Torna a grande richiesta Il giardino dei ciliegi
Torna a grande richiesta al Piccolo Teatro della Città di Catania lo spettacolo “Il giardino dei ciliegi” diretto dal regista catanese Nicola Alberto Orofino e prodotto all’interno del progetto Cechov sviluppato in collaborazione con l’Associazione Città Teatro. Le repliche straordinarie dello spettacolo sono previste da mercoledì 22 a venerdì 24 novembre, ore 21. Protagonisti del progetto sono Luana Toscano, Egle Doria, Francesco Bernava, Anita Indigeno, Daniele Bruno, Luigi Nicotra, Alice Sgroi, Carmela Silvia Sanfilippo, Lucia Portale, Giovanni Zuccarello, Alberto Abbadessa, Vincenzo Ricca. Le scene e i costumi sono di Vincenzo La Mendola, assistente alla regia è Gabriella Caltabiano.
Il giardino dei ciliegi, in quattro atti, fu rappresentato per la prima volta il 17 gennaio 1904 al Teatro d’arte di Mosca, sei mesi prima che lo stesso Chevoc morisse di tubercolosi. Fu la sua ultima opera. Il successo fu tale che venne tradotta in molte lingue e portata in scena in tutto il mondo. Parte della trama è ispirata ad alcune esperienze personali di Chevoc che lo segneranno per il resto della sua vita.
Un progetto importante e coraggioso in cui il regista catanese ha deciso di mettersi alla prova portando in scena uno spettacolo corale e dinamico. «In questa edizione – spiega Orofino – abbiamo cercato di scrostare il testo e la messa in scena dai vetusti cechovismi che spesso appesantiscono questa drammaturgia. Il risultato è uno spettacolo che ha un andamento forse più dinamico e un gusto più mediterraneo rispetto ad altre gloriose edizioni».
«La perdita del “giardino” appartenente a Ljubov’ Andreevna e suo fratello Gaev, membri di una aristocrazia in completo declino, rappresenta a ben vedere un’opportunità di reale cambiamento. Un nuovo mondo si affaccia: nasce la borghesia, viene abolito il sistema feudale, la rivoluzione è alle porte. Cechov respira questo fermento e lo trasmette ai suoi personaggi (mai come in quest’opera
indimenticabili). E se le precedenti “tre sorelle” pur bramando l’avveniristica Mosca, non riuscivano a liberarsi della noiosa e grigia campagna russa, qui l’ironico bel “giardino” è destinato a trasformarsi in discutibili villette a schiera. Il cambiamento diventa un obbligo al quale è impossibile sottrarsi. Impraticabile è qualunque possibilità di crogiolarsi in un passato nostalgico e vetusto. I venti rivoluzionari cominciano a soffiare impetuosi».
«Pianteremo un nuovo giardino, più bello di questo, un giorno lo vedrai, e allora capirai, e la gioia, una gioia serena, profonda scenderà nel tuo cuore come il sole nella sera», dice il regista Nicola Alberto Orofino nelle sue note di regia. «“Piantare un nuovo giardino”. È la giovane e inesperta Anja che lancia persuasioni e certezze, del tutto spaesata di fronte ad un futuro tutto da costruire. Nostalgici giardini e venti di tramontana, terra e aria, passato e futuro, ancien règime e nuove dottrine, vecchi e giovani, aristocratici squattrinati e ex servi arricchiti si scontrano in questo capolavoro della letteratura teatrale di tutti i tempi. Sono conflitti che squarciano ferite e rianimano passioni, dolori, tormenti e sofferenze. In un contesto siffatto si muovono in coro anime accumunate da una singolare brama di vita. È e deve essere pieno zeppo di vita questo giardino, frequentato com’è da uomini e donne (chiamarli personaggi e davvero troppo riduttivo) probabilmente consapevoli che questa sarà la loro ultima volta come membri di quella comunità. Questo rende la réunion che si narra rumorosa, agitata, frenetica, viva, appunto. Un’ultima volta per festeggiare un passato che va seppellito, un’ultima volta per celebrare il rito di passaggio verso un nuovo dai contorni piuttosto indefiniti».