Policlinico Catania, bimba torna a “vivere” grazie a terapia innovativa

Il caso della piccola Aurora (nome di fantasia) rappresenta uno straordinario successo di squadra che ha coinvolto decine di professionisti per salvarle la vita. Questa bimba, alla nascita, sembrava destinata a un futuro segnato da un rapido e irreversibile deterioramento neurologico a causa di una rara malattia neurometabolica, il deficit di DOPA-decarbossilasi.
La malattia rara (in inglese AADCD, che colpisce solo un paio di centinaia di persone al mondo) è caratterizzata dal deficit o mancanza di una proteina (un enzima) che trasforma gli aminoacidi contenuti all’interno del corpo in altre sostanze, dette neurotrasmettitori, indispensabili per il normale funzionamento del nostro organismo e del nostro sistema nervoso: ad esempio, la dopamina, serotonina, adrenalina e noradrenalina).
La patologia è in grado di compromettere, gravemente, le capacità motorie, di apprendimento ed intellettive e, con il tempo, anche le capacità vitali delle persone che ne sono affette.
La diagnosi di Aurora è stata eseguita alla nascita attraverso lo Screening Neonatale Esteso (SNE) regionale, dall’Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” di Palermo che, assieme a quello di Catania, è uno dei due centri di riferimento per questo tipo di screening in Sicilia.
Nonostante la situazione sembrasse disperata, la collaborazione tra il Centro dello SNE dell’Università di Palermo ed un team multidisciplinare di specialisti della Clinica Pediatrica dell’Università di Catania, ha permesso di studiare a fondo il caso attraverso test clinici, di laboratorio e genetici, arrivando a confermare che Aurora era ideonea per un trattamento innovativo, la terapia genica, l’unica in grado di cambiare il corso naturale della sua malattia.
Nel luglio 2023 la bambina è stata presa in carico dalla Clinica Pediatrica Universitaria del Policlinico “Rodolico” dell’AOUP etnea, una struttura con grande esperienza nelle malattie neurometaboliche rare e che per la prima volta al mondo ha trattato un caso di questo tipo sin dalla nascita della paziente. Qui la bimba ha iniziato una prima cura preparatoria durata oltre un anno e mezzo.
Nel dicembre del 2024 al San Marco, il trattamento è entrato nella fase decisiva: la somministrazione intracerebrale della rivoluzionaria terapia genica attraverso un intervento di neurochirurgia per il quale i professionisti hanno avuto modo di prepararsi con un lungo e minuzioso lavoro, in questi mesi, anche seguendo interventi nel centro di Londra.
L’operazione ha visto coinvolta una squadra multidisciplinare di neurochirurghi, anestesisti rianimatori pediatrici e neuroradiologi del San Marco, insieme al gruppo di pediatri del Policlinico “Rodolico” con l’assistenza del personale infermieristico che ha lavorato per circa dieci ore gestendo al meglio l’attività operatoria.
L’intervento è stato eseguito con estrema delicatezza e precisione millimetrica, anche in virtù dell’impiego di una tecnologia di ultimissima generazione utilizzata per la prima volta in casi come questo. Si tratta della robotica guidata dalla neuronavigazione, della quale è dotata la Clinica Neurochirurgia universitaria dell’ospedale, che ha permesso di individuare, all’interno del cervello della bambina, i punti esatti per l’inoculazione della terapia direttamente all’interno di una zona particolare del cervello, il putamen.
Entrando nel dettaglio, attraverso piccolissimi fori praticati sulla testa della bambina, è stata inserita una cannula guidata dal braccio robotico. I 4 punti profondi all’interno del cervello dove è avvenuta l’infusione del farmaco (preparato con grande attenzione dai professionisti dell’UOC di Farmacia del San Marco) sono stati raggiunti utilizzando un piano di navigazione elaborato da moderni neuronavigatori che sfruttando la fusione delle immagini di Risonanza Magnetica preparatoria e Tac intraoperatoria hanno guidato il neurochirurgo con assoluta precisione..
