Siamo tutti buoni o cattivi. Dipende da chi racconta la favola
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Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 Marx, Nietzsche e Freud, i cosiddetti “filosofi del sospetto”, ci hanno messo in guardia circa la pretesa universalità dei valori tradizionali, dicendoci che non sono affatto innati ma solo il portato degli interessi di determinate classi sociali.
Si apre così a partire dal Novecento la stagione del nichilismo: una posizione filosofico-esistenziale che concepisce la realtà e i valori etici nella loro nullità. “Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione”, scriveva Jean Paul Sartre nel 1938 nel suo romanzo “La nausea”.
Il nichilismo però, come già Nietzsche e Sartre ci avevano indicato, porta con sé molti pericoli: in particolare quello di considerare ogni azione come equivalente e non riuscire più a trovare un criterio per distinguere il bene dal male.
E mai come in questi ultimi mesi i pericoli del nichilismo sembrano essersi realizzati.
Il mondo è ancora sotto shock dopo l’incontro avvenuto qualche giorno fa tra il presidente ucraino Zelensky, quello americano Trump e il suo vice J.D. Vance alla Casa Bianca. L’obiettivo dell’incontro era discutere un accordo per l’accesso da parte degli Stati Uniti alle risorse minerarie ucraine e valutare le prospettive di pace con la Russia. Di fatto però il summit è rapidamente degenerato in quello che a tutti è sembrata una vera e propria imboscata nei confronti del presidente ucraino che è stato mostrato alla stampa nella sua debolezza, “bullizzato” (gli è stato perfino contestato il suo abbigliamento non formale) ed è stato accusato senza mezzi termini di voler “giocare con la possibilità di una Terza Guerra mondiale” senza aver in mano le carte. Alla fine del “colloquio” il presidente ucraino è stato scortato fuori dalla Casa Bianca senza essere accompagnato da nessuno dei suoi ospiti e men che meno da Donal Trump.
Mai nella storia si era visto un capo di stato trattato così durante una visita ufficiale e davanti alla stampa di tutto il mondo.
Qualcuno ha obiettato che in fondo Trump ha solo reso esplicito al mondo il suo vero obiettivo: fare la pace con la Russia evitando il pericoloso consolidamento dei rapporti Russia-Cina, iniziato subito dopo le sanzioni europee a Putin. Ma in diplomazia la forma è sostanza, il rispetto tra capi di stato è sempre stato, fino ad oggi, una prassi consolidata. Dopo questo incontro sembra invece emergere un nuovo modello di lettura: chi è politicamente ed economicamente più forte può permettersi tutto, pure di alzare la voce e umiliare in pubblico.
D’altronde che Trump abbia davvero poco interesse per il “politically correct” si è visto anche nel video postato su Truth dal titolo Trump- Gaza che ha suscitato orrore e indignazione in tutto il mondo: con l’IA è stata creata l’immagine di una riviera assolata nella Striscia dove Musk gioca con i dollari, Trump e Netanyahu sorseggiano un drink e un’immensa statua d’oro del presidente americano troneggia al centro della scena.
Ricordiamo che la guerra tra Israele e Palestina ha provocato la morte di più di 45.000 persone e lo sfollamento di oltre 900.000 palestinesi. Si tratta della catastrofe umanitaria più imponente degli ultimi anni, moltissimi i bambini uccisi e orfani; difficile pure immaginare il destino dei sopravvissuti che non hanno più un luogo al quale fare ritorno perché le loro case sono state distrutte e perché non si sa se davvero si possa reagire e andare avanti dopo una tragedia di tale portata.
Nessuna empatia dunque per questo popolo ferito al cuore, nessuna partecipazione alla sofferenza degli altri: Gaza diventa solo l’ennesima possibilità di arricchirsi e fare soldi.
E’ come se Trump e Musk volessero scardinare l’immaginario comune, immettendo nella percezione collettiva un oggetto nuovo: la realtà e la verità la raccontano coloro che hanno il potere e gli strumenti per poterla raccontare. Chi vince ha sempre ragione. Pur suscitando reazioni negative tra gli stessi sostenitori di Trump, il video non ha infatti provocato alcun intervento istituzionale. I governi europei hanno taciuto e il video non ha avuto nessun reale impatto politico; questo vuole dire che da oggi in poi immagini di questo genere potranno essere create e postate dai capi di stato senza che ci siano reali conseguenze. Quello che credevamo impossibile sta diventando possibile e ci sta mostrando come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando la comunicazione politica. Attraverso le sue applicazioni, i leader possono fornire un’immagine concreta delle loro promesse o proposte, anche di quelle più visionarie. Non restano più solo parole e immaginazione. Diventano immagini vivide, realistiche, con un forte impatto al livello persuasivo.
