Santa..(di) ché? Non si tratta di tacchi a spillo e borse tarocchate ma di truffa a danno dell’INPS e di tanto altro…

Alla Camera si è consumata l’ennesima sceneggiata. La ministra Daniela Santanché ha letto la sua autodifesa alla Camera, dove è stata sottoposta al giudizio della terza mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, che ne chiedevano le dimissioni: il voto dell’Aula della Camera ha respinto la mozione con 206 no, 134 voti a favore e 1 astenuto. La ministra nel suo discorso, tutto volto a difendere la sua posizione, ma anche la sua persona – dai tacchi a spillo alla collezione di borse – ha ribadito che non intende cedere ad alcuna richiesta di passo indietro.
“Mi trovo oggi a rispondere per la seconda volta a una mozione di sfiducia presentata nei miei confronti anche se ha ad oggetto fatti, tutti da accertare, antecedenti al mio giuramento da ministro», ha iniziato la ministra. «In quest’Aula mi sembra si possa dire la qualunque, senza nemmeno approfondire ciò che dovrebbe essere evidente a ogni parlamentare. Spero che sia ignoranza o malafede”.
“Non mi sento sola” – dice – constatando l’assenza di molti parlamentari governativi e contestando la ricostruzione dei deputati di opposizione. “Anzi, ringrazio i tanti colleghi che sono oggi qua al mio fianco. Non è un ringraziamento dovuto, è un ringraziamento sentito. Non mi sento sola neanche nell’Italia, perché nella battaglia per il garantismo e per lo stato di diritto credo che ci sia la maggioranza degli italiani”. E ancora, continua la ministra: “Le mie mani sporche di sangue? Non fa vergogna a me, ma a chi ha pronunciato quest’accusa: mostra una grettezza e una cattiveria umana che alcuni avversari sono disposti a usare. In quest’Aula c’è chi è stato condannato per incidenti mortali a Torino nel 2017”.
“Attaccata alla poltrona, come dice Giannasi? Voi citate spesso la Costituzione come la più bella del mondo, e allora siate coerenti. Lupi, Mastella, Storace, Di Girolamo, si sono dovuti dimettere e poi sono stati assolti per non aver commesso il fatto… Non vorrei far parte di questo elenco. Non intendo scappare, intendo difendermi nel processo, dimostrando le difficoltà per quel periodo che molti hanno dimenticato. Vi confesso una cosa: ci vuole una grande forza per non impazzire, per continuare questa battaglia, ma sapete da chi mi viene data? Dalla mia famiglia”.
Santanché afferma, alzando il tono della voce, di voler “continuare la sua battaglia” e spera che il Parlamento non diventi di una Corte di giustizia. “Le paginate di giornali, le trasmissioni tv, devastano la vita delle persone, con cicatrici che non si rimargineranno mai, l’ergastolo mediatico si ripercuote per tutta la vita, fine pena mai”.
“Mi criticherete”? – dice – “Mi importa solo di guardarmi allo specchio e riconoscermi. Le mie scuse non mi fanno cambiare idea di quello che penso sui colleghi dell’opposizione: in queste ultime ore ho capito meglio chi siete voi… Nelle mie borse non c’è paura… Io sono l’emblema di quello che detestate: lo rappresento plasticamente. Sono una donna libera, porto i tacchi alti e vesto bene. Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”.
Molte le proteste dai banchi dell’opposizione, che la invitano a pensare alle famiglie dei cassintegrati, alla truffa ai danni dell’INPS, e il presidente di turno Giorgio Mule’ è costretto a richiamare all’ordine.
La retorica dell’imprenditrice che crea ricchezza (trasgredendo le leggi) e alcuni dettagli ridicoli, come quelli del tacco 12, delle borsette o della cura del proprio fisico e delle iniezioni di botulino non convincono e non interessano i cittadini italiani e, in particolare, non convincono le donne che amano i tacchi a spillo ma vorrebbero essere rappresentate da donne con i tacchi di qualsiasi misura, con il rossetto o senza e, soprattutto, da persone competenti e di specchiata moralità.