Nella centrale ex chiesa di Santa Maria dello Spasimo, definito dagli organizzatori luogo simbolo del riscatto culturale di Palermo, si è volto il primo evento riguardante il punto sui primi tre anni del Governo della Regione da parte di Nello Musumeci e della sua Giunta.
“Io non conoscevo la realtà del governo regionale, ero stato cinque anni all’opposizione. Quando mi hanno detto che sarei stato candidato mi sono dimesso subito da presidente della commissione Antimafia regionale. A Palazzo d’Orleans ho trovato una regione devastata. Ho dovuto scalare le rocce con i miei assessori”. Ha esordito così il presidente Musumeci che ha subito annunciato la sua ricandidatura a Palazzo d’Orleans.
“Abbiamo trovato cinque anni di macerie – ha continuato – un anno e mezzo di blocco per il Covid inseguendo la pandemia. Abbiamo seminato tantissimo in questi tre anni e mezzo e lo faremo ancora. Ma abbiamo ancora il diritto di raccogliere. Lo dice la legge del contadino: chi semina raccoglie. Non siamo così generosi di avere sputato sangue tanti anni e di fare raccogliere i frutti al primo che arriva in doppio petto”.
Si è comincia con “La Sicilia per le imprese, con una nuova burocrazia motivata e competente”, con l’intervento del vicepresidente ed assessore all’Economia, Gaetano Armao, dell’assessore alla Funzione pubblica ed alle Autonomie locali, Marco Zambuto, dell’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano. La seconda sessione è stata dedicata alla “Sicilia per cultura e sostenibilità” ed ha visto gli interventi dell’assessore regionale all’Energia, Daniela Baglieri, dell’assessore al Territorio e ambiente, Toto Cordaro, e dell’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Alberto Samonà.
Nel pomeriggio si è tenuto il focus su “La Sicilia per le famiglie ed i giovani”, con l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla, con l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e con l’assessore alla Famiglia, Antonio Scavone. L’ultima sessione, “La Sicilia piattaforma logistica e meta nel Mediterraneo”, ha visto come protagonisti l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, l’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, e l’assessore al Turismo, Manlio Messina.
La giornata si è concludesa con l’intervista al presidente della Regione, Nello Musumeci.
«Inizia con questo evento – ha detto Musumeci – la fase del racconto del lavoro svolto. Tante volte, anche a ragione, molti nostri concittadini mi hanno chiesto quale fosse lo stato di avanzamento del nostro programma e quali obiettivi amministrativi fossero stati raggiunti o ancora in cantiere. Ecco perché abbiamo pensato ad una serie di incontri durante i quali, assieme ai colleghi del governo regionale, che ringrazio, si possa illustrare pubblicamente l’impegno profuso in questi anni, pur tra mille difficoltà».
Molte le perplessità e le opinioni contrarie. Per i giovani di Antudo si tratta solo di “Tre anni di minchiate” come recitava lo striscione esposto di fronte allo Spasimo. «Migliaia di lavoratori ancora precari, pianificazione territoriale finalmente completata in settori strategici (come i rifiuti – che intendono bruciare all’interno di due termovalorizzatori che causeranno malattia e morte nei territori, per gli abitanti), miliardi di investimenti che finiranno nelle tasche delle solite imprese del Nord per non dare in cambio servizi ai siciliani, centinaia di cantieri ancora aperti, una sanità che hanno ereditato in condizioni disastrose e che si sono adoperati per mantenere tale, una pandemia che hanno saputo gestire nel peggiore dei modi», ha affermato Giovanni Siragusa di Antudo Palermo, organizzatore della contestazione, che ha aggiunto: «Musumeci dice che l’opinione dei cittadini resta la più importante per ogni amministratore pubblico. Noi abbiamo voluto esprimere quella di una gran parte dei siciliani. Per tutti gli scandali in cui i suoi uomini di fiducia sono stati coinvolti, per tutte le promesse non mantenute, anche solo per aver permesso alla Lega Nord di entrare nella giunta, Musumeci deve dimettersi».
I sondaggi, pur registrando un certo calo, danno Musumeci come il candidato più accreditato alla sua stessa successione. I problemi di carattere politico, però, non mancano. Al di là delle scelte che opereranno le opposizioni, in particolare Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, Musumeci deve tenere conto di malesseri, malumori e ambizioni all’interno del centrodestra. Ed i primi “conti” saranno con il sindaco di Messina, Cateno De Luca, designato da Gianfranco Miccichè, coordinatore regionale di Forza Italia e presidente dell’Ars, come il candidato del partito di Silvio Berlusconi che in Sicilia ha ancora una certa forza.
