Occorre imboccare una direzione (o quella opposta)
Il paravento di Renzi, causa unica delle fibrillazioni di un governo perfettamente funzionante, unica soluzione possibile per uscire dalle crisi, sanitaria ed economica, è stato spazzato via proprio dal maggiore interessato, Conte. “In questi giorni – ha detto in una pausa della girandola di incontri tesi a scongiurare la crisi -sto preparando una lista di priorità che valgano a indirizzare e a rafforzare l’azione del governo sino alla fine della legislatura. Un programma da poter discutere e condividere con tutte le forze di maggioranza”. Certo Renzi è mosso dal suo interesse politico. E altrettanto certamente è stato il detonatore. Ma perché negare la realtà, se proprio Conte afferma che occorre “indirizzare e rafforzare l’azione di governo”? Il Conte 2, nato per contrastare l’ascesa di Salvini, obbiettivo legittimo e raggiunto, si è poi trovato a dovere affrontare una situazione imprevista e del tutto eccezionale. Una situazione per la quale non era né preparato né attrezzato. E, soprattutto, per la quale non dispone in parlamento di una sufficiente maggioranza.
I Conte boys, ovvero gli ultras per convinzione o per disperazione, avendo puntato le carte della loro carriera politica tutte sul presidente per caso, hanno di che essere preoccupati. Torbide parole si sono addensate sulla crisi annunciando buio e tempesta. Oltre alla necessità di rafforzare l’azione di governo (dopo avere sostenuto per mesi che questo era il migliore dei governi possibili) ha fatto la sua comparsa il bisogno insopprimibile del “patto di legislatura”. E’ il lessico dei momenti solenni, gravidi di sviluppi. Significa che occorre imboccare una precisa direzione, oppure anche quella opposta, perché fermi non si può stare. Perché secondo il lessico di questi momenti, evocare il patto di legislatura, significa che si deve andare fino in fondo: con Conte o sacrificando Conte per consentire il raggiungimento del nobile scopo. Anche perchè, alla fin fine, il suo era si il migliore dei governi possibile, ma aveva bisogno di “rafforzare la sua azione”.
Il Recovery plan da molto tempo era pronto. Ora il ministro Gualtieri lo ha riscritto e, dunque, è prontissimo. Ma non si sa, ancora, se è stato dotato di quell’anima che pare mancasse. E, allora, si diffonde la nostalgia di una politica diversa. Quando i partiti erano tanti. I governi, anche: perché si succedevano, in media, al ritmo di uno ogni anno. La stabilità era nel quadro generale e nelle alleanze. Mancava l’alternanza, e non era poco. Non si poteva fare perché il mondo era diviso in due. Alcuni partiti italiani stavano di qua, altri di là. Ma l’anima c’era, eccome. Di qua e di là.
Tratto dal giornale online Pensa Libero (www.pensalibero.it) per gentile concessione.