Stabile: prosa, versi e musica per il “Don Giovanni” di Arturo Cirillo
In scena alla Sala Verga del Teatro Stabile di Catania: “Don Giovanni” da Molière, Da Ponte, Mozart. Adattamento e regia di Arturo Cirillo. Scene: Dario Gessati; costumi: Gianluca Falaschi; luci: Paolo Manti; musiche: Mario Autore; assistente: alla regia Mario Scandale; regista assistente: Roberto Capasso; assistente scenografo Stefano Pes; costumista collaboratrice: Anna Missaglia; musiche registrate: Orchestra Topica: Davide d’Aló clarinetto, Roberto Dogustan:chitarra sette corde, Gibbone pandeiro, Francesca Diletta Iavarone: flauto traverso, Davide Maria Viola: violoncello, Joe Zerbib: trombone; foto di scena: Tommaso Le Pera.
Interpreti: Arturo Cirillo, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini.
Produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro/ERT Teatro Nazionale.
Il lavoro affidato alla regia di Arturo Cirillo ha radici lontane. Nasce infatti dall’adattamento delle opere di due ‘grandi’: del ‘Don Giovanni’ in prosa di Molière e di quello in musica di Mozart.
Il primo, Jean-Baptiste Poquelin, figlio del tappezziere di corte, e destinato a diventarlo egli stesso, venne educato dai gesuiti acquisendo quella raffinata cultura e capacità critica che lo porterà sulla strada del teatro. A ventidue anni circa, nel 1644, scelse lo pseudonimo di “Molière” in onore dello scrittore François Hugues de Molière, sieur d’Essertines (1600-1624) poligrafo, traduttore, romanziere e poeta, considerato dai suoi contemporanei un fine prosatore. Determinante fu nel 1658, l’incontro con Luigi XIV – che gli mise a disposizione un teatro e poi una sala del Palai Royal – lanciandolo verso un inarrestabile successo legato alla sua analisi satirica della borghesia che si affermava all’epoca con la formazione dell’assolutismo. Luigi XIV otteneva infatti, attraverso l’appoggio concesso a questa nuova rampante ed economicamente vivace categoria sociale, il totale controllo del potere a danno della nobiltà volutamente relegata ormai a Versailles per tenerla lontana da Parigi e dai posti di comando.
Quasi un secolo dopo, in piena cultura illuministica di sapore massonico, il tema del ‘Don Giovanni’ veniva ripreso e tradotto in musica, su libretto di Da Ponte, da Mozart, il ‘piccolo genio’ che aveva cominciato a comporre a soli 8 anni. Il decennio 1781-91 fu quello dei capolavori: ‘Le nozze di Figaro’, ricavato dalla commedia di Beaumarchais, e il ‘Don Giovanni’ e ‘Così fan tutte’, con i libretti di Lorenzo DaPonte, il ‘Die Zauberflöte’’ su libretto di Schikaneder, ‘La clemenza di Tito’, su un testo rimaneggiato di Metastasio. Opere che si sommano ad una enorme produzione (626 composizioni), specie se confrontata con la sua breve vita.
Arturo Cirillo (classe 1968) dopo lo studio della danza sia classica che contemporanea si è dedicato al teatro diplomandosi come attore all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’ di Roma nel 1992. È anche regista di teatro di prosa e di lirica.
In questa occasione Cirillo si è voluto dedicare, con successo, all’adattamento del ‘Don Giovanni’ traendo spunto dai due capolavori precedenti nelle vesti di regista e di primo attore. Confessa, inoltre, che la sua passione per quest’opera è legata ai suoi ricordi infantili e giovanili del melodramma mozartiano (il professor Terni gli insegnò il recitar/cantando) e al film del 1979 di Losey. Solo in un secondo momento l’incontro con il testo di Molière avrebbe arricchito il suo narrare attraverso una drammaturgia che comprendesse l’autore francese e il librettista italiano:
“Questa irrefrenabile corsa verso la morte -l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali – questa danza disperata – dichiara Cirillo – ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino mi appare in tutta la sua bellezza e forza…” .
Il regista/attore con il suo eccellente cast ha così ottenuto – tra versi e prosa, movimenti di danza rocamboleschi uniti all’arte della scherma e, prima tra tutte, della seduzione- uno spettacolo di grande spessore anche per il sottofondo mozartiano sapientemente curato da Mario Autore.
Una commedia ‘drammatica’ che si apre con la morte del Commendatore, e si chiude con la discesa agli inferi dell’impenitente ‘dongiovanni’ sotto l’occhio vendicatore del ‘convitato di pietra’.
La scena essenziale di Gianluca Falaschi che, con piccoli movimenti adatta la cornice alle diverse situazioni e le luci tarate con professionalità da Paolo Manti hanno creato un ottimo ‘contenitore’ per questo piacevolissimo spettacolo che unisce alla comicità delle scene seduttive, la riflessione sull’animo umano, il capovolgimento delle convenzioni e la sottesa ribellione alle regole della morale corrente.