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Antigua la città delle bambole

Lasciato il Nicaragua atterro a “Ciudad de Guatemala”, è questa la più grande metropoli dell’America Centrale, ma è anche la più pericolosa, per fortuna non è stato difficile trovare una navetta e in poco tempo arrivo ad Antigua.
“Antigua Vita Mia” è il titolo di un romanzo di Marcela Serrano, la cui protagonista trova una nuova vita in Antigua. Il mio amore per questa città ricca di storia e di tradizione è immediato, vengo piacevolmente catturata dai colori delle sue basse case coloniali dotate di rigogliose corti interne. Improvvisamente piombo in uno spazio temporali che tanto mi fa sognare, questa città a misura d’uomo è quasi irreale: una reale città delle bambole dove tutto sembra stare al posto giusto.
Anticamente venne chiamata dai Conquistadores “La Muy Noble y, la Muy Leal Ciudad de Santiago de los Caballeros de Guatemala”.
Alloggio in un vecchio monastero, numerosi vecchi edifici sono stati destinati ad oggi a un migliore utilizzo, che è quello di dare ospitalità ai turisti conservandone le antiche vestigia. Le pareti della stanza intonacate con una tempera polverosa giallo ocra, il grande camino e il letto in legno massiccio danno un tocco di rusticità.
Il giardino si snoda in una corte interna a pianta quadrata, circondato da un portico in pietra e legno, ed è ricco di piante esotiche che delimitano una piscina da cui si gode una vista incantevole: sullo sfondo il Volcán de Agua con i suoi 3766 m. Il vulcano in passato conteneva un lago; in seguito ad un rovinoso terremoto la città che era sorta su uno dei suoi versanti venne spazzata via da una valanga di acqua e fango, oggi rimane solo un piccolo villaggio chiamato ” Ciudad Vieja”. Antigua è la città dei tre vulcani, altri due vulcani si trovano a ovest: l’Acatenango domina con i suoi 3976 m ed è inattivo da tempo e il Volcán de Fuego con i suoi 3763 m è famoso per la sua costante attività vulcanica. Quest’ultimo fin dalla mia prima notte si è fatto sentire con un “tremblor,” ma a me non è sembrato proprio un tremito. I nativi hanno corretto il mio voler catalogare il fenomeno come terremoto, per “Loro” questo termine si usa solo per quei movimenti tellurici altamente distruttivi. Affascinata passeggio per le strade ciottolose di Antigua. Le sue magnifiche e coloratissime chiese coloniali in occasione della Santa Pasqua raccolgono i fedeli in una comunanza di spiritualità indigena e cattolica che non ha eguali. Un gran numero di persone che provengono dai più sperduti villaggi si radunano qui per la settimana della Santa Pasqua. Rimango stupita di quanto io stessa mi senta in uno inspiegabile stato ispirato. A piedi percorro dei lunghi tragitti, il canto di una miriade di uccelli esotici accompagnano i miei passi, mi soffermo nei giardini di originalissime caffetterie a bere caffè e a mangiare muffin artigianali che io stessa riempio con burro e marmellata di ribes. Antigua dopo il terremoto del 1776 venne abbandonata e molti dei suoi monumentali edifici in stile barocco mai più ricostruiti sono a tutt’oggi conservati come “Ruinas”. Al loro interno conservano assolutamente integre meravigliose fontane e giardini tropicali, dei veri e propri piccoli parchi botanici. Antigua si mostra al visitatore come un museo a cielo aperto; i luoghi che più amo sono il “Monasterio de Santa Clara” e la “Iglesias de la Mercedes”. Seduta, immobile, su una panchina della piazza centrale, attendo il susseguirsi degli eventi. L’obiettivo della mia macchina fotografica si muove velocemente ed ecco che riesco a catturare un po’ di vita di strada: indie piccole nei loro tipici vestiti multicolori, con i bambini riposti in grossi sacchi dai colori vivaci, vendono mercanzia d’ogni genere, numerosi piccoli ed urlanti lustrascarpe si alternano ai turisti. Un Mondo ancora tutto da svelare durante quello che sarà mio cammino in Centro America, un contrasto che si rincorre tra la modernità di oggi e le ancor vive tradizioni del popolo Maya.

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