Politica

Quando la cura è peggiore del male: l’Italia e l’abuso d’ufficio

In un momento in cui l’Italia sembra aver elevato la complessità della vita a uno sport olimpico, il governo ci fornisce un altro tesoro di saggezza amministrativa: il ritiro del reato di abuso d’ufficio. Perché risolvere un problema se puoi semplicemente negare la sua esistenza?

Per comprendere del tutto la genialità di questa mossa, dobbiamo tornare indietro e immergerci nelle acque torbide della burocrazia italiana.

L’abuso d’ufficio, disciplinato dall’articolo 323 del Codice Penale, è quel simpatico reato che si verifica quando un pubblico ufficiale, nell’esercizio delle sue funzioni, procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto. Ora, i nostri astuti legislatori hanno stabilito che la gestione di questo articolo è troppo impegnativa. Dopotutto, chi ha tempo di preoccuparsi dell’integrità quando c’è una montagna di scartoffie da firmare?

Nel 2020, in un raro momento di lucidità (o forse di confusione creativa), il legislatore ha deciso di riformare l’articolo 323. L’obiettivo era rendere il reato più specifico, limitandolo ai casi di violazione di regole di condotta espressamente previste dalla legge. In parole povere, hanno cercato di trasformare una rete a maglie strette in un colabrodo giuridico. Ma attenzione: questa riforma non è stata sufficiente per i nostri intrepidi amministratori. Evidentemente, anche con le maglie allargate, qualcuno rischiava ancora di rimanere impigliato nella rete della giustizia. E questo, naturalmente, non poteva essere tollerato.

Quindi, siamo arrivati al 2023, l’anno in cui il governo ha deciso di tagliare definitivamente il nodo gordiano. La soluzione suggerita? Abrogare completamente il reato di abuso d’ufficio. Perché in fondo si sa, l’eliminazione del reato comporta l’eliminazione anche del crimine. Non è logica pura? La “paura della firma” è la motivazione ufficiale di questa mossa coraggiosa. Secondo questa teoria, i poveri funzionari pubblici sarebbero paralizzati dal terrore di commettere un abuso d’ufficio involontario, il che rallenterebbe l’intero sistema amministrativo. Immaginate la situazione: uffici pubblici pieni di impiegati tremanti, con le penne sospese a mezz’aria, spaventati dall’idea di firmare un documento.

Una vera “firmofobia” che minaccia di paralizzare la nazione.

Naturalmente e fortunatamente, questa proposta non è stata accolta con entusiasmo da tutti. Alcuni guastafeste, come giuristi e magistrati, hanno azzardato suggerire che forse, ma solo forse, l’abolizione del reato potrebbe lasciare scoperta un’area significativa di potenziali illeciti nella pubblica amministrazione. Questi pessimisti sostengono che togliere completamente il reato di abuso d’ufficio sarebbe come togliere i limiti di velocità perché troppi automobilisti li superano. Una logica che farebbe persino invidia a Zenone di Elea per la sua assurdità.

Tuttavia, perché limitarsi ai confini della nazione? L’Italia, sempre in prima fila a fare la differenza in Europa, rischia anche di disturbare Bruxelles. In effetti, le direttive europee anticorruzione richiedono agli Stati membri di disporre di strumenti efficienti per contrastare l’abuso di potere nel settore pubblico. Immagina la situazione: un funzionario italiano che tenta di convincere i colleghi europei che l’abuso d’ufficio in Italia non esiste più. “Non è corruzione, è creatività amministrativa!”, potrebbe esclamare con un subdolo sorriso.

Siamo sicuri che i nostri partner europei ammireranno questa originale idea tutta italiana.

Alcuni esperti, evidentemente colpiti da una massiccia dose di giudizio, hanno proposto alternative all’abolizione totale. Per esempio, una diversa riforma del reato per renderlo più accurato e meno soggetto a interpretazioni estensive. Ciò nonostante, perché preferire una soluzione equilibrata quando puoi scegliere l’eccesso? Secondo i dati del Ministero della Giustizia, in Italia, il numero di condanne definitive per abuso d’ufficio è relativamente basso rispetto al numero di procedimenti avviati. Ciò potrebbe indicare che il sistema attuale già funziona come un filtro efficace, distinguendo i casi realmente gravi da quelli senza fondamento. Quindi ci si chiede perché seguire l’istinto e non leggere i numeri. Purtroppo, ci tocca lasciare il beneficio del dubbio.

È fondamentale sottolineare quanto sia grave la situazione in Italia. La corruzione e l’abuso di potere nel settore pubblico sono una questione di grande importanza. Nell’Indice di Percezione della Corruzione 2022 di Transparency International, l’Italia si posiziona al 42° posto su 180 paesi. Questo dato mostra che la nazione ha ancora molta strada da fare per ostacolare la corruzione e gli abusi nella pubblica amministrazione. In questo particolare contesto, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio potrebbe inviare un segnale pericoloso suggerendo una sorta di resa nella lotta contro le pratiche illecite. Il pericolo è che anni di sforzi per rendere più efficace la trasparenza e l’integrità del settore pubblico italiano vengano gettati via. Ogni passo in questa direzione deve essere ponderato molto attentamente in un paese dove la fiducia nelle istituzioni è già fragile. La capacità di gestire queste sfide complesse con buonsenso e accortezza, evitando di cedere alla tentazione di soluzioni banali che rischiano di creare più problemi di quanti ne risolvano, è fondamentale per il futuro dell’Italia.

Bentrovati dunque nella nuova Italia, dove l’abuso d’ufficio non è più un crimine. Inoltre, siate pronti ad addentrarvi in un’era in cui i dipendenti pubblici possono finalmente firmare documenti senza essere tenuti responsabili, perché l’abuso d’ufficio sarà solo un remoto ricordo. Ma, ricordate: se notate qualcosa di sospetto in un ufficio pubblico, è solo “efficienza creativa”, mica corruzione. E se qualcuno osa sollevare dubbi etici, beh, chiaramente non ha capito lo spirito dei tempi.

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