Cultura

Riapre il Museo delle Trame mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina

Riapre con una nuova veste il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina, sabato 12 ottobre (ore 17.00 – Baglio di Stefano).  Il Museo che fin dalla sua nascita ha fatto delle relazioni culturali tra i popoli il focus del suo progetto, ponendo l’individuo al centro della sua ricerca fuori da differenze religiose, sociali, geografiche ed economiche con il nuovo allestimento, rinnovando parzialmente l’ allestimenti, diventa accessibile e inclusivo, anche e soprattutto grazie all’ abbattimento delle barriere fisiche e cognitive, risolvendo le proprie criticità di fruizione.

In Sicilia, ponte dell’Europa verso l’Africa, sono viventi e visibili le tracce intatte del suo lontano passato: le analogie tra i segni e le forme riscontrabili nel patrimonio artistico mediterraneo rivelano l’esistenza della comune matrice culturale che si è intessuta sin dalla preistoria attraverso le migrazioni delle popolazioni provenienti dal Medio Oriente, la Grecia e dall’Africa. 

Il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina rappresenta un’interpretazione inedita e aperta della millenaria storia culturale del Mediterraneo. Gli apporti creativi che dal Medio Oriente attraverso il Nord Africa sono arrivati in Spagna e poi in Francia, e contemporaneamente, attraverso la Sicilia, in Italia, hanno lasciato numerose tracce sia nelle arti visive che nella cultura materiale, arricchite nel tempo dalla fantasia individuale e dai segni del vivere quotidiano collettivo. Il Museo, istituito nel 1996 da Ludovico Corrao, è il frutto di anni di ricerche e di acquisizioni, frutto di incontri, dibattiti, studi e seminari promossi dalla Fondazione Orestiadi. Esprime un’idea guida, la cui forza si fonda nel carattere transnazionale e interdisciplinare.

Il Museo rappresenta un inedito modello espositivo, poiché seleziona e mostra opere e manufatti, che sono la materializzazione di diversi linguaggi artistici ma anche di manifestazioni della vita che vanno dal simbolico all’abbigliamento quotidiano. Il valore intrinseco di tale principio espositivo è quello di mostrare la coesistenza e la continuità di forme e segni appartenenti a diverse culture e differenti linguaggi.

Il Museo e lo spazio antistante le Case Di Stefano mostrano i segni di un’antropologia culturale che si pone al di fuori dalla logica egemonica dell’Occidente sull’Oriente, del Nord sul Sud.

Accostare oggetti di diverse epoche e provenienze permette di leggere l’evoluzione dei principali motivi decorativi tipici dello sviluppo artigianale e artistico del Mediterraneo. I motivi dell’arabesco, della scrittura e della pseudoscrittura, delle geometrie intrecciate, rielaborati e diffusi in Occidente dagli Arabi, sono utilizzati come elementi per una lettura comparata. Ulteriore valore è dato dal mettere in evidenza la coesistenza dei segni del passato nel presente, dell’arcaico nel contemporaneo, dell’arte classica nell’avanguardia. Il coesistere delle differenze diventa la strategia affermativa di una visione del mondo che si pone al di fuori di ogni ideologia, fondamentalismo religioso e strumentale scontro politico. Si vuole così indicare un’etica, una scelta di fondo, che rifiuta l’uso strumentale e celebrativo della cultura al servizio egemonico di singoli o gruppi, di etnie o ristretti ambiti di civiltà territoriali, per celebrare invece le diverse forme della cultura umana. Il Museo raccoglie ed organizza pitture, sculture, terrecotte, scritture, arazzi, gioielli, tavole e originali capi di abbigliamento che fanno dialogare il passato con il presente, per ricordare la comune appartenenza ad una civiltà capace di coniugare insieme natura e cultura. Tale dialogo fonda lo spazio della festa, il luogo mitico di un’antropologia rinnovata in cui non esistono differenze tra arti maggiori e minori, quanto piuttosto l’incontro dell’uomo con i segni di una vita millenaria.

Il Museo nasce per mostrare le relazioni tra modi differenti di intendere l’arte a partire dall’abbattimento delle gerarchie tra arti maggiori, pittura, scultura e architettura e arti minori, ceramica, miniatura, tessuti, mosaico, intarsio. Considerando la produzione artistica dell’uomo senza distinzione tra arti maggiori e minori, senza nord e sud.

Il concept del Museo, le Trame mediterranee, rimane inalterato, i supporti didattici chiariscono ulteriormente le basi sulle quali in questi anni abbiamo fondato la nostra ricerca che aperta a tutte le culture del Mediterraneo ha evidenziato i caratteri comuni a tutti i popoli rivieraschi. Per il particolare evento di presentazione di MUSEO/APERTO il percorso si arricchisce di alcuni oggetti di scena del TSE di Eliot rappresentato trent’anni fa da Bob Wilson con musiche di Philippe Glass al baglio di Stefano negli stessi spazi dove due anni dopo, con Ludovico Corrao iniziò l’affascinante avventura delle Trame del Mediterraneo.

Il Museo è stato corredato: da tavole tattili realizzate in collaborazione con la Stamperia regionale Braille; da video in linguaggio LIS che accompagnano i sordi nel percorso.  In esterno i dislivelli sono superati da rampe ed elevatori, all’interno nella sezione di arti decorative, un intervento artistico di Domenico Pellegrino arricchisce i luoghi di sosta predisposti per adulti e bambini, corredati da schermi touch screen sul percorso museale. La Fondazione Orestiadi e il Museo si corredano di nuovo sito internet con differenti modalità di accessibilità: non vedenti, ipovedenti, disabilità cognitiva, cecità, epilessia, ADHD. Tutti i contenuti sono disponibili in quattro lingue.

Esplora la matrice comune delle culture del Mediterraneo nelle decorazioni – geometrie, scritture ed arabeschi – e nelle trasformazioni graduali degli stessi motivi, in diversi luoghi ed epoche. Gli oggetti sono collocati secondo il principio delle sequenze formali: segni e forme diventano la trama del percorso espositivo fuori dal concetto di spazio e tempo, in cui ogni oggetto si lega con un altro secondo gradi di affinità che derivano dalla decorazione, dalla tecnica, dai materiali. Manufatti di uso quotidiano convivono lungo tutto il percorso con opere d’arte contemporanea. Un invito a rompere i pregiudizi su creatività e arti applicate, conducendoci verso una nuova riflessione sul concetto di arte.

La riprogettazione e realizzazione è stata possibile grazie ad un investimento finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU (PNRR). Il 12 ottobre aderisce alla 20^ edizione della Giornata del Contemporaneo indetta da Amaci e il 13 ottobre sarà aperto con delle iniziative in occasione di F@MU, giornata nazionale delle famiglie al museo.

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