La terapia genica, somministrata “in vivo” in un’unica infusione, ha fornito alla bambina la copia esatta del gene mancante attraverso l’inserimento di miliardi di copie di adenovirus inattivato che sono serviti a convogliare il gene mancante all’interno delle cellule nervose, con un impatto sul recupero delle funzioni neurologiche compromesse dalla malattia sino ad oggi estremamente positivo.
I primi risultati sono, infatti, straordinari: a due mesi dal trattamento, la bambina ha mostrato segni importanti di miglioramento delle sue capacità motorie con un loro recupero progressivo ed una riduzione delle manifestazioni neurologiche negative, ed oggi sta anche iniziando ad interagire in maniera attiva con i familiari. La sua risposta alla terapia ha sorpreso gli stessi medici che sono ottimisti riguardo al futuro della piccola. La bimba, dunque, è passata da un’assenza pressoché totale di movimenti ad un risveglio muscolare che le consente movimenti pian piano sempre più decisi e sofisticati, dapprima solo con gli occhi, adesso anche con la testa, con le gambe, le braccia e le mani.
La piccola dopo qualche giorno di ricovero post intervento ha potuto fare rientro a casa tra le braccia della sua famiglia che l’attendeva per darle amore e aiutarla ad affrontare i prossimi, decisivi mesi della sua crescita finalmente normale.
Il pionieristico intervento offre quindi una nuova prospettiva per la cura delle malattie rare, unendo scienza, innovazione e speranza.
Eladocagene Exuparvovec è il nome della terapia genica innovativa sviluppata da PTC Therapeutics – è la prima terapia avanzata sviluppata al mondo per le malattie neurometaboliche che prevede la somministrazione direttamente all’interno del cervello ed è indicata per persone affette da questa malattia di età pari o superiore ai 18 mesi [cioè bambini che abbiano già completato alcune fasi dello sviluppo cerebrale] e con fenotipo severo. In assenza di terapia le condizioni della piccola sarebbero ulteriormente deteriorate, come insegna la storia di questa malattia genetica rarissima e progressiva, mentre oggi le aspettative sono radicalmente diverse: ci si aspetta infatti che possa recuperare pian piano tutte le diverse tappe dello sviluppo psicomotorio e della crescita mancanti in precedenza.
Eladocagene Exuparvovec è stato sviluppato da PTC Therapeutics e i clinical trials sono stati condotti da ricercatori di Taiwan dove l’incidenza della malattia è molto elevata, ed è stato somministrato per la prima volta più di dieci anni fa. In Europa infatti esistono pochi centri specializzati per questo tipo di procedura innovativa: Roma (da marzo 2024), Montpellier, Parigi, Heidelberg e Londra. Il Policlinico “Rodolico – San Marco” è ad oggi il secondo centro italiano, dopo l’ospedale Umberto I dell’Università La Sapienza di Roma, ad essere stato autorizzato sulla base dei precisi requisiti necessari, alla somministrazione dell’innovativa terapia genica; il centro di Catania però, è il primo ad aver eseguito questo intervento, dopo lo Screening Neonatale Esteso ed il primo ad eseguire la somministrazione della terapia con il metodo combinato di robotica attraverso Tac intraoperatoria e di neuronavigazione. Durante gli studi clinici precedenti su questa terapia i bambini, ed anche alcuni giovani adulti affetti da questa malattia, sono passati dal mancato raggiungimento delle tappe di sviluppo psicomotorio e da una sintomatologia neurologica e generale invalidante, a conseguire un’abilità motoria clinicamente importante già alcuni mesi dopo il trattamento, con un miglioramento complessivo anche delle capacità cognitive.
L’assessorato alla Salute e la Presidenza della Regione Siciliana sono stati pienamente coinvolti nell’operazione attraverso il rapporto con il Ministero della Salute e l’Agenzia Italiana del Farmaco [AIFA] per la copertura di costi elevati che hanno tuttavia riportato alla giusta vita la piccolissima bambina che al momento dell’intervento aveva appena 19 mesi.