Cultura

Papa Francesco: “Contro la Guerra. Il coraggio di costruire la pace”

Contro la Guerra. Il coraggio di costruire la pace che contiene i principali discorsi di Papa Francesco contro la guerra e sulle relazioni internazionali degli ultimi anni (2015-2022).

Sin dall’introduzione il papa ammonisce: “La guerra è un sacrilegio, smettiamo di alimentarla”. Il Afferma che il mondo sta vivendo una Terza Guerra Mondiale a pezzi (pag. 7 e pag. 43). “Tante guerre sono in atto in questo momento nel mondo, che causano immane dolore, vittime innocenti, specialmente bambini. Guerra che provocano la fuga di milioni di persone” (pag. 7). Ripropone il Magistero di Papa Giovanni XXIII e di Paolo VI per la pace e dell’ONU. “La guerra non è ineluttabile! Quando ci lasciamo divorare da questo mostro rappresentato dalla guerra, quando permettiamo a questo mostro di alzare la testa e di guidare le nostre azioni, perdono tutti, distruggiamo le creature di Dio, commettiamo un sacrilegio e prepariamo un futuro di morte per i nostri figli e i nostri nipoti. La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione di potere, la violenza, sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia bellica che dimentica l’incommensurabile dignità della vita umana, di ogni vita umana, e il rispetto e la cura che le dobbiamo” (pag. 11).

Francesco invita tutti a lavorare per la pace perché con la guerra nessuno vince (pag. 17): “Abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impresi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani.” (pag. 17).

Il Papa condanna le guerre vicine come quella in Ucraina che hanno una grande risonanza mediatica. Parla e condanna pure le guerre lontane, dimenticate dai media e dall’opinione pubblica come quella in Yemen. Condanna il riarmo e l’uso delle armi nucleari (pag. 9-10, pag. 48-52, pag. 57-62, 63-79).

Esprime parole di condanna contri chi fa la guerra. “Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra.” (pag. 29).

Secondo il papa, la soluzione dei problemi attuali sta nel promuovere il dialogo e la fraternità tra i popoli e gli stati (pag. 30). Ritiene che non sia possibile “costruire la pace sulla sfiducia reciproca” (pag. 54). In tal modo, spera di poter eliminare i conflitti armati e soprattutto le guerre per procura, e tutti i nuovi tipi di conflitti indiretti e/o asimmetrici (pag. 30 e ss). Condanna anche il terrorismo e afferma chiaramente che non è compatibile con la vera religione (pag. 45-47): “La religione, per sua natura, dev’essere al servizio della pace e della fratellanza. Il nome di Dio non può essere usato per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione” (pag. 87). In questa prospettiva, le religioni devono trovare una dimensione di pace e di dialogo tra loro. In particolare, le tre religioni abramitiche sono condotte sulla via della fraternità e sulla via della preghiera (pag. 151-157)

 A questi due elementi (dialogo e fraternità) che mirano alla realizzazione della giustizia, il Papa contrappone la cultura dell’indifferenza. Scrive: “Nel mondo attuale i sentimenti appartenenza a una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia di altri tempi. Vediamo, come domina un’indifferenza di comodo, fredda, globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione…” (pag. 37). La realizzazione della giustizia è il fine dell’azione umana in particolare a livello internazionale. Guerra è sinonimo di ingiustizia, di disuguaglianza, di abuso di potere. “La guerra è il mostro, che col mutare delle epoche, si trasforma e continua a divorare l’umanità.” (pag. 41). La pace è sia una dimensione di beatitudine ma anche giustizia, incontro e rispetto della dignità umana.  In vari punti dei suoi discorsi, il Papa parla dell’ONU, della Carta delle Nazioni Unite e delle infrastrutture giuridiche del diritto internazionale (ex multis pag. 54 e ss). Nell’enciclica Fratelli tutti arriva a proporre chiaramente una riforma dell’ONU, perché “la pace e la stabilità internazionali non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere. La pace deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia tra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà” (pag. 56).

Dice a tutti gli uomini: “Voi siete tutti fratelli”, fratelli che devono agire in nome della solidarietà e devono farsi a carico delle fragilità degli altri (pag. 83-84). Parlando in Iraq, il Papa ritorna alle origini delle tre religioni abramitiche. Il patriarca Abramo era originario di Ur, una città dell’antica Mesopotamia, oggi Iraq. È come se volesse far ripartire la Chiesa Cattolica da Abramo e dall’antica Mesopotamia. Gesù viene presentato come il Principe della Pace contro le divisioni, la guerra, le ingiustizie e il terrorismo. È la grazia di Dio che sovrabbonda. Il papa finisce per tracciare una nuova chiesa. Il centro della Chiesa non è Roma, ma l’Iraq, la terra di Abramo, dove tutto ha avuto origine, è una chiesa peregrinante e che aspira a raggiungere tutte le periferie del mondo in nome della pace e della salvezza di Cristo: “Sul Calvario è avvenuto il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare se stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa. Ed è arrivata la vittoria di Dio, la sua misericordia è scesa sul mondo. Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità: “la croce ci rende fratelli”. Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, abbraccia ciascuno. Perché solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi. Guardiamo al Dio Crocifisso, e chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni. (…) Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a “farci altri”, ad andare verso gli altri. Più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e “universali”, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare è stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, dai più simili a Cristo. Il grande arcivescovo di Costantinopoli san Giovanni Crisostomo scrisse che “se non ci fossero i poveri, in larga parte sarebbe demolita la nostra salvezza”. Il Signore ci aiuti a camminare insieme sulla via della fraternità, per essere testimoni credibili del Dio vivo.”. (pag. 147-148).

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