L'Opinione

Moderni cavalieri inesistenti

Un nuovo anno è appena iniziato, ma a guardarci intorno non c’è niente di nuovo per cui esultare: guerre, morti, violenza sono impietosamente presenti, prepotentemente radicati in ogni parte del mondo per continuare a marcare in modo netto la priorità degli interessi economici e politici sulla vita umana.
E tutti noi, dopo aver brindato a un futuro migliore, siamo ritornati a rinchiuderci dentro alle nostre lucide armature di individualismo, all’interno delle quali siamo così soli da avere sempre più spesso la sensazione di dissolverci e di perdere la nostra identità, fino a sparire e a trasformarci in moderni cavalieri inesistenti, così come, in un tempo immaginario, lo è stato Agilulfo, di memoria calviniana.
Questa nostra astratta civiltà di massa ci ha rinchiuso dentro a vuote armature di facciata, e noi non ci siamo ribellati, le abbiamo esibite con orgoglio, credendo che fosse l’univa via per adeguarci, per essere parte della collettività senza renderci conto che, invece, abbiamo rinunciato a noi stessi, che abbiamo perso la nostra vera intrinsecità e siamo precipitati in un vortice insensato e confuso, al fondo del quale noi non esistiamo più come persone umane, siamo solo spenti simulacri di quella individualità caratteriale che, in un passato ormai sbadito, ci contraddistingueva gli uni dagli altri.
Questa tanto decantata modernità ci ha costretto all’interno di armature tutte uguali che hanno finito con il cancellare il nostro esserci come individui pensanti.
E adesso siamo solo individui compressi da una società che esige da noi una completa omologazione e che ci ha ridotti tutti a erranti cavalieri inesistenti, protesi verso una spasmodica ricerca di noi stessi, ma invano perché incapaci di uscire fuori dalle lucide armature che ci imprigionano, poiché esse si sono fuse con noi e noi siamo diventati solo un ammasso di involucri.
Ma se vogliamo affermarci come individualità pensanti dobbiamo uscire allo scoperto con “l’ostinazione d’esserci, di marcare un’impronta e di fare attrito con tutto quello che c’è” prendendo a prestito le parole di Italo Calvino.
Solo se si è individui consapevoli di sé stessi, si sente addosso tutta la pesantezza dell’armatura che ci opprime e che ci obbliga ad adeguarci ai dettami di una società che pretende di definire la nostra umanità.
Se non vogliamo definitivamente perdere la nostra interiorità più profonda, se non vogliamo più annullarci dentro a delle vacue armature, in questo nuovo anno, cerchiamo di imporci con i nostri pensieri, con le nostre volontà e opponiamo la nostra fermezza di esseri pensanti contro ogni bruttura e ingiustizia in modo da cambiare l’esistenza umana in meglio e per assicurare a noi stessi e ai nostri simili quella dignità che tutti meritiamo.
L’umanità tutta ha un disperato bisogno di più determinazione individuale e di meno armature.
Dobbiamo vivere fino in fondo il rito di passaggio dal vecchio anno al nuovo per scrollarci di dosso le nostre lucide armature che ci fanno apparire tutti belli e perfetti. Liberi da esse, dimostriamo la nostra presenza, affrancandoci dalle vacue ideologie di massa e dalla disumanità degli interessi politici ed economici e, soprattutto, affermiamo la nostra individualità, perché mai come adesso c’è urgenza di pace e di equilibrio a ogni livello, da quello sociale a quello politico e internazionale.
Solo in questo modo, potremo tutelare i diritti umani di tutte quelle donne, uomini e bambini stritolati da brutali guerre e da inutili quanto devastanti bombardamenti. Vittime innocenti che in questo momento stanno morendo per colpe non loro a Gaza, in Ucraina così come tutte le migliaia di civili uccisi dalla brama di dominio di governi senza scrupoli, in tutti i conflitti che infiammano ogni parte del mondo.
Lottiamo con determinazione per i diritti negati di tutti coloro che scappano dalla disperazione delle loro terre dilaniate perché, in questo nuovo anno, non si vedano più impietose immagini televisive di corpi senza vita in balie delle onde del mare.
E, ancora, per i diritti calpestati di ogni donna che è stata discriminata in ambito lavorativo e sociale e per il diritto alla vita di tutte quelle donne svilite dalla prevaricazione ossessiva e malata di uomini deboli e vigliacchi.
Ma soprattutto impariamo a confrontarci senza acrimonia e a non lasciarci manipolare da presunti capi politici che, per pura propaganda, intossicano le idee e infiammano le menti, calpestando indegnamente il bene della collettività, svilito e barattato come merce di scambio in nome di presunti obiettivi di progresso generale.
Forse questa rivalsa della nostra umanità è solo un’utopia, evanescente come le bollicine che frizzavano nelle coppe di champagne la notte di Capodanno, forse è solo un’illusione, assurda e insensata, ma è l’unica certezza che ci rimane per affermare noi stessi e per vivere degnamente e fieramente in questa nostra società, altrimenti continueremo a essere moderni cavalieri inesistenti, prigionieri in eterno delle nostre lucide e impeccabili armature.

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