L'Opinione

“ReArm Europe” e bilanci in rosso

Mentre Zelenski ha scritto a Trump dichiarando la sua disponibilità ad accettare un piano di pace, la Commissione Europea, che spaccata al suo interno negli ultimi tre anni non è riuscita a lavorare per la pace, ha proposto nuove misure per avviare il riarmo dell’Europa e l’aumento della spesa militare dei paesi membri dell’Unione, dal momento che la protezione militare, garantita per decenni dagli Stati Uniti, sembra non essere più sicura. “Siamo in un’era di riarmo”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen parlando con i giornalisti. “L’Europa è pronta ad aumentare in maniera massiccia le proprie spese per la difesa”.
Il piano proposto dalla Commissione, che consentirà di mobilitare per difesa UE circa 800 miliardi di euro, si chiama “ReArm Europe” (il nome è già indicativo) e prevede due misure principali. “La prima è una clausola di salvaguardia per consentire ai paesi membri di fare debito per le spese militari senza violare il Patto di stabilità e crescita che regola strettamente gli eccessi di spesa”. Si tratta di un’eccezione al Patto: finché spendono per la difesa, i paesi membri potranno aumentare il loro debito oltre i limiti consentiti senza rischiare di incorrere in procedure di infrazione da parte della Commissione”. Questa eccezione varrà per un massimo di 650 miliardi di euro complessivi per un periodo di quattro anni, che dovrebbero consentire ai paesi membri di aumentare la loro spesa militare fino all’1,5 per cento in più del proprio PIL rispetto ad ora.
“La seconda misura principale è un nuovo fondo da 150 miliardi di euro che la Commissione metterà a disposizione, e dal quale i paesi membri potranno ottenere prestiti per finanziare le proprie spese militari”. Nel comunicato in cui annuncia il programma “ReArm Europe”, la Commissione ha affermato che saranno emessi bond fino a 150 miliardi di euro sulla base della garanzia del bilancio Ue per finanziare il nuovo strumento comunitario: l’obiettivo è fornire prestiti agli Stati che lo richiederanno. Ciò, sottolinea von der Leyen nella lettera ai Ventisette leader, servirà a “un rapido e significativo aumento degli investimenti in capacità di difesa adesso e durante il decennio”. A questo strumento, che segue il modello sperimentato con Sure sotto pandemia per finanziare le “casse integrazioni” degli Stati, si affianca la flessibilità sui conti pubblici per investimenti “addizionali” per difesa e sicurezza.
In parole povere, i paesi possono indebitarsi per finanziare il riarmo. Ma per l’Italia le conseguenze saranno pesanti perché se è vero, come dice Giorgetti, che gli ultimi dati Istat confermano che la finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto” e che il deficit è sceso al 3,4%, meglio delle previsioni governative che lo davano al 3,8%, e che esistono margini per aumentate la spesa sanitaria, tuttavia è anche vero che questo miglioramento è stato ottenuto con tagli ai servizi pubblici e senza un reale rilancio dell’economia. Nel frattempo, il debito pubblico continua a crescere, raggiungendo il 135,3% del Pil e la pressione fiscale ha raggiunto livelli insostenibili essendo salita nel 2024 al 42,6 %.
Lo stesso Giorgetti ha avvertito che, pur essendo possibile una riduzione del rapporto tra indebitamento netto e il Pil più rapida del previsto e tale da portare l’Italia al di fuori dalla procedura di deficit eccessivo a partire dal 2027, la sfida resta la crescita in un contesto assai problematico non solo italiano ma che coinvolge tutta Europa. E certo il riarmo non aiuta. Intanto, contro il riarmo sono insorti per motivi diversi, Alleanza Verdi-Sinistra, da sempre su posizioni pacifiste; la Lega di Salvini, sempre pro Trump, che ha dichiarato che per Von der Leyen gli Stati europei possono fare debito solo per armarsi e non per investire nella sanità, nell’educazione e nel sostegno a famiglie e imprese; Giuseppe Conte che ha parlato di “Furia bellicista, che significa togliere 30 miliardi a sanità, istruzione e famiglie. No all’Europa del riarmo”. Infine la segretaria del Pd Elly Schlein che boccia il Piano per la Difesa: “Quella presentata oggi da Von Der Leyen non è la strada che serve all’Europa”.

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