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Sicilia terra di contraddizioni: agronomi e ingegneri al posto degli archeologi

“La Sicilia non è un’isola, è un paradosso”, con queste parole il drammaturgo e scrittore siciliano Luigi Pirandello descriveva la sua terra e, a distanza di 88 anni dalla sua scomparsa, queste parole risuonano ancora attuali. Dunque, la Sicilia torna a far parlare di sé con la nomina di un agronomo, a direttore del Parco Archeologico di Morgantina e Villa romana del Casale di Piazza Armerina e di un ingegnere civile edile, a soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Siracusa.
Ebbene si, in Sicilia non occorre essere qualificati e aver conseguito a pieni voti gli studi in beni culturali in quanto chiunque può ricoprire il ruolo di soprintendente per i Beni culturali e ambientali, violando così l’Articolo 9-bis riguardo ai professionisti competenti in materia di beni culturali che recita «[…] gli interventi operativi di tutela, protezione e conservazione dei beni culturali nonché quelli relativi alla valorizzazione e alla fruizione dei beni stessi […], sono affidati alla responsabilità e all’attuazione, secondo le rispettive competenze, di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale».

Dunque, se i nostri antenati hanno lavorato sodo per permettere alla Sicilia di conquistare il titolo di “culla della cultura”, dal momento che vanta il 25% dei beni culturali a livello mondiale e quasi tre quarti del patrimonio Unesco, noi oggi stiamo lavorando per invertire questo processo di progressione e valorizzazine dell’isola. Ne è prova il montaggio del Telamone-Frankenstein (90 pezzi di 8 statue diverse) ricostruito ad Agrigento senza la supervisione di un archeologo. Oppure le condizioni di degrado in cui versa il Parco
Archeologico di Selinunte curato nelle parti più battute dai turisti ma per il resto, compresa l’area dietro il noto Tempio C sull’Acropoli, sommerso dalle sterpaglie.
La perdita di archeologi riconosciuti a livello internazionale come Sebastiano Tusa, scomparso nel 2019, o Francesca Spatafora e Caterina Greco ormai pensionate, ha causato una riduzione della credibilità scientifica delle principali istituzioni culturali dell’isola. Attualmente Gabriella Tigano è l’unica archeologa a capo di un parco archeologico, quello di Naxos Taormina, in quanto i musei e parchi archeologici di Agrigento, Segesta, Himera (Solunto e Iato) Tindari, Isole Eolie, Leontinoi (e Megara), Gela e Siracusa, dove il Parco Archeologico della «Neapolis» comprende anche il Museo Paolo Orsi, Eloro, la Villa del Tellaro ed Akrai, Piazza Armerina, il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa, Pantelleria e Valle dell’Aci, sono attualmente gestiti e diretti da architetti e agronomi.

Intanto una lettera aperta firmata dalla Confederazione Italiana Archeologi, Italia Nostra, Memoria e Futuro, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Emergenza Cultura e Icom Italia, inviata anche al ministro Gennaro Sangiuliano, chiede all’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato di ritirare, in autotutela, il decreto 2314/2023, e al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani di ritirare il decreto 9/2022 con cui il precedente Governo regionale ha soppresso le sezioni tecnico-scientifiche. La lettera aperta denuncia che «l’ultimo atto del processo, qui descritto, di demolizione del sistema regionale di tutela, fondato dalla normativa vigente sulle competenze disciplinari, è il ddl 366/2023, attualmente in esame all’Ars [Assemblea Regionale Siciliana, Ndr], del quale abbiamo già segnalato gli evidenti rilievi di incostituzionalità con una lettera aperta trasmessa nell’anno 2023 al ministro Sangiuliano, al presidente della Regione e ad altre autorità nazionali e regionali, in indirizzo con la presente. Segnaliamo nuovamente la pericolosità delle norme proposte dal ddl in oggetto: il silenzio-assenso nelle procedure di autorizzazione sui beni culturali; l’affidamento degli incarichi di direzione dei Musei e Parchi archeologici a dirigenti esterni sulla base di non precisati esperienze e titoli; l’assegnazione, in forma diretta, della gestione dei Luoghi della Cultura. Tale proposta legislativa regionale si pone, quindi, in netto contrasto con quanto previsto dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, considerato dalle sentenze della Corte Costituzionale quale norma di “grande riforma economico sociale” e, pertanto, non derogabile neanche dalle Regioni a statuto speciale».

La problematica affontata nella lettera, dunque, non riguarda la singola nomina di un agronomo o un ingegnere ma va analizzata in senso più ampio e riguarda l’assunzione ricorrente di persone non qualificate per quanto ruguardala la tutela del suo patrimonio artistico-culturale, questione di vitale importanza per uno Stato.

Bisogna dunque attribuire la reposabilità di tale mancanza alla carenza di archeologi e altre figure qualificate in Italia? La risposta è no! Gli archeologi e gli storici dell’arte sono quelli del concorso del 2000 per «dirigente tecnico dei beni culturali», ai sensi della Legge regionale 116/1980, corrispondente alla qualifica richiesta dalla Legge regionale 20/2000 per il ruolo di direttore dei Parchi archeologici siciliani, poi di fatto demansionati a funzionari.

Da questi dati emerge l’incoerenza e l’illogicità delle scelte intraprese da chi detiene la gestione del patrimonio artistico e culturale in Sicilia e quelle discrepanze che ne hanno fatto la terra delle contraddizioni rappresentata nelle opere cinematografiche di Tornatore o nei romanzi di Sciascia. Dunque, se il rispetto e la valorizzazione di ciò che ha reso la Sicilia quello strano e divino museo di architettura a cielo aperto, come lo definì lo studioso Guy de Maupassant, passa in secondo piano, cosa possiamo aspettarci da chi aveva promesso di fare della cultura la principale industria dell’isola?

Foto di Jerzy Strzelecki – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3208555

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