Per una riqualificazione urbana di Catania seguendo il modello Caivano

Dopo il successo dell’esperimento Caivano, in tanti, sperando in una rigenerazione, hanno auspicato un’estensione del modello a Catania.
Il termine rigenerazione urbana (urban regeneration), nella sua accezione originaria, indica i programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare con impronta sociale e ambientale, privilegiando il riuso dell’edilizia esistente e contenendo, perciò, il consumo di suolo, in un’ottica complessiva di riduzione dell’impatto sull’ecosistema e di miglioramento della qualità della vita. Concetto diverso è quello del rinnovamento urbano (urban renewal), che prevede un’edilizia nuova o sostitutiva – basata su interventi di demolizione e ricostruzione – con una maggiore incidenza del suo carattere remunerativo. Questi due approcci, di fronte all’esigenza di un profondo cambiamento delle condizioni abitative, della situazione sociale e della qualità urbana nel Mezzogiorno, possono essere integrati, nei loro migliori aspetti, in una visione originale di sviluppo. Giuseppe Giarrizzo, nella sua “Catania”, (pubblicato da Laterza) ragionava in questo modo quando si proponeva di mettere al centro di una svolta meridionalista la “questione urbana”, come leva per il rafforzamento dei territori e dell’economia del Sud. Oggi, al cospetto delle contraddizioni e dei drammi dei maggiori agglomerati delle città meridionali – ma il tema riguarda ormai medi e grandi centri di tutto il Paese – è indispensabile riprendere l’elaborazione e la programmazione di interventi organici per rivitalizzare gli spazi urbani degradati, riconvertire i siti industriali dismessi e irrobustire il tessuto sociale, con una strategia di sviluppo più innovativa.
In tanti hanno invocato il modello Caivano per la rinascita di Catania.
La stessa Giorgia Meloni, riferendosi a Caivano, ha dichiarato che “è un modello che vogliamo estendere a tutte quelle realtà dove lo Stato è stato meno presente o, peggio, ha scelto di fare un passo indietro. È un lavoro che ci impegniamo a portare avanti per continuare a sfidare noi stessi e per dimostrare che è molto più seria una politica che prova a risolvere i problemi, anche i più difficili, a costo di fallire”. Per questo, è stato presentato un Piano straordinario e il decreto Caivano-bis.
Si tratta di “180 milioni di euro dei Fondi di sviluppo e coesione, per le periferie a rischio, da destinare in particolare sugli interventi di riqualificazione delle periferie”. Un progetto che comprende numerose realtà territoriali, tra cui Palermo e Catania, rispettivamente per il rilancio dei quartieri di Borgo nuovo e San Cristoforo.
“A Catania – ha sottolineato Giorgia Meloni – abbiamo scelto di occuparci del quartiere di San Cristoforo, che è uno dei più antichi e popolosi del capoluogo etneo. In particolare, la nostra attenzione si concentrerà sulla riqualificazione di Via Playa.”
E già il “Cantiere per Catania”, insieme ad altri 82 sottoscrittori e sotto il coordinamento dell’ex prefetto Claudio Sammartino, ha elaborato il documento “Assieme, per San Cristoforo 2”, contenente proposte per il quartiere. Il punto di partenza è la destinazione dei fondi del “decreto Caivano” per Catania, ma l’obiettivo va oltre l’immediato: si tratta di “una visione più ampia che affronta i problemi strutturali del quartiere, segnato da dispersione scolastica, marginalità, degrado e presenza criminale”. Si tratta di portare avanti “un’azione integrata, ponendo l’educazione e i servizi sociali al centro delle priorità”. Tra gli interventi proposti, grande attenzione è riservata al recupero degli spazi scolastici. Si prevede il rilancio dell’Istituto Comprensivo Statale “Card. Dusmet-Andrea Doria” di via Plaia, attraverso la ristrutturazione dell’edificio e la realizzazione di un prefabbricato da destinare a mensa scolastica e ad attività sociali nel cortile di 770 mq.
