ReArm, nuova parola d’ordine in Europa

L’Europa, “l’illuminato” Continente garante di pace e di democrazia, in risposta alle parole di Donald Trump, che nelle ultime settimane ha messo in discussione il ruolo degli Stati Uniti a protezione del nostro Continente e che il 4 marzo ha interrotto il proprio supporto militare e di intelligence all’Ucraina dopo il disastroso colloquio con il Presidente Zelensky nello Studio Ovale, sembra aver archiviato i suoi obiettivi originari e i suoi valori fondanti.
Abbandonata ogni via diplomatica, in nome di una rinnovata unione europea, è stato rispolverato un orgoglio europeo bellicistico dominato esclusivamente da una sola parola d’ordine: riarmo militare.
L’Ue, nata dalle macerie della seconda guerra mondiale e postosi come l’unica organizzazione in grado di contrastare il ripetersi dell’orrore della guerra, in un risveglio politico ha posto come assoluta priorità il proprio riarmo come unica garanzia di stabilità.
Invece di promuovere la cooperazione diplomatica, la guerra è stata ammantata di una veste costruttiva e definita “guerra per la pace” o “guerra per la libertà” oscurando volutamente che la guerra è contraddistinta da un tragico potere distruttivo.
In questa escalation di violenza, L’Estonia si è dotata di 6 lanciarazzi M142 Himars, la Lituania è uscita dal trattato che vieta l’utilizzo delle bombe a grappolo, mentre il Regno Unito insiste sull’invio dell’esercito in Ucraina anche se come truppe di peacekeeping, seguito dalla Francia che non esita a porsi in prima linea. Il 5 marzo dal palazzo dell’Eliseo, il presidente Emmanuel Macron ha proposto uno “scudo nucleare francese a protezione degli alleati europei” e ha aggiunto che “L’Europa deve prendere in mano il proprio destino”.
Un destino che non sembra più percorrere la via illuminata dei vecchi valori occidentali, basati sulla centralità dei diritti degli individui, ma segnato da un nuovo spirito bellico da potrebbe condurre a una soluzione estrema senza poter avere più la possibilità di ritornare sui propri passi.
Il 6 marzo il Consiglio europeo ha approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro per sostenere il progetto ReArm Europe proposto dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen per attuare un programma di riarmo a livello europeo che coinvolga tutti i Paesi membri in modo da potenziare la Difesa collettiva europea.
Un piano che da un lato dovrebbe mirare a creare un maggior coordinamento a livello europeo e che, dall’altro, mira ad aumentare gli investimenti dei singoli Stati membri nella Difesa per raggiungere almeno il 2% del Pil.
Ma se la Polonia, spende già oltre il 4% l’Italia e la Spagna sono ferme a un 1,5% .
A sostegno sono stati previsti l’attivazione delle clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità ( si potrà sforare del 3% il rapporto tra deficit e Pil nazionale senza andare incontro a sanzioni) e l’utilizzo del denaro dei Fondi di Coesione europei che finora sono stati utilizzati per sostenere le aree economicamente e socialmente più arretrate dei Paesi membri.
Nonostante le ovvie difficoltà, questa volontà bellicistica ha coinvolto tutti i leader dei 27 Stati membri.
Il Sipri, l’Istituto di ricerca internazionale di Stoccolma per la pace, ha confermato che “Gli Stati Europei della Nato hanno ordini per quasi 500 aerei da combattimento e molte altri armi dagli Usa”.
Questo incremento militare si inserisce in un trend europeo in crescita negli ultimi anni nel settore delle armi.
Sempre secondo il Sipri il commercio mondiale delle armi dal momento dello scontro Russia -Ucraina è lievitato sensibilmente, ma soprattutto, per la prima volta in vent’anni la quota maggiore di armi statunitensi è stata acquistata dall’Europa invece che dal Medio Oriente.
Un dato che testimonia come il riarmo, questa nuova parola d’ordine, sia diventato un imperativo vincolante, una necessità imprescindibile che consacra le armi, e implicitamente la guerra, a mezzo e fine di risoluzione delle controversie internazionali.
Gli ideali pacifisti sono stati snaturati, ridotti a giustificazioni servili delle nuove logiche belliciste che animano questo progetto politico di riarmo.
Ursula von der Leyen nel suo intervento all’Europarlamento di Strasburgo di ieri mattina ha ribadito la sua posizione nel costruire una difesa comune e che per farlo bisogna che l’Europa “metta in campo un deterrente contro ogni attacco esterno guidato dall’odio contro l’Europa unita “ in quanto “la nostra generazione ha lo stesso compito dei padri fondatori perché la pace non può essere data per scontata”
Posizione sostenuta dai parlamentari dell’Aula di Strasburgo che, a differenza dei Padri fondatori hanno imboccato la pericolosa strada “della pace attraverso la forza” travisando lo spirito dei sette Padri fondatori tra cui due italiani Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli.
Questi uomini mossi da ideali di giustizia e di libertà hanno compiuto i primi passi per creare un’Europa unita, ponendo in primo piano il dialogo e l’incontro per poter garantire un futuro di pace e di valori condivisi alle successive generazioni.
Un patrimonio che però negli anni è andato sgretolandosi e che ha ricevuto il colpo di grazia da un’Unione europea compattata su questa forte spinta bellicistica, presentata come una nuova ventata di ambizione europea per riprendere in mano la propria posizione di leaderschip nel mondo.
Però la sicurezza delle nazioni e dei popoli non si può costruire su rapporti di forza, solo la diplomazia e i negoziati possono garantirla.
La deterrenza non è la soluzione di pace, ma solo l’illusione che annebbia le coscienze di chi detiene il potere.