Illustra consumi e commercio internazionale (europeo e mondiale) l’indagine di mercato condotta da Area Studi Mediobanca. I dati, aggregati per il triennio 2017-2019, sono di tipo economico-finanziari. Sotto osservazione 82 aziende, operanti in toto o in parte nel comparto dell’imbottigliamento dell’acqua, con fatturato aggregato 2019 che supera il milione di euro (3,8 miliardi di euro con 7.341 dipendenti). Si tratta in prevalenza di aziende concentrate nelle aree del Centro, Sud e Isole con 32 unità, seguite dal Nord Ovest con 23 imprese, poi il Centro NEC (14) e, ultimo, il Nord Est (13). Il mercato mondiale è in crescita (7%-8%) con l’aumento del reddito, il declino dei soft drinks e l’acqua pubblica che non è affidabile in vari Paesi. I consumi portano il mercato italiano al 9° posto al mondo per dimensione con 222 litri e al 2° per quello pro capite dopo il Messico. Quanto alle esportazioni arriviamo terzi al mondo, preceduti anche dalla Cina, con un prezzo al litro che rientra tra i più bassi e secondi nella UE per l’acqua confezionata minerale con 605€ milioni, alle spalle della Francia (761€ milioni). Sempre nella UE, l’Italia è primo esportatore di acqua gassata con 440€ milioni, quasi il 50% del totale dell’Unione, e totalizza il consumo del 76,2% dell’acqua minerale rispetto a tutte le bevande analcoliche con la percentuale più alta di tutta l’UE (valore medio pari al 45,8%). Il budget annuo a famiglia con la media di 3 componenti si attesta attorno ai 130€. I produttori italiani, inoltre, crescono grazie alla differeziazione delle acque funzionali e della sostenibilità, soprattutto del packaging accattivante e naturalmente ecologico e delle emissioni legate al trasporto. È quanto messo in luce dal report stilato sul comparto dell’acqua confezionata. Ma non è tutto. Sono oltre 387miliardi i litri di acqua confeIonata al mondo per un valore al dettaglio che ammonta a 155miliardi di euro. Il prezzo medio al litro si aggira attorno a 40 centesimi con i 30 centesimi della UE e i 20 centesimi dell’Italia. Consumo mondiale in crescita nell’ultimo ventennio che sale al 7,4 per cento annuo. Le previsioni dicono che nel prossimo quinquennio la crescita si attesterà tra il 7 e l’8% con l’Italia che chiuderà il 2020 in stabilità. Il maggiore mercato è quello cinese, incontrastato dal 2009, con 103,1 miliardi di litri per 26,1€ miliardi al dettaglio, riuscendo a raddoppiare gli Usa che oggi valgono 50 miliardi di litri e 34,6 miliardi di dollari.
Dal 2000, il mercato in Cina registra un +13,7% annuo, quello statunitense il 5,8%, il Messico (+5,9%), l’Indonesia (+11,4%), l’India (+13,7%), il Brasile (+6,9%) e la Thailandia (+6,8%). Il consumo nei mondo è di 50,4 litri per abitante. Consideriamo, però, che circa metà degli abitanti consuma a testa 17,7 litri. Sono stati individuati mercati maturi caratterizzati da innovazione e sostenibilità. È un esempio il mercato dell’Unione, il cui valore ammonta a 63,7 miliardi di litri pari al 16,5% del totale mondiale, per un valore al dettaglio di 19,1€ miliardi. Dal 2012, il consumo è complessivamente cresciuto della percentuale del 2,3 all’anno (quello mondiale del 7,8%), in particolare dell’acqua liscia e gassata per i una percentuale del 63. Consumi bassi si registrano nei Paesi del Nord (Regno Unito: 37,4 litri, Paesi Bassi: 27,9 litri, Svezia: 10 litri, Finlandia: 17 litri, Norvegia: 9,3 litri), causa fattori climatici e concausa il maggior consumo di acqua del rubinetto. Negli Stati Uniti, il consumo di acqua ha superato quello di soft drinks. È accaduto nel 2017, mentre in Italia il rapporto tra le due grandezze è di 3,2:1. Alti i consumi individuali in Italia. Trend in salita dal 2012 il mercato italiano (+2,4% all’anno), +2,5% per quello francese, +2,9% per quello spagnolo. Ha ristagnato, invece, quello tedesco,. Vediamo i mercati del Nord e dell’Est Europa: Polonia (+4,9%), UK (+5,7%), Romania (+4,4%),
Bulgaria (+5,9%), Paesi Bassi (+4%), Irlanda (+9,9%), Lituania (+4,6%), Lettonia (+4,5%), Finlandia (+5,1%) ed Estonia (+5,6%). Diversa la Germania dall’Italia, la prima predilige l’acqua frizzante (74,4% del totale), l’altra quella liscia (69%).
Si punta all’innovazione con le acque aromatizzate, arricchite o funzionali (per lo sport, per lo studio, per l’estetica), i prodotti per l’infanzia (kid-friendly), la differenziazione nella fascia premium con acque di provenienza o composizione minerale esclusiva. Negli Stati Uniti, si prevede una crescita possibile tra il 6% e il 9%. Le bottiglie in PET in Italia costituiscono l’82% del mercato e possono arrivare ad incidere molto sul costo finale dell’acqua, anche in base alle oscillazioni di prezzo della materia prima. Meno pesa la bottiglia e più si riduce l’impatto ambientale che è tra gli obiettivi dell’industria. In Italia, si ricicla il 46% delle bottiglie, rimanendo distanti dagli alti livelli della Germania (95%) ove vige un sistema di vuoto a rendere che il nostro Paese ancora non ha, anche se si delinea un aumento dell’uso del PET riciclato (R-PET) dopo l’eliminazione del limite del 50% nelle bottiglie in commercio. Per aiutare l’ambiente risultano utili le bottiglie biodegradabili in Bio-PET di origine vegetale, ove non origini sottrazione di materie prime all’uso alimentare.
Scendendo nel dettaglio delle imprese prese ad esame. Delle 82 imprese, 5 sono maggiori operatori che rappresentano il 65,8% del totale. Le imprese a controllo straniero sono 6 ed il fatturato è di 1,5€ miliardi. Le vendite aggregate sono cresciute del 3,9% medio annuo. È accaduto nel triennio 2017-2019, che ha visto la crescita delle vendite domestiche (+2,9%) e di quelle esterne (+6%). In totale, la quota di export è del 32,7% rispetto al fatturato, per un valore di 1,3€ miliardi con il fatturato domestico di 2,5€ miliardi. Le imprese più grandi (48%) e quelle a controllo straniero (55,5%) hanno quote export rilevanti, mentre quelle italiane con piccole e medie dimensioni non risultano molto inclini al mercato straniero con le vendite fuori dalla Nazione che si attestano tra il 2% e il 6%. L’Ebit margin del comparto è in discesa, pari al 9,6% registrato nel 2019, in evidente riduzione dal 13% del 2017. Il Roi appare consistente nel 2019: 14,9%, anch’esso in contrazione.