Cultura

Prima tesi di laurea in lingua siciliana

Il siciliano, prima lingua poetica, torna dopo secoli nei documenti ufficiali. L’Università di Catania ha approvato la prima tesi di laurea in lingua siciliana. Sarà discussa alla facoltà di Lettere moderne all’università di Catania. L’autore è un augustano, Alessandro Saraceno.
“In questo entusiasmante lavoro, il nostro fratello ha esplorato l’uso del siciliano nel contesto del web, esaminando l’ortografia dei commentatori, le curiosità discusse nei gruppi online, le pagine dedicate alla normazione della lingua e le prospettive future di questa lingua meravigliosa. Il nostro autore ha gettato luce su esempi di lessicografia, ha esaminato il passato e l’evoluzione etimologica della lingua siciliana, evidenziando la sua attestazione contemporanea. Ha toccato argomenti di grande rilevanza, inclusi i ruoli delle Accademie Siciliane e Wikipedia in siciliano, oltre a esprimere punti di vista critici sulla politica culturale vigente. Ma ciò che rende davvero unico questo lavoro è il suo contributo alla lingua siciliana come lingua d’uso accademico. Questo rappresenta un precedente storico assoluto, in quanto finalmente il siciliano si presenta come protagonista su temi tecnici e contemporanei, specialmente grazie alla veste bilingue della tesi, voluta fortemente dal suo autore. È inoltre incluso un breve saggio argomentativo complementare intitolato “Pirchì ‘na tesi in sicilianu?”, che riflette sull’importanza e la dignità della pubblicazione di una tesi in questa lingua. La tesi, insieme al saggio, sarà presto pubblicata in un unico volume che mira a diventare un punto di riferimento per le future generazioni. Questo è solo l’inizio del percorso accademico del nostro fratello Alessandro, che si prefigge, in futuro, di dedicarsi in modo preponderante alla scrittura, una delle sue più grandi passioni” – si legge in una nota di Gioventù siciliana, movimento giovanile di cui fa parte Saraceno.
“Sarà agli atti, in storia, che dal 1555 a oggi il primo testo istituzionale in lingua siciliana lo ha redatto Alessandro Saraceno, scrittore e patriota. E già questo trafiletto sulla storia della lingua siciliana, questa restaurazione e innovazione al tempo stesso, l’ho guadagnata e il mio nome resterà anche solo per questo; anche se spero di poter conseguire cose ancora più grandi. Un infinito grazie ai siciliani, che dal 2015 si stanno risvegliando. E che hanno creato quel clima che ha reso questa tesi, impensabile decenni fa, possibile. Darò sempre il massimo per la Sicilia e spero di poterne segnare la letteratura in lingua per il XXI secolo. E grazie a Dio, che ama la Sicilia come nessuno assieme a Sua Madre, Maria Odigitria, patrona, regina e madre della Sicilia. E a Lei ho dedicato la tesi, oltre che al mio amato padre (a cui devo chi sono e diventerò)” – scrive l’autore sulle pagine dei social network.
Ma concretamente, di che tratta la tesi?
“Parlo dell’uso del siciliano nel web, tra ortografia del commentatore tipo, curiosità chieste nei gruppi, pagine di normazione della lingua e percezione e prospettive future della lingua. Cito esempi di lessicografia spiccia, tra precedenti del passato, evoluzione etimologica e attestazione contemporanea. Cito Cademia Siciliana e Accademia della Lingua Siciliana, Wikipedia in siciliano e tocco anche argomenti identitari (in marcata polemica con la politica culturale vigente) – scrive Saraceno. Tutti argomenti mai finora trattati; e che redigo con una indagine sul campo che conosco direttamente, dal 2015. La cosa più importante, è il siciliano come lingua d’uso accademico, precedente storico assoluto. Il siciliano che finalmente parla di sé stesso su argomenti tecnici e contemporanei. E “Pirchì ‘na tesi in sicilianu?” come saggio breve argomentativo complementare. Dignità di pubblicazione o no, la tesi intendo comunque mandarla alle stampe e con questo saggio come premessa del lavoro. Due opere in unico volume; che mira a essere un punto di riferimento per i posteri immediati. Dopo questa, potrò dedicarmi a poesie e racconti da pubblicare”.
A spiegare il motivo di questa patriottica scelta è l’autore stesso: “Studiare il siciliano, anche nel dettaglio, ma non adoperarlo, è come studiare una carcassa: puoi sapere tutto dell’animale in questione, ma non sarà mai la stessa cosa di poter studiare un animale vivo. Adoperare attivamente il siciliano è esattamente questo: lo studio ne risulterà molto più completo; scoprendo alla fine anche cose impossibili da sapere in una sola autopsia. È più bello, poi, un leopardo impagliato o uno vivo in natura? Ecco perché adoperare attivamente il siciliano, soprattutto quando parla di sé stesso su questioni contemporanee di interesse linguistico” (tratto da “Pirchì ‘na tesi in sicilianu?”).

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