Non ci sono più le maestre di una volta! Insegnante di Treviso sbarca su “Onlyfans”

Il classico stereotipo della maestra d’asilo ci dipinge una donna bonaria e sorridente che ci offre i giochi e la merenda. Una vice-mamma insomma, grazie alla quale siamo riusciti a lasciare la casa dei nostri genitori senza troppe lacrime.
Per questo ha suscitato scandalo e diviso l’opinione pubblica il fatto che una maestra di Treviso, stanca di non arrivare a fine mese con il suo stipendio, si sia iscritta su “Onlyfans”, la piattaforma on line a pagamento che diffonde contenuti per adulti. La maestra, che lavorava in un istituto cattolico, è stata subito sospesa dall’insegnamento e ora rischia il licenziamento. La donna, pur amareggiata, non intende lasciare la piattaforma rivendicando la libertà di esibire il suo corpo e, dopo aver assunto alcuni avvocati, afferma di voler riprendere a lavorare anche a scuola.
Il ministro Valditara è subito “sceso in campo”, adeguando il codice etico già esistente per gli insegnanti e affermando che, come accade per i dipendenti pubblici, i docenti debbano “evitare dichiarazioni, immagini o commenti che possano danneggiare il prestigio o l’immagine dell’amministrazione”; il ministero sta quindi lavorando – con l’aiuto di una commissione di giuristi – a un codice ufficiale per tutto il personale scolastico italiano che contiene un capitolo dedicato all’uso dei media e dei social, in linea con il Codice di comportamento nazionale per i dipendenti pubblici.
La vicenda della maestra di Treviso ci invita ad alcune importanti riflessioni.
Il fenomeno, che sta prendendo piede in maniera sottorranea ma costante, ha aperto un acceso dibattito sulla dignità del lavoro, la libertà personale e il confine tra sfera privata e professionale.
In Italia siamo in grado di sorvolare senza soffermarci troppo su guerre, stragi di bambini, e migranti che affondano davanti alle nostre coste.
Ma il sesso è ancora un tabù capace di farci indignare.
La vicenda narrata mostra chiaramente tutto il suo moralismo e la sua ipocrisia se pensiamo che a denunciare la maestra sia stato il genitore di uno dei bambini dell’asilo, che aveva riconosciuto il profilo della donna sulla piattaforma per adulti (che evidentemente lui frequentava in modo attivo).
C’è poi da riflettere su alcune delle motivazioni che la maestra ha fornito per spiegare la sua scelta di entrare su “Onlyfans”: in mezza giornata, ha detto l’insegnante, riesci a guadagnare circa 1200 euro, l’equivalente di un mese di stipendio da maestra.
Per diventare una maestra di asilo oggi è necessario conseguire una laurea magistrale in Scienze della formazione primaria, fare il tirocinio e prendere l’abilitazione all’insegnamento. Un percorso lungo, faticoso e dispendioso giustificato solo da una grande passione per i bambini e per l’insegnamento. Maestri e professori svolgono da sempre un ruolo fondamentale nel percorso di crescita e di sviluppo dei bambini e degli adolescenti e rappresentano spesso e volentieri modelli da seguire nella vita adulta. Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina, ha affermato che “la scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare bravi maestri”.
Oggi però il ruolo del maestro, così importante nella formazione delle giovani menti, è gravemente svilito. In Italia, più che altrove, è mortificato dai genitori che non ne riconoscono il valore e che troppo spesso accusano e aggrediscono, verbalmente e non – sigh – gli insegnanti dei loro figli; dalla società che non lo considera un lavoro prestigioso e continua a ritenere che i maestri lavorino solo 18 ore alla settimana; dagli stessi dirigenti scolastici, ormai diventati manager e quindi, a volte, lontani dalle reali problematiche legate all’insegnamento/apprendimento.
Ma il lavoro dell’insegnante è svilito soprattutto dagli stipendi bassissimi con i quali gli stessi sono remunerati, che spesso non consentono neanche di arrivare a fine mese (considerando, come già detto, i lunghi anni di studio e formazione che sono necessari per poter insegnare).
Il contratto per gli insegnanti è stato rinnovato per l’ultima volta nel 2021. Era previsto un nuovo rinnovo entro il 2024, ma alcuni sindacati hanno bloccato le trattative sostenendo che gli aumenti proposti erano inadeguati. Dal gennaio del 2025 ogni mese i docenti aspettano di vedere in busta paga gli arretrati del precedente triennio e il nuovo rinnovo del contratto, quello per il triennio 2025-27, rimanendo ogni volta delusi. I docenti non possono inoltre, come avviene invece per altre categorie, svolgere un secondo lavoro pomeridiano che li aiuti a rimpinguare il loro magro portafoglio.
La vicenda della maestra di Treviso è dunque importante perché ci spinge a riflettere ancora una volta non solo sui nostri tabù ma anche sulla rivalutazione di una professione importantissima che oggi è così tanto svalutata.
La decisione della maestra provoca un danno d’immagine per la scuola o è una reazione legittima a una condizione lavorativa insostenibile? Certo, ciò non evita il rischio di richiami o provvedimenti, anche a livello mediatico. Eppure, dietro ogni docente che apre un profilo su OnlyFans, c’è spesso una storia di precarietà, frustrazione, e bisogno di indipendenza economica. Non è pornografia a scopo di scandalo, ma un modo per reclamare libertà e dignità, forse anche con una provocazione verso uno Stato che chiede tanto e restituisce poco.