Totò Cascio: la fede, la consapevolezza, il coraggio
“La gloria e la prova. Il mio nuovo Cinema Paradiso 2.0” (edito da Baldini+Castoldi) è il titolo della prima fatica letteraria di Totò Cascio. Enfant prodige che ha raggiunto grande notorietà interpretando il ruolo di protagonista in uno dei capolavori mondiali di Giuseppe Tornatore, la pellicola premio Oscar “Nuovo Cinema Paradiso”, si confronta con la scrittura, regalando ai propri lettori il racconto intenso degli anni bui e dell’isolamento volontario, in seguito ad una patologia invalidante che gli ha sottratto la vista e la carriera. “Non un limite ma un valore aggiunto”, così l’attore definisce la malattia degenerativa genetica della retina con la quale convive da anni. Oggi Totò Cascio si fa portatore di valori inalienabili e universali: la fede, la consapevolezza, il coraggio.
Quando hai scoperto di essere portato per l’arte della parola?
Ho scritto il libro a quattro mani con Giorgio De Martino. E ha avuto una funzione terapeutica. La scrittura ha risposto a un bisogno come una sorta di elementi significante attraverso il quale esprimere un mondo interiore: sogni, bisogni, obiettivi. Un diario privato reso pubblico
Quali mutamenti ha apportato nella tua vita privata, oltre che in quella pubblica, la scrittura?
Anzitutto la liberazione. Mi sono liberato di una zavorra di un silenzio volontario, parlando della mia patologia. E conseguentemente mi ha regalato nuova carica e entusiasmo per ripartire con nuovi progetti.
“La gloria e la prova” è uno scritto autobiografico. Se dovessi dare una definizione di genere in quanto autore?
Un’autobiografia romanzata, ricca di spunti oggettivi ma anche espressione di un’effettiva realtà di sentimenti, perciò ricca di significato e incisività.
Quale parte del processo di stesura ha rappresentato il momento più impegnativo?
Il primo capitolo ha rappresentato la parte più difficile. Iniziare scrivendo della mia prova, cioè la retinite pigmentosa, ha determinato un ulteriore sovraccarico emotivo. Ha generato un pianto liberatorio che ha permesso di sprigionare emozioni trattenute per molto tempo. Il resto ha creato un circolo di emozioni positive che mi hanno reso consapevole del processo di liberazione che stavo attuando attraverso la comunicazione pubblica della mia esperienza.
Il testo ha subito cambiamenti significati rispetto alla stesura dell’autore?
Sicuramente come prodotto editoriale è stato sottoposto a una lettura redazionale senza però subire sostanziali modifiche rispetto alla prima stesura.
Cosa hai tralasciato nella stesura finale?
Credo di essermi aperto totalmente. Se qualcosa mi è sfuggito, sarà riportato nel prossimo libro.
Ci regalerai dunque una nuova opera letteraria?
Si. Ho ancora tanto da raccontare. E spero che i miei lettori sapranno percepire la mia autenticità.
Quale messaggio hai voluto lanciare?
Nella mia vita quotidiana hanno assunto grande importanza tre principi di forte impatto: fede, consapevolezza e coraggio. Sono tre “parolone” che voglio distribuire non solo ai miei lettori, ma a tutti.
Quale consideri il miglior consiglio che tu abbia ricevuto?
Il consiglio dell’amico Andrea Bocelli, che ha scritto la postfazione: “La disabilità non è un disonore”. E le parole di Peppuccio Tornatore, a cui è stata affidata la prefazione: “Oltre che con gli occhi, si può vedere con il cuore e con la mente”.
Cosa vorresti che i tuoi lettori sapessero?
Chiedere aiuto non è un atto di debolezza, ma la forma più alta e nobile del coraggio. È un atto di fede.
Sei riuscito a trasferire la tua fede da un piano prettamente spirituale a quello materiale, invertendo un processo comune che dal mondo sensibile si sposta verso il trascendentale.
Credo che sia un processo naturale che avviene nella vita di che ha il dono della fede. Sicuramente non è demagogia, né catechesi. È una parte importante della mia esperienza esistenziale.
Psicoterapia o fede?
Non sono sicuramente in contrapposizione. La psicoterapia è stato un forte incentivo, la fede è ed ha fatto tutto il resto.
Utilizzando la tua notorietà, hai in progetto di avvicinarti a delle realtà associative di solidarietà sociale?
In futuro l’obiettivo è quello di fare rete in modo stabile e continuativo.
Un libro e un cortometraggio (A occhi aperti, di Mauro Mancini, produzione Movimento Film con Rai Cinema, realizzato per la Fondazione Telethon ). Quali altri propositi per il futuro?
In anteprima solo per te: voglio sfidarmi e testare le mie capacità. Frequenterò una scuola di cinema, a Bologna, per cimentarmi nella regia. È questo il sogno che ho coltivato fin da bambino.