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Messina, un ministro, 100 giorni di governo e 112 anni di baracche

La recente visita del Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, a Messina ha rappresentato una sorta di siglatura di un patto che lo stato centrale ha stipulato con la città sotto l’auspicio che il programma, dell’intenso lavoro che sta per avviarsi, possa avere in tempi brevi una piena attuazione. Risanare le “baraccopoli” di Messina rappresenta, ormai, il manifesto della linea di condotta del ministero per una città dove il problema del degrado abitativo è diventato un vero e proprio problema di disuguaglianza e di ingiustizia, soprattutto inerentemente ad un accesso, con scarsa qualità, nei settori dell’istruzione, della sanità e della mobilità nei confronti di tanti cittadini. D’altronde le “baraccopoli messinesi” hanno, da sempre, rappresentato una profonda ferita della democrazia di un’intero paese definito “ad economia avanzata”. A questo punto, individuati i finanziamenti e la figura del commissario straordinario, il governo centrale dovrà lavorare al fianco dell’amministrazione comunale, della Regione Sicilia e della struttura commissariale affinchè il più volte citato emendamento del Decreto Sostegni, ed il conseguente stanziamento finanziario di 100 milioni di euro, non si perdano nei meandri dell’iter amministrativo che dovrebbe portare, a breve, alla perimetrazione delle aree oggetto di specifico intervento. Preme, anche, ricordare, per completezza di esposizione, che in merito alle risorse stanziate oltre a questi 100 milioni se ne aggiungeranno altri 240 come risorse residue connesse alla legge numero 10/90 ed ai POC-Sicilia 14-20, nei quali è stata fatta inserire nella riprogrammazione la somma di 40 milioni nell’aprile 2018 ed i 145 milioni del bando “Qualità dell’Abitare” al quale si è partecipato come Comune e come Città Metropolitana, unitamente anche alle risorse del PON Metro. Risorse certe, però, obbligano risposte certe alle famiglie. Risposte che passino attraverso l’unico binario del commissario straordinario in una logica dello “spendere bene” che porti la politica ad avere come suo unico fine quello di trovare le soluzioni ai problemi. Rimane, però, il dubbio sul perché dal 1908 ad oggi non si sia riusciti ad evitare che tanti cittadini siano stati riconosciuti e considerati dallo stato come “cittadini di serie b” facendo negli stessi insorgere, assai spesso, scarso senso dello stato centrale. Rimarrà, poi, anche, il dubbio, ormai “balneare”, su quale sia stato il vero colore politico di questa vittoria per la città. Ma adesso non è il momento di dubbi e domande è solo il tempo dell’attesa del mantenimento delle promesse e dei patti, i tanti che “Mara dei 100 giorni” ha fatto e che ora pare stia mantenendo. D’altronde PACTA SUNT SERVANDA. Staremo a vedere.

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