Il Terzo Cerchio

Sergej Hessen. Valori, autonomia della pedagogia e difesa della democrazia

Sergej Hessen (1887-1950) ha incarnato la figura dell’intellettuale che si oppone alla crisi morale e politica della propria epoca con la forza della Cultura, la fiducia nella Ragione e sostenendo una battaglia per la difesa della democrazia.

Proveniva da una famiglia composta di giuristi di origine ebraica che viveva in Siberia. Aveva studiato in Germania sotto la guida di Heinrich Rickert (1863-1936). Da giovane aderì al socialismo e partecipò alla rivoluzione di Lenin nel 1917 all’interno del Gruppo Plechanov. Alcuni anni dopo abbandonò l’Unione Sovietica perché non accettava il centralismo democratico di Lenin e la svolta sempre più autoritaria assunta dal bolscevismo. Concordava con quei pensatori che consideravano il bolscevismo come il figlio illegittimo di tutte le più crudeli forme di dispotismo che si erano succedute in Russia dai tempi di Ivan il Terribile in poi.

Lasciata l’URSS, si trasferì prima a Berlino poi a Praga e infine a Varsavia. L’ascesa del fascismo in Italia e del nazismo in Germania determinò in lui un ulteriore reazione intellettuale di rifiuto per ogni forma di totalitarismo e di conseguente controllo del sistema pedagogico.

La sua opera principale è Fondamenti filosofici della pedagogia pubblicata nel 1923, che è il frutto delle lezioni tenute a San Pietroburgo nei primi anni Venti del XX secolo. È un’opera importantissima nella storia della pedagogia che è stata rivalutata solo negli ultimi anni vita del filosofo quando raggiunse grande notorietà con il saggio intitolato Democrazia moderna commissionato dall’UNESCO e pubblicato nel 1949.

Hessen aveva approfondito la filosofia neokantiana molto diffusa in Germania alla fine del XIX secolo e aveva diretto la sua attenzione alla filosofia dei valori, che era il frutto di pensatori che avevano sviluppato l’etica di Immanuel Kant in aperta polemica con la filosofia del positivismo. In particolare, il filosofo russo era un grande ammiratore della filosofia dei valori sviluppata da Rickert. A quest’ultimo si deve la distinzione fra le scienze naturali (fisica, matematica, biologia) e le scienze dello spirito (storia e diritto) e la tesi che anche l’esperienza culturale degli uomini è caratterizzata da una infinita e continua tensione verso i valori. Hessen riformulò queste idee nella sua pedagogia e sostenne sempre che questa scienza è filosofia applicata ad un particolare ambito dell’esistenza umana.

La sua proposta pedagogica si è formata attraverso la riflessione critica di altre filosofie pedagogiche (Rousseau, Tolstoj, Neill, Makarenko). In primo luogo, il filosofo russo criticò la tesi di Rousseau secondo la quale l’uomo nello stato di natura fosse moralmente buono e che venisse corrotto dall’ingresso nella società. Al contrario, sosteneva che le cognizioni e le idee degli esseri umani sono il prodotto storico di un popolo e della civiltà umana che è in continua tensione per il raggiungimento di determinati valori. In secondo luogo, Hessen rifiutava l’idea della rinuncia ad imporre un’educazione agli studenti lasciando loro massima libertà (anarchismo pedagogico e tolstoismo). Riteneva – in polemica con Sutherland Neill – che l’educazione non dipendesse solo dalla valorizzazione della spontaneità e delle personali attitudini del soggetto da educare. Allo stesso tempo, rifiutava categoricamente di sacrificare la libertà individuale rispetto alla dimensione collettiva come accadeva nella pedagogia del sovietico Anton Seminovic Makarenko. Era profondamente contrario alla pedagogia degli stati totalitari che cancellano l’autonomia individuale in favore di un severo indottrinamento fondato sull’ideologia e la propaganda come accadeva nel fascismo e nel nazismo.

Secondo Hessen bisogna mediare tra la naturale spontaneità dell’individuo e la disciplina. Inoltre bisogna sia rispettare le caratteristiche individuali ma saperle orientare verso qualcosa di super-individuale, ossia la gerarchia dei valori.

Nel suo modello scolastico, lo studente passa attraverso tre fasi. La prima è la fase dell’anomia che riguarda i bambini più piccoli. In questa fase, viene valorizzata la dimensione del gioco. Nella seconda fase (la fase dell’eteronomia), lo scopo è quello di avvicinare i ragazzi al lavoro e alla disciplina. La terza fase, ossia la fase dell’autonomia, i ragazzi devono completare la loro formazione morale rispetto ai valori universali.

