Risse in Parlamento: un leitmotiv della democrazia italiana
Il Parlamento italiano, simbolo della democrazia e della rappresentanza popolare, si è spesso trasformato in un ring, dove tensione e conflitto esplodono in vere e proprie risse tra parlamentari. Dopo la bagarre del 12 giugno, molti si sono dimostrati quasi stupiti, ma, in realtà, questi episodi sono molto ricorrenti e, venendo spesso trasmessi in diretta televisiva, fanno dubitare della decenza e della professionalità dei rappresentanti eletti dai cittadini italiani.
Le risse in Parlamento sono spesso causate da divergenze politiche e ideologiche profonde, offese personali e provocazioni.
Numerosi sono gli episodi di risse che hanno segnato la storia del Parlamento italiano. Fra i più recenti, il 15 giugno 2017 durante il dibattito sullo Ius soli i senatori leghisti irrompono sui banchi del governo e Valeria Fedeli (PD) finisce in infermeria dopo essere stata spintonata. Ancora, il 27 novembre 2019, durante la votazione per la riforma del MES, alcuni deputati di Lega e Fratelli d’Italia, da un lato, e del Partito Democratico, dall’altro, si sono confrontati attraverso urla, minacce, spinte, insulti e anche una sedia sfasciata.
Più recente l’episodio del 12 giugno 2024, quando, durante il dibattito in aula sull’autonomia differenziata, Leonardo Donno (Movimento 5 Stelle) è stato aggredito da alcuni parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia dopo aver cercato di consegnare una bandiera tricolore al Ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana Roberto Calderoli. A questo punto la seduta è stata sospesa, Donno è stato portato via in carrozzina e il giorno dopo l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio ha adottato delle sanzioni per i deputati coinvolti nella bagarre: 15 giorni di sospensione per Igor Iezzi (Lega); 7 giorni per Federico Mollicone, Gerolamo Cangiano e Enzo Amich (tutti Fratelli d’Italia), Domenico Furgiuele (Lega) e Nico Stumpo (Partito Democratico); 4 giorni per Leonardo Donno (Movimento 5 Stelle); 3 giorni di sospensione per Vincenzo Amendola (Partito Democratico) e Stefano Candiani (Lega); infine, 2 giorni per Arturo Scotto e Claudio Stefanazzi (entrambi Partito Democratico).
Le sanzioni appena descritte non sono molto piaciute ai deputati di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, poiché ritengono che aggrediti e aggressori siano stati posti sullo stesso piano.
Riflettere su questi episodi è molto importante. A prescindere dalle sterili polemiche, infatti, bisognerebbe prendere coscienza del fatto che i parlamentari non sempre sono in grado di gestire i disaccordi politici mantenendo un comportamento decoroso e professionale e, dunque, sarebbe necessario individuare modalità che permettano di evitare che incresciosi episodi del genere si possano ripetere.