Economia

Luca Busi lancia dalla Sicilia il grido d’allarme: sugar free tassa inutile e dannosa

«Un’eredità tossica di vecchi Governi, un’imposta già rinviata otto volte, che tiene ancora in ostaggio gli industriali e gli imprenditori del beverage. La Sugar Tax non è altro che un’imposizione fiscale punitiva e priva di una logica economica, che minaccia un comparto chiave del Made in Italy, che continua a resistere provando a recuperare l’inflazione e l’impennata dei costi delle materie prime. Eppure, nonostante le rassicurazioni da più parti, il Governo ha incredibilmente lasciato aperta la porta a questa tassa inutile e distruttiva, frutto di vecchie politiche miopi che non hanno nulla a che vedere con la reale tutela della salute». Così l’amministratore delegato di Sibeg Coca-Cola Luca Busi lancia dalla Sicilia il grido d’allarme, a poche ore dal vaglio sull’ammissibilità degli emendamenti presentati al Milleproroghe, dove è presente anche quello a firma Bergesio, Tosato, Spelgatti, che prevede il rinvio della Sugar Tax di un altro anno (1° luglio 2026).

«Se applicata la Sugar Tax imporrà un sovraprezzo al consumo del 25% su tutte le bevande analcoliche, colpendo alcuni succhi, bibite, energy drink, acque con vitamine, bevande vegetali, the – continua Busi – un aumento insostenibile, che si tradurrà in 18 milioni di euro di imposte aggiuntive per Sibeg Coca-Cola, con un crollo del – 30% del fatturato e il licenziamento forzato di 150 lavoratori solo nella nostra azienda».

«A livello nazionale, come evidenziato da ASSOBIBE, l’impatto sarà devastante – dice Luca Busi – il settore perderà miliardi, con un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro, un calo degli acquisti di materie prime di oltre 400 milioni, 5.000 posti di lavoro a rischio e un collasso a catena di tutta la filiera. E tutto questo per cosa? Per un’imposta che non avrà alcun impatto sulla salute pubblica. E allora, perché introdurla? Solo per fare cassa sulla pelle delle imprese, dei lavoratori e dei consumatori finali? Siamo stanchi di rinvii, mezze misure e promesse tradite. Chiediamo al Governo un atto di responsabilità immediato: se non verrà approvato il rinvio e non si prenderà una posizione chiara contro questa follia fiscale, saremo pronti a scendere in piazza per difendere i nostri diritti. E saremo anche costretti a non investire più nel nostro impianto siciliano, ma a dirottare tutti gli investimenti futuri nel nostro stabilimento produttivo a Tirana, in Albania. Non permetteremo che il nostro settore venga soffocato nel silenzio».

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