Storie dell'anima

Storia di Catania nel Medioevo

Rieccomi qua, riprendo la storia di Catania. L’avevo lasciata con la romanizzazione della città etnea, la colonizzazione romana durò circa sette secoli, alla caduta dell’Impero romano d’Occidente Catania e l’intera Sicilia fu conquistata dai cosiddetti barbari. Questi invasori erano di ceppo germanico. In Sicilia arrivarono prima gli Eruli, poi i Vandali e infine gli Ostrogoti. L’isola seguì in questo periodo le sorti comuni all’intera penisola italica che subì tali occupazioni. Queste popolazioni germaniche stettero in Sicilia circa un secolo, non lasciando praticamente nulla nella nostra cultura. Successivamente l’isola passò di mano ai Romani d’oriente di lingua greca, i Bizantini. I quali nella prima metà del VI sec. d.C., con a capo il loro imperatore Giustiniano, riconquistarono parte del decaduto Impero romano d’Occidente. Così la Sicilia, insieme ad una parte cospicua del vecchio impero romano che era caduto in mano ai barbari, tornò ad essere di cultura romana sotto il potere dell’Impero romano d’Oriente. In Sicilia e soprattutto nelle coste orientali dell’isola, compresa Catania, si parlò nuovamente greco. I Bizantini rimasero nell’isola circa trecento anni. I catanesi ricordano, tra le altre cose, la forte tassazione bizantina che mise in difficoltà la popolazione. Nella città catanese del passaggio bizantino rimane solamente la chiesa del S.S. Salvatore (VI-VII sec. d.C.), chiamata tra il ‘400 e il 500 “cappella Bonajuto”. Prese questo nome perché divenne cappella della famiglia nobile dei “Bonajuto” e inglobata nel loro palazzo alla fine del medioevo. Questa piccola chiesa bizantina, che si trova nel quartiere popolare della Civita, ha un impianto architettonico a “trifora”, cioè con le absidi a tre lati a croce greca. È una struttura davvero deliziosa, si trova più in basso dell’antica strada, per visitarla bisogna scendere di qualche metro con l’ausilio delle scale. È una vera sorpresa l’incontro con questo piccolo gioiello bizantino, unico monumento rimasto a Catania di epoca alto medievale. Un altro scenario completamente diverso della storia siciliana e catanese si aprì quando l’Islam conquistò la Sicilia. Questo avvenne per mano dei musulmani che in quel periodo stavano invadendo l’Occidente europeo. La maggior parte dei nuovi padroni della Sicilia erano di etnia berbera del Magreb (Algeria, Tunisia, Libia), praticamente solo i generali erano di ceppo arabo o persiano. Nel 827 d. C. sbarcarono a Mazara del Vallo, dopo che nel corso dei decenni precedenti praticarono costantemente atti di pirateria. Riuscirono a completare la conquista dell’isola solamente nel 900 d. C. circa, vista la strenua difesa bizantina in alcune zone della Sicilia. Ci sono pochissime tracce della cultura islamica in Sicilia. A Catania non si è trovato nulla di suddetta civiltà. Anche se un riferimento toponomastico rivela una traccia del passaggio musulmano nella città etnea, lo si trova in una via della città nella direzione del Castello Ursino, la via Gisira. Questo nome riporta ad una tassa islamica sul culto religioso, infatti chi non si era convertito all’Islam doveva pagare la “Gisah” appunto una tassa sul culto. La zona occidentale dell’isola fu molto islamizzata e Palermo ne divenne la capitale. A differenza delle dominazioni precedenti dove la parte orientale della Sicilia era la più importante soprattutto per il commercio, gli Arabi preferirono, probabilmente per comodità geografica, il territorio ovest dell’isola come centro del loro dominio. All’inizio dell’XI secolo, approfittando di faide interne alla Sicilia tra fazioni musulmane opposte che stavano indebolendo il potere arabo nell’isola, qualche centinaio di cavalieri Normanni (Vichinghi) scesero ed invasero il Sud Italia e la Sicilia. Erano originari della Scandinavia, ma si erano stanziati da qualche secolo in Normandia (Francia) dalla fine dell’impero