Un altro intervento riguarda la palestra comunale di via Cordai, che potrebbe essere riqualificata e dotata di nuovi arredi e attrezzature per essere utilizzata come spazio pubblico per attività sportive e ricreative, con la partecipazione di associazioni e gruppi sportivi legati alle Forze dell’Ordine, Il “Cantiere per Catania” propone anche il recupero dell’ex asilo comunale di via Toledo/via Moncada, attualmente in stato di abbandono. L’area, che dispone di 650 mq di fabbricati e un’area esterna di 2100 mq, potrebbe ospitare un Istituto di istruzione secondaria di secondo grado, finora assente nel quartiere. “L’idea è non solo di ampliare l’offerta scolastica, ma anche di creare percorsi di formazione professionale tecnica e artigianale, valorizzando tradizioni locali come la liuteria, in collaborazione con associazioni di categoria”. Per combattere la dispersione scolastica si propone l’apertura di plessi distaccati di scuole superiori mentre attraverso il progetto “Botteghe della legalità” si punta alla legalizzazione delle attività attualmente informali e “alla creazione di nuovi spazi per le attività imprenditoriali che mira al riutilizzo di immobili confiscati – in particolare quelli a piano terra – per ospitare attività artigianali giovanili”.
Utilizzando lo strumento previsto dal regolamento comunale sulla collaborazione tra enti e cittadini si propone la nascita di un centro di partecipazione civica all’interno di un bene confiscato alla mafia, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente i residenti nella progettazione dello sviluppo del quartiere.
Certamente questo non basta.
Come sappiamo, si è aperto da poco il cantiere nell’area del vecchio San Berillo, per la riqualificazione di via Di Prima e piazza Turi Ferro già denominata Spirito Santo, e hanno avuto inizio i lavori anche per la realizzazione di spazi a verde e nuova pavimentazione, nelle vie Pistone e delle Finanze, cuore dell’antico quartiere a “luci rosse” nel centro di Catania.
Un piano di riqualificazione, che si inserisce all’interno dei Piani Urbani Integrati previsti per il completamento dell’area di San Berillo, principalmente legati alle misure del Pnrr che interessano la città di Catania con diversi interventi di riqualificazione urbana, per un ammontare complessivo di 74 milioni di euro di investimenti.
Un altro piccolo passo, per la rigenerazione urbana di Catania, riguarda il restyling in vista per Corso Sicilia, con lavori di riqualificazione e interventi di rigenerazione urbana; un tassello fondamentale per il riordino e la trasformazione di una delle arterie più importanti della città, che collega il centro cittadino alla zona costiera portuale
Si è già autorizzata l’apertura del cantiere per realizzare il progetto definitivo. L’intervento rientra tra le misure dei Piani Urbani Integrati, pianificati nell’ambito del Pnrr e inseriti tra quelli da finanziare con fondi comunitari.
I lavori prevedono la sistemazione della nuova pavimentazione delle due ampie carreggiate stradali e dei marciapiedi, l’ammodernamento dei sistemi di illuminazione con luci a Led e il potenziamento della videosorveglianza. Inoltre, i separatori di carreggiata verranno alberati e connessi ad altre importanti opere a verde, e migliorati gli accessi alle fermate della metropolitana. L’area, attualmente degradata, richiede da anni interventi di conservazione e restauro, nonché la promozione di uno sviluppo sostenibile.
“Sebbene di straordinaria importanza, questi interventi rappresentano solo una porzione complementare rispetto al grande piano di riassetto previsto per tutto Corso Sicilia e le vaste aree limitrofe, come Piazza della Repubblica e quelle annesse al vecchio San Berillo”.
Insieme a queste iniziative, che vanno monitorate e controllate, ex ante e non ex post, sul piano dei tempi di esecuzione e sul piano del rispetto della legalità, occorre mettere a regime almeno altri tre cospicui campi di azione su temi irrisolti: l’impiego del patrimonio immobiliare pubblico e la sua rigenerazione; la risoluta definizione di programmi per nuove abitazioni, attraverso processi di rigenerazione edilizia; la realizzazione di piani di manutenzione, decoro e viabilità su scala metropolitana. “Per integrare queste opere in una logica di sistema è indispensabile, secondo Amedeo Lepore, anche in tempi difficili, rinsaldare una collaborazione e una sinergia istituzionale su scopi specifici, ma di grande valore per la comunità. Non dimenticando, come ha ammonito Saskia Sassen, che le maggiori città, oltre a dovere curare il benessere dei loro abitanti, sono parte di una competizione a livello nazionale e internazionale per affermare la loro attrattività”. Solo in questo modo, Catania potrà vincere la sfida.