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Pestalozzi: sfere vitali, pedagogia, cittadinanza

L’età del Primo Romanticismo fu caratterizzata in Germania oltre ad una rinascita della letteratura e della musica anche da un enorme successo della pedagogia di Pestalozzi, Yverdon, Frobel, Goethe, Schiller e Herbart. Questi intellettuali hanno operato tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo. Soprattutto Johann Heinrich Pestalozzi è stato influenzato sia dall’Illuminismo che dal Romanticismo, trovandosi a rivivere posizioni settecentesche (l’idea dell’educazione dell’umanità; il governo illuminato; l’adesione agli ideali rivoluzionari) e atteggiamenti romantici (l’attenzione verso il popolo e i ceti più deboli; il ruolo del sentimento e dell’immaginazione).

Questo pensatore fu influenzato innanzitutto da Jean-Jacques Rousseau attraverso il quale rivolse la sua attenzione verso le condizioni del popolo e degli oppressi. Mentre il filosofo ginevrino operò per gran parte della sua vita in aperta contraddizione con la società del suo tempo, Pestalozzi si impegnò sul fronte politico chiedendo riforme sociali e una nuova politica educativa in favore dei ceti più deboli e per tutti coloro che abitavano lontano dalle città. Il vento di rinnovamento della Rivoluzione Francese aveva fatto sperare al pedagogista di poter applicare i propri progetti educativi nel quadro di un rinnovamento amministrativo e statuale. Nonostante questi rivolgimenti storici, incontrò numerosi ostacoli e un’aperta ostilità. Divenne famoso in tutta Europa con la scuola di Burgdorf che fu costretto a chiudere dopo oltre vent’anni di attività nel 1825.

Il metodo pedagogico di Pestalozzi trae origine dal pensiero di Rousseau da cui riprende l’idea che l’essere umano è fondamentalmente buono e deve essere solo assistito nel suo sviluppo, in modo da liberarne tutte le capacità morali e intellettuali. Il sistema educativo può aiutare a superare la pigrizia, l’ignoranza, l’avidità. Molti mali del mondo derivano dalla società urbanizzata e dall’interesse individuale. Tuttavia c’è una profonda differenza la visione pestalozziana rispetto all’Illuminismo e al pensiero di Rousseau. Mentre l’Illuminismo aveva forgiato un nuovo modello di pensiero a partire principalmente dalle scienze, Pestalozzi rivalutava il sentimento e l’immaginazione. La pedagogia giungeva così ad una dignità e autonomia rispetto alle altre scienze e alla filosofia mai viste. Mentre Rousseau concepiva l’educazione come l’isolamento dell’allievo al fine di metterlo in contatto con la Natura, Pestalozzi era convinto che la società avesse strumenti morali e politici per potere organizzare un sistema educativo efficiente in stretto contatto con riforme sociali per l’emancipazione delle classi più deboli. La scoperta della Natura è sicuramente importante, ma va strettamente connessa con l’applicazione della morale che parte dall’interiorità dell’essere umano. Il vero campo d’azione dell’umanità è la moralità.

A livello educativo riteneva che la formazione spirituale dell’uomo fosse caratterizzata dall’unità di cuore, mente e mano (o arte), che va sviluppata attraverso l’educazione morale, quella intellettuale e quella professionale, tra loro strettamente congiunte. La formazione dell’uomo è un processo complesso che si attua intorno all’Anschauung, ossia l’osservazione intuitiva della natura, che promuove lo sviluppo intellettuale, il quale promuove a sua volta uno sviluppo morale, in modo da realizzare l’ “elevazione dell’uomo all’autentica dignità di essere spirituale”.