Carolingio, che avevano spazzato via dalla storia. Questi guerrieri Vichinghi, cristianizzati da poco tempo, in pochi decenni conquistarono la Sicilia scacciando velocemente gli Arabi dall’isola del sole. A capo di questa spedizione di cavalieri del Nord c’erano due fratelli di nobili origini, Roberto detto “il Guiscardo” e il fratello minore Ruggero. Quest’ultimo governò la Trinacria come Gran Conte della Sicilia, con il nome di Ruggero I. Nel 1130 suo figlio Ruggero II fu incoronato re dell’isola siciliana e continuò a scegliere come capitale Palermo. Fu il primo re di Sicilia, intraprese una campagna di espansione che portò il regno siciliano ad avere sotto il suo dominio tutto il Sud Italia fino ai confini dei territori vaticani, le sue conquiste arrivarono in Nord Africa, Malta e Corfù. Fu la massima espansione del regno siciliano, che durò per quasi sette secoli fino a che Ferdinando I Borbone nel 1818 istituì il regno delle due Sicilie con un’unica capitale, Napoli. Prima di allora i regni erano due: regno di Sicilia con capitale Palermo e regno di Napoli con capitale Napoli. Del periodo normanno a Catania rimangono solo le absidi della cattedrale della città. Il motivo di ciò si deve alla conosciuta sorte di Catania distrutta e ricostruita più volte a causa di terriemoti ed eruzioni vulcaniche. La cattedrale di Catania come si evince fu costruita dai Normanni, tra il 1086 e il 1094. È una cattedrale fortezza (ecclesia munita=chiesa fortificata) questo carattere militare le serviva  per controllare quella parte del territorio catanese, dove allora c’era il mare, da possibili incursioni piratesche. Fu edificata sulle rovine delle terme Achilliane risalenti all’epoca romana. E fu sotto il vescovo di Catania Angerio, originario della Bretagna, che fu contemporaneamente anche abate del monastero benedettino di Catania, che la cattedrale vide la luce. Il passo successivo di questa narrazione è il matrimonio tra la regina Costanza d’Altavilla, figlia del re di Sicilia Ruggero II e l’imperatore tedesco del Sacro Romano Impero Enrico VI di Hohenstaufen, figlio di Federico I “Barbarossa”. Questo sposalizio aveva l’intento per la casata tedesca di ottenere il regno di Sicilia a lungo bramato dagli imperatori germanici. Infatti l’acquisizione del Regno dell’isola permetteva all’imperatore di giungere nel Mediterraneo. I due coniugi regali ebbero una morte prematura e il loro giovanissimo figlio Federico II di Svevia ereditò il Regno di Sicilia. Negli anni successivi con un percorso tortuoso divenne anche imperatore del Sacro Romano Impero. A Catania del periodo svevo è rimasto il castello Ursino. Fu edificato dall’architetto Riccardo da Lentini su commissione dell’imperatore Federico II di Svevia tra il 1239 e il 1250 . Faceva parte di una rete di fortificazioni della costa orientale dell’isola che comprendevano il castello Maniace di Siracusa e il castello di Augusta. Il nome Ursino è dovuto alla sua posizione, il castello fu costruito sul golfo di Catania, anche se l’eruzione vulcanica del 1669 lo allontanò dal mare. Infatti castello Ursino si traduce con “castello sul golfo”. La sua edificazione che, come accennato prima, aveva funzione difensiva soprattutto per le minacce che potevano arrivare dal mare, era voluta anche per un atto di potere e di repressione dello Stato nei confronti di Catania che si era ribellata a Federico. Infatti sopra la porta d’ingresso del castello è scolpita un’aquila nell’atto di afferrare una lepre. Si può dedurre la simbologia: l’aquila è il potere imperiale che sottomette la lepre, la città di Catania. Altri simboli che si leggono nel castello Ursino si trovano nel torrione nord-ovest, nella parte alta ci sono due firme. Quelle dei costruttori materiali del maniero: una croce greca e una menorah. La prima è la mano dei muratori bizantini, l’altra dei manovali ebrei. La morte di Federico II di Svevia nel 1250 e poi dei suoi discendenti per mano