L'Opinione

Ponte sullo Stretto di Messina: la sua realizzazione è la scelta più giusta per l’Italia?

Il discusso progetto per il ponte che dovrebbe collegare la Sicilia all’Italia e che dovrebbe costare quasi 14 miliardi di euro, ancora non è stato tradotto in realtà.
Nonostante le anticipazioni del ministro dei Trasporti Matteo Salvini nessun cantiere è stato aperto per tutto il 2024 e ancora non si ha una data certa nemmeno per il 2025.
Questo perché il progetto del ponte dello Stretto di Messina presenta diverse criticità che riguardano il suo impatto ambientale e le conseguenze che si potrebbero verificare sulle coste e sul mare dello Stretto che sono ancora al vaglio di accertamenti e di verifiche.
Inoltre dovrà passare per l’approvazione del Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.
Una approvazione indispensabile affinché il governo possa dare il via libera all’apertura dei cantieri, per questo attesa con ansia dal ministro Salvini e più volte citata nei suoi discorsi.
Ma è un’approvazione che dipende dal parere favorevole della Commissione VIA, Valutazione Impatto Ambientale, che risulta parimenti fondamentale, ma sin dall’inizio ha espresso parecchie perplessità in quanto ha ritenuto insufficienti i dossier presentati dalla società Stretto di Messina, poiché mancanti di adeguate analisi dei costi e dei benefici del progetto e soprattutto non chiari per il suo effettivo impatto ambientale, sulla tutela della biodiversità, sugli effetti dell’inquinamento acustico e dei campi elettromagnetici nell’area e soprattutto sulle reali condizioni di resistenza e di stabilità in caso di terremoto o di maremoto in considerazione dell’alto rischio sismico di queste zone.
Nonostante le successive integrazioni per colmare queste lacune, la Commissione Via ha approvato il progetto ma con diverse riserve, relative a una concreta incidenza ambientale negativa e non compensabile in quanto lo Stretto di Messina rientra nella categoria delle aree denominate Rete Natura 2000 vincolate a livello comunitario.
Lo Stretto è considerato tra i 28 siti di rotte migratorie più importanti al mondo per gli uccelli che si spostano dall’Africa verso l’Europa in primavera e che stremati dai chilometri percorsi rischiano di schiantarsi contro il Ponte, che dovrebbe essere alto circa 72 metri mentre le torri dovrebbero essere di circa 399 metri, causando un danno irreversibile alle rotte migratorie.
Per questo è stato richiesto un coinvolgimento diretto da parte dell’Unione Europea.
Questo significa che ogni intervento fatto su queste aree di pregio naturalistico che possa determinare un impatto significativo, necessita di una specifica valutazione sulla loro effettiva incidenza in base a determinati criteri che garantiscano la conservazione dei luoghi secondo i Piani paesaggistici delle due regioni interessate, Sicilia e Calabria nonché dei Piani regolatori dei Comuni competenti.
Di conseguenza, rifacendosi a questi criteri la Commissione Via nella sua valutazione ha espresso perplessità non potendo escludere eventuali effetti negativi, pur dichiarandosi favorevole.
In sostanza un parere positivo a metà in quanto affinché sia tale bisogna ricorrere all’autorizzazione da parte dell’Ue, prevista dalla VIncA , cioè dalle linee guida nazionali per la Valutazione di Incidenza del ministero dell’Ambiente, quando “nonostante una valutazione negativa, si propone di non respingere il progetto, ma di darne ulteriore considerazione…” in vista di “motivi di rilevante interesse pubblico” e individua tutte le misure idonee e compensative per poter permettere la realizzazione del progetto.
Solo quando si otterranno tutte queste valutazioni positive il Cipess potrà rilasciare la sua piena autorizzazione alla realizzazione del Ponte ma prima dell’inizio dei lavori bisognerà programmare un piano di opere anticipate e propedeutiche che riguarderanno indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche, e soprattutto la viabilità secondo quanto richiesto dai Comuni che hanno segnalato la necessità urgente di provvedere a dotare di infrastrutture adeguate le zone circostanti con la realizzazione di strade e di snodi di connessione.
Questa approvazione da parte del Cipess è determinante in quanto sancirà la Pubblica Utilità dell’Opera e di conseguenza autorizzerà la fase espropriativa nelle aree circostanti.
Autorizzazioni e iter burocratici evidenziano come il percorso per la realizzazione del ponte sullo Stretto sia un vero e proprio percorso a ostacoli nonostante le rosee previsioni di Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, che ha ottimisticamente pronosticato un inizio dei lavori per la seconda metà del 2025, poiché, ha assicurato, che il progetto del ponte sullo Stretto è stato studiato accuratamente in ogni minimo dettaglio per poter resistere senza problemi a terremoti molto più intensi di quelli avvenuti in passato.
Ma al di là delle indispensabili autorizzazioni, saranno ancora necessarie analisi aggiuntive dei luoghi interessati, bisognerà studiare misure di compensazione ambientale più dettagliate e più efficaci attraverso un monitoraggio che sicuramente richiederà parecchi mesi per poter quantificare quanti e quali saranno i danni effettivi sui luoghi e sul loro habitat.
La costruzione di questo ponte è veramente la scelta più giusta per l’Italia, è davvero così necessaria?
L’italia ha estremo bisogno di questa gigantesca costruzione umana anche a costo di perdere in modo irreversibile un inestimabile patrimonio faunistico e ambientale?
Domande al momento senza risposta, ma che però impongono una seria e onesta riflessione su benefici e perdite, che non sia contaminata dalla sola propaganda politica.

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