Metaeuropa, il lavoro è una questione di comunità
La festa dei lavoratori è passata. È proprio in questo momento, quando cala il sipario sulle tante iniziative organizzate in tutto il Paese, che si deve insistere. Continuare a parlare di lavoro, ad attivare energie e sinergie affinché tutti, giovani e adulti, possano, attraverso un impiego, sentirsi “utili” per se stessi e per la comunità in cui vivono.
Lo sanno bene gli operatori della Cooperativa Sociale Metaeuropa di Vittoria, in provincia di Ragusa, centro di prossimità della Fondazione Èbbene e socia del Consorzio Sol.Co. Rete di Imprese Sociali Siciliane, che tra le mission ha anche quella degli inserimenti lavorativi per servizi di pubblica utilità.
«Sono fermamente convinto del ruolo fondamentale che il lavoro gioca nella costruzione di un percorso di vita – commenta Luca Campisi, legale rappresentante della Cooperativa. A prescindere dall’età delle persone che si rivolgono a noi per un aiuto, un sostegno, un consiglio sulla strada da seguire. Perché non si può pensare di cominciare – o ricominciare – un percorso di vita senza l’autonomia».
Va in questa direzione la sinergia, sempre più salda, tra Terzo Settore ed enti pubblici, che lavorano fianco a fianco per costruire economie che generano lavoro. «Da giovani imprenditori sociali che cinque anni fa hanno scelto di mettersi in gioco percorrendo una strada non convenzionale – aggiunge Campisi – mi sento sempre di consigliare ai ragazzi e alle ragazze di mettere in campo creatività per generare nuove forme di lavoro, specie nella nostra terra, dove si fa fatica ad averne uno certo. L’impresa sociale ne è un esempio, perché ha la capacità di innovarsi e innovare territori e bisogni, creando servizi che offrono lavoro».
Tutto passa, certamente, dalla collaborazione e dal senso più profondo della cooperazione. Che è quella di mettere in sinergia le forza in campo. Come osserva Giuseppe Fiorellini, assessore alle Politiche del lavoro, bilanci e tributi del comune di Vittoria. «La sinergia tra la PA e il Terzo Settorepotrà generare nuova occupazione nella misura in cui lo sviluppo dell’economia sociale sarà capace di rispondere a tre sollecitazioni: rappresentare una rete di protezione sociale, contrastare le diseguaglianze e creare opportunità diffuse. Il Terzo settore – chiarisce – deve superare la caratteristica di gestore del welfare e provare a promuovere sviluppo economico sostenibile».
Quale, dunque, la sfida per frenare la fuga dei cervelli e trasferire forme di lavoro che tradizionalmente non sono costruite, come nel caso degli imprenditori sociali? «La sfida sarà quella di dare forma a mestieri che esulano dai lavori tradizionalmente riconosciuti, come quello gli imprenditori sociali e di altre figure che si fanno strada nella società pur non trovando riconoscimento nell’ordinamento. Tale sfida, tuttavia, passa attraverso il rafforzamento del sistema di istruzione e formazione, un compito che il Terzo Settore dovrebbe assumere, e azioni che possano rendere sostenibile lo sviluppo economico anche dal punto di vista dell’innovazione sociale di mestieri innovativi e start up originali. Alla base di tutto questo sistema – conclude Fiorellini – serve un sostegno economico/finanziario capace di investire sui talenti e le intelligenze, piuttosto che sulla garanzia tradizionale del credito».
Giovani e meno giovani, il filo rosso per l’autonomia passa, abbiamo detto, dal lavoro. Ne è un esempio la storia del signor Carlo, 61 anni, sposato e con un figlio di 25 anni. Nel 2019 ha conosciuto la cooperativa Metaeuropa, che mira a fornire benefici non solo al singolo individuo ma all’intero nucleo familiare.
«Il signor Carlo ha la licenza media e ha sempre svolto lavoretti saltuari con paghe irrisorie – raccontano gli operatori che lo hanno seguito – non per sua volontà, ma per le scarse opportunità e occasioni che gli si sono presentate». L’equipe della cooperativa ha compilato per lui il PAI, stilando un piano individualizzato sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità e dandogli la possibilità di lavorare in diverse occasioni, immettendolo in un circuito di conoscenze e di contatti che hanno fatto sì che oggi Carlo abbia trovato un lavoro stabile e ben retribuito. «È impegnato all’interno di un sistema che organizza eventi per la città di Vittoria che gli permette di mettere in pratica le proprie competenze e acquisirne di nuove. Oggi Carlo è una persona soddisfatta e fiera, perché può dare il proprio contributo alla società e prendersi cura della sua famiglia». Il lavoro, quindi, è una questione di comunità.