Storie dell'anima

A spasso nel tempo con Amore

Amore, amore, amore, quante volte sentiamo questa parola ogni giorno? Ma cos’è l’amore? Si può spiegare? Molti ci hanno provato, i poeti con le metafore, gli artisti con opere esplicite, allegoriche, mistiche; un po’ tutti proviamo a descrivere questo sentimento risultando parziali, a volte banali. Le emozioni, i sentimenti non possono essere spiegati in modo razionale, l’irrazionale sfugge al controllo, alle etichette,ai contenitori. Prima di dare la parola ai filosofi su questa tematica spesso controversa, direi di iniziare questa avventura partendo dall’etimologia della parola Amore. Il termine Amore deriva dal latino “Amor” affine ad “Amare” sempre latino e sembra connesso, ancora, con il latino “Amma” (mamma), da ciò si deduce che può avere la sua possibile origine dal linguaggio infantile. Un altro etimo di questo lemma latino potrebbe derivare dal proto-italico “Ama” il cui significato è prendere, tenere, sviluppandosi in “prendere la mano di”, cioè legarsi in amicizia. Da qui anche il latino “Amicus- Amica”, corrispondente al sanscrito “Amanti-Amisi” con lo stesso significato. Adesso passiamo il testimone agli antichi greci che su questo concetto di Amore hanno individuato quattro forme:
STORGE: Parentale-familiare;
EROS: Desiderio erotico e romantico;
AGAPE: Amore spirituale;
PHILIA: Amicizia.
A questo punto tocca ai filosofi greci dare il loro contributo su questo tema spinoso. Il primo tra i filosofi greci che esplicita il concetto Amore è stato Empedocle di Akragas (Agrigento) vissuto nel V sec. a.C., che nella sua visione del divenire mise in contrasto in una dialettica i termini “Amore-Odio”, i quali furono visti dal filosofo come creatori cosmologici primari. Essi sono due forze opposte dell’Essere che si fondono l’uno nell’altro diventando un’unità che sottende il concetto di Amore. Continuando questo viaggio,la parola passa a Platone che trasferisce il concetto di Amore dalla Cosmologia,alla Metafisica per poi condurlo in chiave umana nel suo libro “il Simposio”. Questo testo ruota attorno al “mito di Eros” che mette in luce alcune peculiarità ancor oggi attuali. Addentrandoci in questo dialogo platonico, che ha come protagonista principale Socrate, Platone farà dire al suo maestro che Eros (Amore) è figlio di Penia (privazione-miseria) e Poros (via-risorsa). Essendo la sintesi dei suoi genitori, Amore è desiderio di ciò che non si ha, è una radicale insoddisfazione perché vive nella mancanza e non nel possesso, così amare è privazione. Ma è anche ricco di risorse, perché in questa miseria può fiorire la creatività ed è pertanto fonte di imprevedibilità. La via a cui tende Amore è la contemplazione della bellezza assoluta. Amore è a confine tra la follia e raziocinio, immaginiamo le parole come: mi fai impazzire, sei nella mia testa, non posso vivere senza di te, senza di te mi crolla il mondo; può crollare il mondo senza l’altro? Ecco il filo sottile tra la pazzia e la ragione. Non dimentichiamo che nella mitologia greca Eros (Amore) è anche figlio di Afrodite (dea della bellezza, dell’amore, della generazione e della primavera) e di Ares(dio della guerra o meglio degli aspetti più violenti della guerra), quindi tra il sentimento, la bellezza e il rinnovamento da una parte e la guerra, la violenza, l’aggressività dall’altra. Tornando al tema di Amore come mancanza, quando facciamo sesso o meglio ancora l’amore ci uniamo all’altro e ci sentiamo come un unico essere per poi staccarci dopo l’amplesso, percependo una privazione dell’altro e cercandolo ancora. Ricorrendo ancora al “mito di Eros” nel Simposio potremmo dare una spiegazione a questa dinamica di attrazione e ricerca costante dell’altro. Qui Platone narra che Zeus, il dio supremo dell’Olimpo, un giorno divise in due un unico corpo del quale erano formati gli esseri umani, (i corpi erano di tre tipi: uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna) il quale era rotondo con quattro arti superiori e altrettanti inferiori. Questa separazione avrebbe creato la mancanza e la continua ricerca dell’altro e solo facendo l’amore l’essere umano recupera l’unità perduta. A questo punto sorge spontanea una domanda: come far durare un rapporto per tutta la vita,con il supponente desiderio di eternità? Be,non è certo facile rispondere a una domanda che implica da tempo immemore gioie e dolori nel genere umano, comunque proverò a rispondere continuando con coerenza il discorso fin qui portato avanti. Potremmo riuscire in questa impresa se costantemente ricerchiamo, sviluppiamo e rinnoviamo la parte folle e creativa dentro di noi senza che essa prenda il soppravvento sulla ragione, dato che l’irrazionale è preponderante nei confronti del razionale. Questo percorso rigenerativo lo si compie insieme all’altro che dovrebbe fare lo stesso a sua volta, entrando in un spirale di continua ricerca di Amore. Un altro aspetto da valutare nella relazione di coppia è quello che ognuno dei due innamorati dovrebbe tenere per sé una zona ignota da non comunicare all’altro, una parte misteriosa. Questo perché metterebbe una parte di noi in una posizione di inafferrabilità così non saremmo prevedibili,infatti non conoscendo tanto dell’altro ne siamo costantemente attratti proprio perché vorremmo scoprire quello che l’altro nasconde, ma che in realtà non vorremmo fosse svelato proprio perché perderebbe il mistero, ciò che ci seduce. Così mettendo in equilibrio le due facce della medaglia del nostro essere e pescando continuamente il nuovo Amore nell’irrazionale (follia), la relazione può protrarsi a lungo con intensità,creatività e meraviglia. Sottolineando che questa avventura implica certamente dedizione, sacrificio, perseveranza, è una ricerca infinita di se stesso insieme all’altro i quali cercano disperatamente l’unità.

Il bacio, Constantin Brâncuși, 1907

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1 commento

  1. “Amore è a confine tra la follia e raziocinio” è secondo me l’una frase che identifica perfettamente l’amore ?

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