Viaggi

Al nord verso le Ande

L’anno nuovo mi porta ad un cambiamento “de Ruta”, lascio la Panamericana, l’impegnativa Patagonia e la mondanità di Buenos Aires e mi conduco attraverso le ultime Pampas Argentine verso il Nord ad incontrare le Ande. Il saluto con la terra Argentina è dolce, sicura di un ritorno in una terra ricca di dolorosa storia e umanamente generosa. Lungo il cammino, una breve sosta a Mendoza, la città degli alberi; un efficiente sistema idrico rifornisce l’acqua ad altissimi alberi posti a formare dei viali, all’ombra dei quali è piacevole passeggiare nonostante il caldo.

Con un microbus costeggio una vecchia ferrovia, un tempo, un intrepido trenino risaliva le montagne fino alle antiche terme sulfuree. Dell’antica ferrovia, sono rimasti i binari e le terme in rovina, che si trovano nei pressi di quello che è chiamato il “el puente dell’Inca”. Una sosta al parco dell’Aconcagua, il pensiero va al grande Angelo D’Arrigo, colui che volava con i Condor.

Un nuovo spostamento ed eccomi a subire il fascino della Sierra Argentina, alberi snelli mossi dal vento si stagliano contro un cielo minaccioso, villaggi in stile tirolese sembrano uscire da una favola d’altri tempi. Ultima tappa prima di varcare il confine è quella che mi porta a pernottare nella splendida città coloniale di Salta, situata ai piedi della Cordigliera Andina, circondata da paesaggi mozzafiato. Qui come a Buenos Aires non poteva mancare il Tango, le milonghe, a volte ballate in piazza sono semplici e conservano ancor più la caratteristica di un ballo “social”.

Adoro questi Argentini gioiosi e creativi, per le stradine di Salta oltre che le sue chiese dai colori pastello si ammira un artigianato del cuoio d’ottima fattura e di gran raffinatezza. Prima di raggiungere il confine boliviano mi fermo alla “Quebrada de las Conchas”, rimango incantata e mi ritrovo a dialogare con antiche conformazioni rocciose il cui colore va dal rosso al violetto. Antiche presenze, guardiani creati dalla natura per sorvegliare noi viaggiatori, affinché nell’attraversamento di queste terre incontaminate non disseminano i semi di una cultura, che non ci ha insegnato a percepire la sacralità delle pietre, ignari delle sottili energie che avvolgono questo mondo così lontano da quello frenetico delle metropoli da cui proveniamo.

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