Norma: il dramma di una donna e l’eterna lotta tra dominatori e vinti
Grande successo al Massimo ‘Bellini’, nel 190° anniversario della morte del Cigno catanese del melodramma in due atti Norma. Musica di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani. Interpreti: Norma, Irina Lungu/Carmela Remigo; Pollione, Antonio Poli/Ivan Magrì, Oroveso, Carlo Lepore/Alessio Cacciamani; Adalgisa, Elisa Balbo/Aya Wakizono; Clotilde, Anna Malavasi/Alessandra dalla Croce; Flavio, Marco Puggioni/Blagoj Nacoski. Direttore Leonardo Sini. Maestro del Coro Luigi Petrozziello. Regia, scene e costumi Hugo De Ana. Allestimento del Sofia Opera and Ballet House. Direttore Allestimenti Scenici Arcangelo Mazza. Assistente scenografo Nathalie De Ana. Assistente regia Michele Cosentino. Assistente costumista Giovanna Giorgianni. Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini.
Come dovuta premessa bisogna sottolineare che si è voluta dedicare questa splendida versione di “Norma”, con cui si sono aperte le celebrazioni del 190° anniversario della morte di Vincenzo Bellini, alla memoria del maestro Domenico De Meo esperto a livello mondiale di musica belliniana, il cui ricordo è sempre vivo e caro al pubblico catanese.
L’innovativo allestimento dell’opera, tratta da “Norma, ou L’infanticide” di Louis-Alexandre Soumet, si deve al regista Luca De Hana che – come ha detto nell’intervista rilasciata al nostro giornale – ha scelto un’ambientazione di spirito neoclassico, nel senso più positivo del termine, ma con una effervescenza propria del romanticismo nella cui cornice si sviluppa il belcanto.
In questa Norma, molto attuale, infatti, la maternità supera la vendetta della tragedia classica (Medea), la rivalsa si trasforma in perdono e la protagonista diventa un’eroina moderna.
Sin dall’ouverture pertanto si confrontano e si mescolano proiezioni sui velari di monumenti romani, come la statua equestre di Marco Aurelio, e immagini napoleoniche a cominciare dall iconico dipinto di David, mescolati ad un vero e proprio trionfo dell’arte di Canova.
Dragoni francesi e soldati sovietici si alternano sulla scena a dame vestite rigorosamente in stile impero creando una sovrapposizione quasi palmare tra un passato remoto da “De bello gallico” e un passato prossimo da epopea napoleonica che precede i sussulti risorgimentali del tempo di Bellini: lo spirito di rivolta è diacronico e universale.
Medesime contaminazioni, riuscita alchimia che supera le barriere di spazio e tempo erano presenti anche in un’altra edizione di “Norma” messa in scena qualche anno fa, sempre al ‘Bellini’, in occasione del 186° anniversario della prima rappresentazione dell’opera al teatro La Scala del 26 dicembre 1831.
In quel caso la scena si apriva nel saronnese salotto ottocentesco di Giuditta Pasta che ricorda l’infelice esordio, subito recuperato, dell’opera (“Ti scrivo -Bellini all’amico Fimiani- sotto l’impressione del dolore che non posso esprimerti, ma che tu solo puoi comprendere. Arrivo dalla Scala. Lo crederesti… Fiasco!!! Fiasco!!! Solenne fiasco!!!… ma io son giovane, e sento nell’anima mia la forza di poter prendere una rivincita di questa tremenda caduta”).
In quella rappresentazione lo spirito era decisamente risorgimentale.
“Celebriamo il genio di Vincenzo Bellini commemorando il 190º anniversario della morte – ha dichiarato il Soprintendente Giovanni Cultrera di Montesano – e inauguriamo la stagione lirica 2025 con il messaggio di pace che irradia dalla ‘sua’ Norma. ‘Sua’ non solo per l’inarrivabile ispirazione, ma perché fu lo stesso compositore a voler profondamente modificare l’omonima fonte letteraria francese, ispirata al mito sanguinario di Medea e incentrata sullo scontro feroce tra culture differenti. Si deve di contro a Bellini se la drammaturgia musicale di Norma approdò ad un percorso di espiazione e perdono, condiviso da oppressi e oppressori…”
Il giovane direttore d’orchestra Leonardo Sini, al suo debutto al Teatro Bellini, ha dichiarato a sua volta nell’intervista rilasciata al nostro giornale, il suo amore per Bellini e per la complessità dell’opera, in cui l’orchestra deve supportare il bel canto, e la sua ammirazione per il cast eccezionale come tecnica e spessore della voce.
A questo proposito anche l’interprete principale, Irina Lungu, che ha debuttato al ‘Bellini’ nel 2004, tornata poi per ‘Traviata’ e l’anno scorso per ‘La lupa’ e il ‘Berretto a sonagli’, ha dichiarato di essere soddisfatta per aver superato questa prova (è alla sua terza opera belliniana dopo ‘Capuleti e Montecchi’ e ‘Il Pirata’) vocalmente e scenicamente nonostante la sua complessità che richiede forte equilibrio tra emozioni intense e contrastanti, senza mettere nulla in secondo piano. La sua ammirazione va al regista, al direttore d’orchestra e al cast intero con cui ha interagito con serenità e complicità.
Melodiosa e potente la sua voce con l’ampia gamma di acuti e gorgheggi che la caratterizza, difficoltà affrontate nel passato quasi unicamente da Maria Callas ma in questa occasione splendidamente fronteggiate.
Bellini -ha detto nell’intervista Elisa Balbo – è caro pure al mio cuore; è contenta infatti di interpretare, nonostante le comprensibili difficoltà, Adalgisa come soprano perché una giovinetta non può essere un mezzo-soprano come vorrebbe la tradizione: una tragedia, ‘Norma’ caratterizzata da una incredibile leggerezza; una meravigliosa esperienza!
Sostenuto dall’orchestra del nostro teatro con la bacchetta del maestro Sini, insieme al coro magnificamente diretto dal maestro Luigi Petrozziello, tutto il cast è riuscito a raggiungere un’armonia assoluta tra vocalità e recitazione.
Un riuscito intreccio tra belcanto ed estetica contemporanea.
Sembrava riecheggiasse il giudizio di Richard Wagner: “Di tutte le creazioni belliniane, Norma è quella che, accanto alla più ricca pienezza delle melodie, unisce l’ardore più intimo con la dignità più profonda”.
E così la lotta tra dominatori e ribelli, lo scontro fra culture diverse, il dramma di Norma, i suoi forti e antagonistici sentimenti e la sua tragica fine hanno animato, ancora una volta, questo capolavoro belliniano. Hanno messo in luce le doti del compositore, il suo lirismo, le indimenticabili melodie, la forte caratterizzazione dei personaggi, mandando in delirio il pubblico.
Foto e video di Lorenzo Davide Sgroi