Hessen propose la scuola unica in cui l’obbligo scolastico giunge fino alle scuole superiori e va esteso a tutti. Sosteneva che la disuguaglianza sociale ha origine soprattutto nell’ignoranza e nella mancanza di educazione e di istruzione. Pertanto, la scuola è veramente democratica solo quando consente a tutti di raggiungere e completare l’obbligo scolastico. In tal modo, diviene il primo strumento per realizzare concretamente la libertà e l’eguaglianza.

Solo alla fine del percorso, gli studenti avranno una formazione generale orientata ai valori universali e plasmata anche da ideali democratici, che è anche una sintesi dell’eredità della cultura classica e del cristianesimo. Questo modello scolastico è profondamente collegato ad una particolare ideologia in cui viene superato il liberalismo classico in favore di un socialismo liberale e riformista.

La pedagogia di Hessen può essere collegata con quella del filosofo e pedagogista americano John Dewey (1859-1952). Entrambi hanno l’obiettivo comune di rinnovare il sistema educativo per adattarlo alle necessità dell’essere umano del XX secolo. Entrambi ritengono che la tradizione del liberalismo classico sia ormai da superare. John Dewey si è avvicinato al liberalismo sociale dei progressisti americani, mentre Hessen a forme di socialismo liberale e riformista. Sia il filosofo americano che il pedagogista russo ritengono che il futuro dell’umanità sia in una nuova forma di stato democratico.

Lo svolgimento dei due pensieri è però molto diverso. Dewey opera nel contesto americano dove sono molto forti le tendenze conservatrici che ancorano le loro idee a strutture economiche e politiche ben consolidate. Hessen operò in luoghi in cui l’irrazionalismo filosofico e la crisi dei valori aveva lasciato lo spazio alle dittature di stampo fascista. Le sue speranze di realizzare in Russia con la rivoluzione una nuova società andarono deluse con l’avanzare del centralismo democratico e la stretta autoritario impressa da Lenin a partire da 1920 in poi. La sua pedagogia aveva come obiettivo di ancorare l’umanità ai valori a dei fini super-individuali fondati sulla cultura, la bellezza e l’arte. Questa pedagogia doveva essere un argine alla demagogia, all’eccitazione orgiastica tipica dei regimi fascisti, al dispotismo e al nichilismo.

Mentre Dewey tende a sottolineare la necessità di cambiare e di ricostruire in continuazione il sapere e le credenze, a ribadire che il sapere e la conoscenza sono sempre aperte e fallibili, Hessen, invece, pur riconoscendo questo stesso aspetto, pone dei fini ideali super-individuali che sono rappresentati dai valori.

Entrambi concordano sullo strettissimo legame tra la democrazia e l’educazione e sostengono che il sistema scolastico è il principale strumento per l’emancipazione dell’individuo e della integrazione nei vari gruppi sociali.

Non va dimenticato che Sergej Hessen ebbe modo di visitare anche l’Italia e scrisse anche alcune opere sulla pedagogia di Giovanni Gentile (1875-1944). A nostro avviso, però la sua proposta pedagogica può essere ricollegata anche al saggio Socialismo liberale di Carlo Rosselli (1899-1937), uno dei fondatori del Partito d’Azione. Rosselli criticava il marxismo e il leninismo partendo dalla riflessione del riformismo di Eduard Bernstein (1850-1932) e soprattutto dalla tradizione del socialismo inglese. Riteneva che la strada maestra da percorrere fosse quella del repubblicanesimo e di una democrazia piena che andasse oltre i principi della Rivoluzione francese e del liberalismo classico. Nelle pagine di Socialismo liberale c’è una notevole tensione etica e si pone molte volte l’accento sulla formazione morale e sulla pedagogia. Questo tratto pedagogico di Rosselli trae origine direttamente dall’opera e dall’esempio di Giuseppe Mazzini (1805-1872). Com’è noto, i fratelli Rosselli furono vittime di un feroce attentato organizzato dai fascisti. Le idee di Rosselli furono rivalutate dopo la Resistenza con l’Assemblea Costituente e la nascita della Repubblica Italiana. E solo in tempi ancora più recenti sono stati condotti studi sulla sua idea di Europa e sulla federazione europea sviluppata dal gruppo di Giustizia e libertà.

In conclusione, Sergej Hessen, John Dewey e Carlo Rosselli pongono il rinnovamento morale e la pedagogia a fondamento di un nuovo sistema democratico più inclusivo e redistributivo. Nelle loro opere Morale, Democrazia ed Educazione entrano in strettissima correlazione e sono i pilastri dell’emancipazione degli esseri umani.

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