Nelle Veglie di un solitario (1778-1779) Pestalozzi espose la teoria delle sfere vitali secondo la quale ogni essere umano opera nella famiglia, nella professione e nello Stato. Queste sono le sfere esterne della vita umana, ma esiste anche una sfera interna dove si sviluppa il sentimento interiore attraverso il quale Dio stesso agisce seminando Verità, Amore e un sentimento di Fratellanza nei confronti dell’Umanità. Il contatto con la Natura, che è un riflesso dell’ordine di Dio, porta alla consapevolezza dei doveri e alla saggezza. Sfere esterne e la sfera interna si compenetrano le une con le altre. L’individuo comprende di essere membro dell’Umanità, di essere creatura rispetto a Dio e di dovere agire per realizzare il regno della Felicità.

Negli anni successivi, influenzato dalla filosofia di Kant e Fichte e positivamente colpito dalla Rivoluzione francese si occupò più approfonditamente anche di alcune questioni politiche. Giunse alla conclusione che gli esseri umani passano attraverso tre stati: quello naturale, quello sociale e quello morale. Nel suo stadio naturale, gli esseri umani oscillano tra la bontà naturale e l’egoismo. Il successivo stadio sociale nasce con lo scopo di arginare il crescente egoismo degli individui. La società civile si sviluppa con l’imposizione della forza. Sebbene essa sia il frutto dell’azione dei dominatori sui dominati, anche parzialmente la società riesce a far nascere un sentimento morale e una conoscenza del diritto. Solo nello stadio morale, gli esseri umani possono realizzare pienamente se stessi. Nei primi due stati sono sottoposti a forze esterne irresistibili. Nel terzo stadio traggono la forza morale dall’interno delle loro coscienze. L’educazione ha lo scopo di far emergere la moralità negli individui, rendendoli consapevoli della propria interiorità e della propria posizione rispetto alla Natura. Su questa base, Pestalozzi pensava di forgiare cittadini onesti e laboriosi, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo suo progetto poteva realizzarsi solo attraverso la stretta collaborazione del sistema educativo con il governo in un quadro di riforme sociali per l’emancipazione delle classi più povere.

La pedagogia di Pestalozzi ha sicuramente alcuni aspetti estremamente interessanti e di grande valore filosofico: la teoria delle sfere vitali, la dimensione della moralità, la stretta connessione tra sistema educativo e sistema politico, tra struttura della pedagogia e struttura della cittadinanza.

La teoria delle sfere vitali riprende in parte la teoria dei cerchi concentrici che si trova espressa ne I doveri di Marco Tullio Cicerone. Mentre Pestalozzi la concepisce con una struttura ternaria (famiglia, professione, stato), Cicerone ne dà una struttura molto più articolata (amici, famiglia, città, stato, kosmopolis) arrivando a immaginare specifici doveri per ogni sfera. La differenza tra i due modelli è dovuta alle diverse esperienze di vita. Pestalozzi fu un pedagogo che man mano si interessò alla politica. Nella sua epoca, la Rivoluzione Francese stava facendo nascere un nuovo ordinamento. Cicerone operava nello sfacelo della Repubblica Romana e risaliva dalla china della politica all’etica e alla pedagogia per formare una classe dirigente in grado di affrontare il declino morale e politico della sua epoca. Entrambi, però, pongono in stretta correlazione ordine naturale, ordine morale e pedagogia. Hanno un fine comune: quello di forgiare un cittadino onesto e laborioso consapevole dei propri diritti e dei propri doveri. Pertanto, le geometrie e la struttura della pedagogia finiscono per ricalcare o anticipare le geometrie e la struttura della cittadinanza e della politica. Da punti di vista diversi entrambi vedono l’essere umano in relazione all’Umanità e alla Kosmopolis. Pestalozzi vi giunge attraverso la filosofia kantiana. Cicerone vi giunge dallo stoicismo e attraverso la sua grandissima esperienza politica, giudiziaria e forense. Bisognerebbe interrogarsi più approfonditamente sulle complesse geometrie della cittadinanza statuale e cosmopolitica odierna e tessere quelle nuove geometrie necessarie ad una nuova pedagogia globale, olistica e cosmopolitica.

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