Ma non è solo negli Usa che questa assoluta mancanza di empatia nei confronti dei più deboli si sta mostrando nella sua totale crudezza.
In Argentina il governo guidato da Javier Milei ha autorizzato la Agencia Nacional de Discapacidad ad utilizzare espressioni come “idiota”, “imbecille” e “debole di mente”. “L’idiota non ha attraversato la fase glossica, non legge né scrive, non sa cosa sia il denaro, non controlla i suoi sfinteri, non soddisfa i suoi bisogni primari non potrebbe sopravvivere da solo. L’imbecille non sa né leggere né scrivere, soddisfa i suoi bisogni primari ed è in grado di svolgere compiti rudimentali”, si legge nell’allegato del decreto in parte riportato nel Pais.
Milei ha giustificato l’uso di questi termini sostenendo la necessità di chiamare le cose con il proprio nome, senza ricorrere ad eufemismi legati alla cosiddetta cultura “woke”, considerata da lui (ma anche da Trump e Elon Musk) un cancro da estirpare.
“Woke” non è davvero traducibile in italiano – vuol dire qualcosa come “consapevole” – ma indica, o almeno indicava originariamente, l’atteggiamento di chi presta attenzione alle ingiustizie sociali, legate principalmente a questioni di genere e di etnia, e non ne rimane indifferente, solidarizzando ed eventualmente impegnandosi per aiutare chi le subisce.
Il presidente argentino ha inoltre annunciato di voler eliminare il delitto di femminicidio dal codice penale argentino (perché a suo dire la lotta alla violenza di genere distorce il concetto di uguaglianza).
La vicenda ha ovviamente suscitato l’indignazione delle organizzazioni per i diritti delle persone con disabilità ed è stata considerata una palese violazione di una Convenzione delle Nazioni Unite sul tema.
Anche in Italia non ce la passiamo molto meglio: è da pochissimo andato in scena in Parlamento il “siparietto” di Daniela Santanchè, accusata di frodi ai danni dell’INPS e indagata per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta di Ki Group. Invece di entrare nel merito della questione per cui si chiedevano le sue dimissioni, la senatrice ha parlato di borsette, tacchi e ricchezza, quasi a voler sottolineare che chi non ha il suo stesso tenore di vita non è degno di alcuna considerazione.
Mentre Papa Francesco lotta in ospedale per sconfiggere la polmonite bilaterale che lo ha colpito, non sono mancati gli haters che gli auguravano una rapida dipartita e atrocità simili.
Insomma sembra che il “politically correct” sia ormai una posizione di altri tempi, che la cattiveria e la mancanza di empatia siano non solo siano state sdoganate, ma diventate armi vincenti per chi vuole comandare e quindi descrivere il mondo.
Durante la pandemia covid da tutti i lati si sentiva recitare lo slogan: ne usciremo migliori. Invece dopo aver toccato con mano quanto la natura sia potente e la possibilità che il genere umano possa essere spazzato via in un baleno, ne siamo usciti peggiori. L’essere umano come predatore, la legge del più forte, la mancanza di ogni forma di solidarietà e comprensione per i meno fortunati sembrano essersi affermati come nuovi valori.
Per fermare questa deriva dovremmo forse tornare a riconsiderare l’eros come un legame imprescindibile che tiene uniti gli esseri umani tra loro, che sono, come diceva Aristotele, animali sociali e che per questo hanno bisogno gli uni degli altri per poter essere veramente felici.
“Ho incontrato molti vincitori il cui volto mi appariva ripugnante. Perché vi leggevo l’odio e la solitudine. Perché non erano niente se non vincitori e per diventarlo dovevano ammazzare e sottomettere. Ma esiste un’altra razza di uomini che ci aiuta a respirare, che ha sempre posto la propria esistenza e libertà solo nella libertà e nella felicità di tutti, che trova quindi fin nelle sconfitte le ragioni per vivere e per amare. Questi, anche se vinti, non saranno mai soli.
Albert Camus – “Il dovere della libertà”.