intihuatana”, il “Luogo dove si lega il Sole”, un altare con uno gnomone tetraedrico che segue il percorso solare.
Le pietre che costituiscono la cittadella sono state tagliate alla perfezione e incastrate fra loro, non presentano malta che le tiene unite. Alcuni studiosi ipotizzano che le strutture Inca potrebbero risalire almeno in parte a delle datazioni più antiche di quelle attualmente riconosciute. La cittadella del Machu Picchu, era utilizzata non solo come centro cerimoniale, ma era un autentico specchio del cielo, scritti con le pietre ci sono stati tramandati misteriosi messaggi. Alcune leggende amazzoniche, raccolte dal giornalista tedesco Karl Brugger negli anni ’70, raccontano di divinità stellari scese in Brasile e spintesi in Perù per creare il Machu Picchu.
Al tramonto: “il rito si ripete, “undici sono le vie”, nulla deve rimanere incompiuto, il mio sguardo corre lungo il confine delle vette che ti sono sorelle…..Qui percepisco quella voce divina, che mi ha richiamato in questo luogo, fonte d’ispirazione per le donne del Mondo, oggi come allora, m’invita a ricercare gli “Antichi Poteri”, come il vento e la pioggia, nella solitudine dei cieli, infinite volte con te mi ritroverò”.

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