Il Centro Democratico, partito forte di dieci deputati e un senatore, guidato da Bruno Tabacci, attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per il coordinamento delle politiche economiche, qualche giorno fa ha assunto una precisa posizione con un comunicato del coordinatore siciliano -l’ex sindaco di Catania Francesco Attaguile – riguardante le iniziative per ricompattare l’area di centro, in vista delle elezioni comunali fra cui quelle di Palermo e delle regionali del 2022.
Ha scritto Attaguile: “Pur apprezzando tutti gli sforzi per unire ed allargare in Sicilia il vasto e frammentato campo del centro politico, occorre che il progetto non si riduca ad una somma aritmetica delle attuali presenze, ma attragga le nuove generazioni su un vasto progetto di cambiamento della società siciliana e meridionale. Per far questo bisogna uscire dal vicolo cieco al quale ci ha condotto l’attuale Regione, con il blocco parlamentare-burocratico-clientelare che ha progressivamente soffocato lo sviluppo negli ultimi 75 anni, proiettandosi con una nuova classe dirigente credibile verso i ruoli euromediterranei che gli attuali scenari geo-politici ed economici ci assegnano. In questo contesto non sono compatibili commistioni con forze politiche caratterizzate da anacronistiche visioni nazional-sovraniste e va ricercata la convergenza fra quelle che guardano ad un futuro di solidarietà e sviluppo condiviso europei e internazionali. Una radicale revisione dell’obsoleto sistema regionale italiano, a partire dalla fallimentare autonomia speciale siciliana, risulta improcrastinabile anche e soprattutto dopo le drammatiche fallanze delle Regioni nella gestione della pandemia, per sostituire un’efficiente nuova governance territoriale multilivello: comuni, area vasta a potere legislativo (modello trentino-altoatesino), strategia macroregionale transnazionale, sono le urgenti riforme che -insieme all’adeguamento infrastrutturale- devono avviare il cambiamento come fattori di una nuova politica italiana ed europea. Queso è l’orizzonte per rendere nuovamente trainante l’iniziativa del Centro, non certo quella di mantenersi a rimorchio ed a sostegno di un utilitaristico status quo, con il miope scopo di lucrare i vantaggi del potere clientelare per una mera sopravvivenza elettorale”.
La nuova Democrazia Cristiana, per la quale rinascita si sta muovendo con particolare impegno Totò Cuffaro, come si porrà rispetto a questo progetto? I suoi comonenti hanno recentemente espresso la loro idea progettuale: “La scelta di fare la DC Nuova senza deputati o ex deputati è una scelta difficile e che ci costringe ad un lavoro ancor più impegnativo e faticoso, ma che da a tanti una speranza e una possibilità vera di essere protagonisti e costruttori del proprio partito e del proprio futuro. La DC nuova crescerà perché sta nascendo libera e sincera e vuole essere coraggiosa, ricca di passione e rigore morale, aperta, plurima ed autonoma, ed ha la consapevolezza che la novità vera e giusta della politica è costruire e non distruggere”.
Musumeci potrà invece contare in maniera incondizionata sul gruppo parlamentare di Attiva Sicilia, composto daideputati regionali Angela Foti, Elena Pagana, Matteo Mangiacavallo e Sergio Tancredi, che ha siglato con il Presidente un “Patto di fine legislatura” su precisi punti programmatici che vedono la convergenza tra il governo regionale e il gruppo parlamentare. Tra gli obiettivi: la riforma degli Ipab regionali, della gestione dei rifiuti, dei Consorzi di Bonifica, l’abrogazione della sfiducia consiliare ai sindaci, la modifica della normativa sulla gestione dell’acqua pubblica, l’istituzione di un circuito regionale di finanza complementare.
«Non posso non sottolineare il senso di responsabilità politica del gruppo di Attiva Sicilia a sostegno di iniziative finalizzate a completare la stagione delle riforme, avviata tre anni fa, e a rendere la Sicilia competitiva nel confronto con le altre Regioni italiane», è stato il commento di Musumeci.
Dal canto suo, la portavoce del Gruppo, Angela Foti, ha affermato: «Nell’ultimo scorcio di legislatura deve prevalere l’interesse collettivo su quello degli schieramenti. Per questo motivo abbiamo avanzato al presidente della Regione alcune proposte di riforma sulle quali è stata trovata convergenza e che ci vedranno impegnati, in Commissione e in Aula, con spirito di lealtà e di servizio».