Sicilia arancione, Pistorio a Musumeci: “Presidente, non apra le scuole”
In vista del cambio colore della Sicilia, che finalmente degrada da rosso ad arancione con minori restrizioni e conseguenti maggiori libertà, Gianfranco Pistorio, presidente regionale dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla – Onlus, sviscera un tema accesamente dibattuto dall’inizio dell’era pandemica a questa parte: la scuola e la sua contestatissima gestione. Il periodo è critico, dice, con la diffusione del Covid-19 che viaggia veloce con indice di rischio ancora tendente alla crescita e con varianti ancora più mortali. “Una semplice lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e alle preposte Istituzioni governative“. – dice Pistorio.
“Ill.Sig.Presidente della Regione Siciliana, – scrive il presidente dell’Associazione – tra qualche ora il nostro territorio, una delle regioni più belle del Mediterraneo, uscirà dalla cosiddetta Zona Rossa dell’emergenza Covid per entrare, nella fattispecie, in quella arancione. Non volendo entrare nel merito delle molteplici dinamiche sanitarie ed economiche, l’unica cosa che desta in me sicura preoccupazione è la mancata definizione del ruolo di messa in sicurezza del sistema scolastico, diviso tra percentuali di Dad, percentuali di presenza, età variabile. Il tutto supportato solo da determine, ordinanze e decreti, come se un virus obbedisse, a seconda dei casi, alle leggi degli uomini.
On. Musumeci, come si pensa di poter fare rientrare alunni in classe per seguire le lezioni in presenza, tenendo in conto percentuali di dati forniti dalle Asp su sistemi quantomeno variabili di valutazione e che, oggettivamente, non hanno nessuna valenza né sistemistica, né tantomeno scientifica. Per meglio tradurre il concetto: un margine di rischio accettabile si calcola attraverso un controllo con tampone secondo una percentuale non inferiore al 35/40% degli entranti negli istituti scolastici ogni giorno. La cosa è, evidentemente, allo stato attuale, impossibile da concretizzare.
Cosa vogliamo fare? Aspettare cosa succeda e mettere a rischio la salute delle nostre future generazioni? Nuove varianti del virus stanno già iniziando a circolare e, stando alle prime notizie, sembrano molto più virulente. L’inadeguatezza della risposta di molte Istituzioni, durante la prima ondata, ha purtroppo decretato la fine di un bene inestimabile, la perdita di migliaia e migliaia di anziani, la nostra memoria storica…. Vogliamo correre anche il rischio di perdere il nostro bene primario, le nostre future generazioni? Perchè rischiare? Se dovesse diffondersi una variazione di mutazione del virus – cosa peraltro in corso – verso i giovanissimi? Cosa ci rimarrà? Un anno di studio si recupera, con l’impegno e con il sacrificio, ma una generazione NO. Ne abbiamo già persa una, quella che ci rammentava che siamo, e dobbiamo continuare ad essere, Uomini e Donne di Buona Volontà. NON APRA LE SCUOLE, PRESIDENTE”.