Cultura

“Questa Costituzione è uno spettacolo”

“Questa Costituzione è uno spettacolo” è il titolo della pièce teatrale che è andata in scena al Teatro Stabile di Catania sabato 23 novembre, con protagonisti Giulio Biino, presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, e Fabrizio Oliviero, notaio torinese.
L’evento è stato promosso dalla Giunta di Catania dell’Associazione Nazionale Magistrati, dal Consiglio Notarile di Catania e Caltagirone, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania con il supporto del Consiglio Nazionale del Notariato, della Fondazione Italiana del Notariato e del Teatro Stabile di Catania. Lo spettacolo spiega gli articoli della Costituzione Italiana attraverso storie, musiche, spezzoni di film, richiami a giornalisti come Peppino Impastato, ma anche a personaggi dello spettacolo contemporanei, come Giorgio Gaber, punti di riferimento per gli spettatori presenti in sala.
“Una rappresentazione – come scrivono gli organizzatori – che si adatta a pubblici diversi e la cui forza e originalità risiedono proprio nella sua flessibilità: a ogni uditorio viene presentata una diversa scaletta dai contenuti modellati sull’età, sulla sensibilità e sugli specifici interessi del pubblico”.
Uno spettacolo che costituisce un viaggio alla scoperta della nostra storia e della nostra Costituzione di cui “tutti parlano ma in pochi conoscono”. Un viaggio come quello di Dante che deve scendere all’Inferno per approdare al Paradiso, così anche l’Italia per diventare un Repubblica democratica deve attraversare gli anni bui del fascismo, in cui viene ucciso Giacomo Matteotti, vengono soppresse le libertà, vengono emanate nel 1925-26 le leggi fascistissime, che abolivano la libertà di stampa, la libertà sindacale e la libertà di associazione, viene istituita la Camera dei fasci e delle corporazioni in sostituzione della Camera dei deputati. I membri della Camera dei fasci e delle corporazioni, che durerà dal 1939 al 1943, non più denominati deputati ma consiglieri nazionali, erano in numero non limitato (nel 1939 erano 681) e non erano eletti tramite elezioni, ma ne facevano parte di diritto in quanto componenti del Gran consiglio del fascismo e del Consiglio Nazionale del Partito Nazionale Fascista, organo composto dai massimi gerarchi del partito e dai dirigenti delle associazioni collegate.
L’Italia del ventennio non è un paese democratico ma una dittatura guerrafondaia. Basti pensare alle leggi razziali, all’attacco all’Etiopia, all’Albania, alla Grecia senza alcuna preparazione e senza armi adeguate. E ancora, basti pensare all’alleanza con la Germania di Hitler, all’aggressione alla Russia, alla disfatta.
Finalmente, però, l’Italia si sveglia con la Resistenza che porterà alla fine del fascismo e alla formazione della Repubblica e “finalmente la luce con la Costituzione che supera il buio della notte”.
“L’Italia -come si legge nell’art.1 – è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Una costituzione di uomini e di idee perché scritta da persone come Benedetto Croce, Concetto Marchesi, Piero Calamandrei, Giorgio La Pira e nata dal desiderio del riscatto dopo una parentesi buia e illiberale. A scriverla sono stati uomini di diversa provenienza; erano liberali, cattolici, democratici, socialisti. Erano uomini di studio o di grandi esperienze istituzionali nei più vari campi della scienza e della pratica giuridica. Erano animati e contagiati da un entusiasmo intellettuale che induceva l’uno a considerare con simpatia e attenzione le conoscenze e i contributi dell’altro, in quanto tutti rivolti allo scopo di dare un ordinamento nuovo a un’Italia nuova, dopo la comune lotta di Liberazione. Raccontano la storia, le fatiche di un’epoca; la voglia di un riscatto culturale e civile; la voglia di ricominciare daccapo – come si propongono tutte le Costituenti nate dalla sofferenza- per preservare le superstiti e le future generazioni dalle infelicità che hanno afflitto un popolo in un determinato frangente storico. Una Costituzione democratica che rappresenta il punto di partenza della nostra democrazia, stabilisce i mattoni fondamentali e insostituibili sui quali poggia la nostra comunità – potere rappresentativo, libertà, uguaglianza – dai quali derivano le norme che regolano i rapporti tra singoli e tra il singolo e la comunità. Una democrazia partecipata, fondata sul confronto e sul dialogo. Una costituzione che stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art.3).
“Questo progetto-spettacolo, che ha fatto una prima tappa a Catania nel 2023, nasce a Torino, in collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori, in occasione del settantesimo compleanno della Costituzione e poi proseguito, senza soluzione di continuità, anche negli anni successivi. Dal debutto con i detenuti a Torino nel 2018, lo spettacolo ha infatti attraversato tutta la penisola e incontrato target differenti in tre delle più importanti città d’Italia: dagli studenti a Roma ai notai e professionisti della giustizia a Firenze. Nel 2020, in piena pandemia, è stato presentato per la prima volta in modalità digitale negli istituti penitenziari d’Italia. Una tappa “speciale” è stata quella realizzata all’interno dell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio”.
Un viaggio nella Costituzione che, in rapporto diretto con il pubblico, con la lettura di alcuni articoli, mira a stabilire un rapporto di fiducia verso le istituzioni e intorno alla Costituzione Italiana di cui oggi c’è tanto bisogno.

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