Macalda di Scaletta: storia o leggenda?
Le storie di donne intelligenti e intraprendenti del passato, spesso sono state deformate dalla memoria maschile che ha sempre fatto fatica ad accettare una superiorità femminile. Per questo la figura di Macalda di Scaletta nei racconti tramandati è spesso controversa e solitamente negativa.
Il suo nome è legato, ovviamente in modo ostile, alla famosa leggenda siciliana di Gammazita, la bella fanciulla catanese che, per sfuggire all’ insistenza di un soldato francese, si gettò nel pozzo che si trova a Catania a pochi passi dal Castello Ursino.
Secondo molte versioni, la tragedia della morte della giovane non sarebbe stato un caso, ma sarebbe stato provocato dalla cattiveria di Macalda.
Si tramanda, infatti, che fu Macalda a spingere il soldato francese a insidiare la giovane, poiché lei era innamorata del suo fidanzato e quindi voleva liberarsi della sua rivale in amore.
Macalda, viene così raccontata come una donna senza scrupoli ed egoista, come un personaggio da biasimare, ma in pochi sanno che è invece realmente esistita, che è stata una donna in carne e ossa e non una figura leggendaria.
Secondo le fonti storiche Macalda, era figlia di una nobildonna siciliana e di un uomo di diritto. Nacque intorno al 1240 a Scaletta Zanclea, piccolo comune in provincia di Messina, e grazie al nonno che aveva dato origine al casato di Scaletta, riuscì a sposare Guglielmo De Amicis divenendo così Baronessa di Ficarra.
Però il matrimonio non durò e Macalda, animata dalla sua insaziabile brama di libertà, cominciò a viaggiare da sola travestita da frate francescano. Poi però, ritornata in Sicilia, sposò in seconde nozze Alaimo da Lentini, un uomo che collaborò durante i Vespri Siciliani.
In questa occasione, ancora una volta il carattere indomito di Macalda venne fuori con irruenza. Travestita da cavaliere combatté senza paura durante la rivolta e i suoi conterranei, stupiti da tanto coraggio, la paragonarono a Giovanna d’Arco.
Ma Macalda non fu solo una donna d’armi, era capace di destreggiarsi nei raffinati ambiente di corte così fu anche dama di compagnia e cortigiana nella corte angioina e aragonese di Sicilia. Ambiziosa e decisa, sfruttò la sua bellezza per raggiungere i suoi scopi. Si legge in una cronaca del tempo che tentò addirittura di sedurre Petro III d’Aragona per divenire la sua concubina, nonostante fosse già sposata.
Però la sua vita non ebbe un risvolto felice. Per i suoi ripetuti intrighi di corte, perdette gradualmente il favore del sovrano Pietro III e alla sua morte, il marito fu sospettato di tradimento e fu ucciso.
Macalda invece fu imprigionata insieme ai figli nella fortezza di Matagrifone, dove ancora una volta, nonostante le restrizioni, non si perse d’animo e dimostrò le proprie capacità. Infatti lasciò stupiti i suoi carcerieri per la sua bravura nel gioco degli scacchi, una capacità non prevista per le donne siciliane dell’epoca.
Le donne erano considerate poco intelligenti per poter comprendere e condurre un gioco complesso come quello degli scacchi.
Purtroppo di lei, dopo, non si hanno più notizie per cui si presuppone che sia morta in prigionia intorno al 1308.
Dalla storia della sua vita se ne deduce che Macalda fu una donna molto particolare, non solo bella ma intelligente e intraprendente, dama raffinata ma anche capace di usare le armi come un uomo e di lottare alla stessa stregua.
Tutte qualità che l’hanno resa invisa ai cronisti dell’epoca che raccontarono di lei solo gli aspetti negativi, mettendo volutamente in ombra i numerosi pregi. Così tanto da attribuirle un animo malvagio capace di azioni riprovevoli.
Per questo nella tradizione popolare è stata trasformata in una figura leggendaria spregevole dedita a ingannare il prossimo così come avvenuto nella famosa leggenda di Gammazita.
Una leggenda che, piuttosto che esaltare ha inconsapevolmente deturpato la vita di una donna forte e fuori dal comune.