Tumore ovarico, in Sicilia 400 casi ogni anno
Riparte da Palermo la campagna “Tumore Ovarico, manteniamoci informate!” con testimonial l’attrice Claudia Gerini: il “viaggio” nel 2021 ricomincia dalla Sicilia, dove sono circa 400 i nuovi casi di tumore ovarico ogni anno (Registri Tumori) e 3.000 le pazienti che convivono con la malattia. L’iniziativa, promossa da Fondazione AIOM insieme ad ACTO Onlus, LOTO Onlus, Mai più sole e aBRCAdabra con il sostegno incondizionato di GSK, è stata presentata stamane in conferenza web e ha l’obiettivo di invitare a “mantenersi informate” perché oggi su questo fronte sono molte le novità: progressi della ricerca e delle terapie, che stanno migliorando sopravvivenza e qualità di vita, ma anche i test molecolari, che permettono di accedere al trattamento più appropriato per il proprio tipo di cancro.
Insieme agli eventi territoriali con specialisti e pazienti, la campagna fa leva su una serie di attività online e social e sui 6 video-racconti sul sito www.manteniamociinformate.it, Facebook e Instagram. Diretti da Paola Pessot e narrati dalla Gerini, raccontano frammenti straordinari di vita legati all’esperienza di Sara e Monica, interpretate da Laura Mazzi e Francesca Della Ragione: diverse per carattere, stile di vita e interessi ma con la stessa malattia. Monica presenta una mutazione genetica di tipo BRCA1, Sara ha una forma non mutata di malattia. In Italia oltre 5.200 ricevono diagnosi di tumore ovarico e a causa di sintomi aspecifici o non riconosciuti, in circa l’80% dei casi è diagnosticata in fase già avanzata. Oggi però c’è la possibilità per tutte le pazienti di accedere alle terapie di mantenimento necessarie per allontanare le ricadute dopo chemioterapia ed efficaci contro la neoplasia.
“Lo scenario è in evoluzione – dichiara Stefania Gori, presidente Fondazione AIOM e direttore Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabri, Negrar – uno dei progressi più importanti è la possibilità di utilizzare, in fase di mantenimento dopo la chemioterapia, terapie orali con i PARP inibitori, che hanno aumentato in modo significativo la possibilità di prolungare il tempo libero da progressione di malattia nelle donne con mutazione BRCA. Possono essere utilizzati anche nelle pazienti “senza” mutazione BRCA (il 75% del totale, fino a poco tempo fa avevano poche alternative terapeutiche). Tali farmaci possono essere utilizzati dopo una prima linea di chemioterapia o al momento della recidiva di tumore, dopo altre linee di chemioterapia. 3 pazienti su 4 senza mutazione BRCA (Wild Type) in recidiva non sono in terapia di mantenimento con un PARP inibitore o non lo ricevono in modo tempestivo ma sicuramente questo dato tenderà a migliorare nel tempo”. La diagnosi precoce per il carcinoma ovarico non esiste ancora e le uniche due armi per contrastare la malattia da subito sono la conoscenza e cure appropriate.
“Il tumore dell’ovaio si sviluppa dalle ovaie, dalle tube e dal peritoneo; evolve in modo subdolo e quando si manifestano i sintomi, peraltro molto aspecifici, la malattia è spesso avanzata – afferma Vito Chiantera, ordinario Università di Palermo, Direttore UOC Ginecologia Oncologica al Civico di Palermo e direttore scientifico di LOTO Sicilia – è fondamentale affidarsi a Centri di riferimento con il volume necessario e la expertise per poter curare la patologia, con un team multidisciplinare (ginecologo oncologo, oncologo medico, radiologo, anatomopatologo ed altre figure professionali), che sa scegliere le migliori opportunità terapeutiche”. Importante l’alleanza tra comunità scientifica, associazioni di pazienti e mondo farmaceutico. “Educazione e prevenzione significano cultura e consapevolezza – conclude Sabrina de Camillis, Head of Government Affairs & Communications, GSK – la campagna è in linea con la nostra filosofia, il nostro approccio. In più è innovativa, guarda ai potenziali fruitori attraverso modelli comunicativi e linguaggi diversi”. Secondo la presidente LOTO Onlus Sandra Balboni: “Il 60% delle donne non conosce il tumore ovarico, questa campagna vuole arrivare a un pubblico più ampio possibile e in questo senso”. Infine Ornella Campanella, presidente aBRCAdaBRA: “È fondamentale identificare la tipologia di tumore ovarico e ciò può essere fatto solo con l’esecuzione del test per individuare il gene mutato BRCA. La presenza o meno della mutazione genetica BRCA1 o BRCA2 ha un enorme impatto in termini di predittività e, quindi, in termini di risposta terapeutica e di appropriatezza del percorso clinico. Un tumore che presenta una mutazione BRCA risponde a certe terapie farmacologiche in modo diverso rispetto a un tumore ovarico non associato a mutazione. La scelta del trattamento può fare la differenza per la paziente”.