degli Angioini cambiò radicalmente lo scenario politico della Sicilia. L’effetto sarà la guerra tra Angioini e Aragonesi che passerà alla storia come “guerra dei vespri”. Gli Aragonesi, furono regnanti di uno stato della penisola iberica che esercito’ il dominio nel Mediterraneo Occidentale. Gli Angioini erano francesi della casata cadetta dei reali di Francia. I primi rivendicarono di essere gli eredi legittimi del regno del sole, perché il loro re Pietro III d’Aragona sposò la figlia del re svevo di Sicilia, Manfredi figlio di Federico II di Svevia, la regina Costanza. Unica discendente della casata degli Hohenstaufen ed erede del Regno di Sicilia. Gli Angioini con il re Carlo I d’Angiò, figlio del re di Francia Luigi VIII “il Leone”, erano in quel momento i monarchi del Regno di Sicilia. Furono chiamati dal papa per liberare il meridione d’Italia dagli Svevi. Gli Angioini erano riusciti a sconfiggere gli Svevi, uccidendo l’ultimo loro re Corradino, nipote di Federico II di Svevia, nel 1268. I francesi in realtà governavano il regno di  Sicilia dal 1266 dopo che avevano battuto a Benevento il re  Manfredi ma, con la sconfitta e la decapitazione di Corradino avevano messo fine per sempre alle velleità di regnare nel Sud Italia e in Sicilia degli Svevi. Il regno angioino in Sicilia durò fino al 1282 anno in cui iniziò la guerra dei vespri, che finì nella prima fase nel 1302. Anche se Carlo d’Angiò rimase re di Napoli fino alla sua morte, nel 1285. La guerra per il Regno di Sicilia fu tra Aragonesi e Angioini e durò nel suo complesso 90 anni tra battaglie cruenti e periodi di pace, una di queste fu redatta a Catania l’8 novembre 1347. La guerra ebbe il suo epilogo definitivo con il trattato di Avignone nel 1372, che sancì due sfere di influenza per i due contendenti creando due regni: il regno di Sicilia andò agli Aragonesi e il regno di Napoli toccò agli Angioini. In seguito gli Aragonesi conquistarono anche il regno di Napoli, così il regno di Sicilia tornò a comprendere tutto il Sud Italia. Gli Aragonesi regnarono in Sicilia e nel Sud Italia fino a quando le due corone della penisola iberica gli Aragonesi e i Castiglia si unirono tramite il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. Tutti i territori Aragonesi compresa la Sicilia passarono alla Spagna. La quale dal gennaio 1492 anno in cui gli spagnoli conquistarono Granada, ultima città iberica ancora in mano islamica, fu tutta unita sotto un’unica fede. Nacque il Regno di Spagna cattolico. Sotto il regno aragonese fu fondata  l’università di Catania nel 1453, quando regnava in Sicilia Alfonso V “il magnifico”. Qualcosa è ancora visibile del passaggio aragonese a Catania. Se percorriamo via Vittorio Emanuele ed entriamo in quello che oggi è il Palazzo della Cultura, ex Monastero di San Placido distrutto dal terremoto del 1693, ammiriamo i resti di un loggiato sormontato da un balcone di chiara manifattura aragonese, in classico stile catalano. Esso faceva parte di un palazzo medievale che prendeva il nome da un’antica famiglia nobile del medioevo i “Platamone”, i quali nel XV secolo donarono i locali del palazzo ai religiosi, che come ho scritto sopra, lo trasformarono in Monastero. Un altro monumento aragonese, poco visibile, del XIV secolo è una torre di avvistamento nel quartiere di Ognina. Questa torre è inglobata nella chiesa di San Maria di Ognina del ‘700, purtroppo la torre non è visitabile. In ultimo vorrei ricordare che il castello Ursino fu sede della corte aragonese per tutto il XIV secolo fino al 1415, in questo periodo la capitale del Regno di Sicilia fu Catania. A seguito di ciò i corpi di alcuni regnanti e di membri della famiglia reale aragonese furono seppelliti nella cattedrale di Catania. Finisco qui la seconda parte della storia di Catania della quale aggiungerò l’ultimo capitolo, dal ‘500 ai giorni nostri, nel prossimo articolo.

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