Cultura

Le Orestiadi di Gibellina si chiuderanno con due eventi speciali

“Buona notte dal vostro amico della notte. Buona notte a tutti i nostri affezionati ascoltatori, sintonizzati, stanchi e soli, sulle frequenze di questo interminabile collasso che è la notte. Soli, ma con questo ronzare che vi sfianca, fino a che non si fa voce che vitiene compagnia. Oggi fanno dieci anni, dieci corse, dieci pasque, dieci ritorni, dieci fughe di rondini. Dieci tramonti in cui muore maggio. Dieci anni da quel primo maggio. Quando fu che legammo i letti coi legacci. Quando fu che sostammo al vento pigro,quando fu che le vele per gonfiarsi in mare si macchiarono del primo sangue. Salutammoe partirono i soldati. E adesso, dieci anni dopo? Adesso cosa? Cosa si schiude? Un pugnodi minuti, o l’eterno? Non so nemmeno più da dove parlo. Se sono una persona da teatro o soltanto la voce di una radio. I ricordi perdono il corpo e diventano fantasmi. Vorrei correre più veloce di questo orologio a rughe, che batte il suo ritardo, nell’assalto con cui solca la pelle. Ma le pieghe rammollite degli anni rallentano i miei passi e non mi danno tregua. Parlare posso ancora e dalla parola scovare le crepe in cui si nasconde la vergogna di quella partenza”

Una voce, sola, catturata da un microfono e lanciata nella notte, vaga di ripetitore in ripetitore alla ricerca di orecchie che vogliano ascoltarla; una voce che sfavilla, come il fuoco impetuoso e affannato che rimbalzò da Troia fino ad Argo, su valli, colli e montagne, per annunciare il ritorno vittorioso della flotta Greca.

Una voce nel cuore della notte, desolata, impotente, che tiene compagnia a chi non riesce a dormire. Una voce che si fa corpo per evocare altre voci e altri corpi. Una voce lontana e estranea, che diventa pericolosamente vicina e familiare mentre dà sostanza a passioni che sembrano essere le nostre, a inganni che ci assomigliano, a guerre che ci appartengono, a morti che abbiamo pianto, a vendette e sconfitte che abbiamo inflitto e subito.

Radio Argo al Cretto è una performance per voce e musica, incentrata sull’opera teatrale Radio Argo, una riscrittura dell’Orestea, del poeta e drammaturgo Igor Esposito. Questa coraggiosa impresa drammaturgica è una densa partitura con una forte vocazione libertaria e ribelle che risulta tuttavia, miracolosamente fedele ai materiali classici di riferimento. Con una prosa decisa e senza mezze misure, l’autore vuole farci dimenticare il linguaggio edulcorato, diluito e politicamente corretto della cronaca contemporanea, tornando ad un parlare franco e appassionato, senza censure né compromessi dettati dal calcolo o dall’interesse. Così facendo, ci fa sentire di nuovo il pericolo della realtà che ogni giorno attraversiamo inconsapevoli, in un processo di smascheramento continuo e inesorabile. Il testo snocciola la sua versione dei fatti attraverso sei testimonianze dirette che, in ordine cronologico e lontane da qualsiasi capriccio di attualizzazione, ripercorrono, le vicende precedenti e successive alla guerra più conosciuta e celebrata della storia dell’umanità: la guerra mossa dagli Achei contro la città di Troia.

La prima è quella di Ifigenia, l’ultima quella di Oreste. In mezzo si rincorrono quelle di Egisto, Clitennestra, Agamennone e Cassandra. Sei fantasmi che tornano in vita, che tornano in voce, per spiegarci l’arcano passato da cui veniamo e il tragico presente in cui navighiamo.

Tutte le guerre assomigliano a quella che vide Ettore contrapporsi ad Achille. I temi strutturali di ogni conflitto bellico, ripuliti dal rumore caotico della cronaca che confonde, si ritrovano nel racconto di questa antica guerra leggendaria e nel destino degli eroi chela vinsero segnando quello di coloro che la persero.

Ora come allora l’innocenza viene sacrificata sull’altare della menzogna, in nome di interessi vergognosi e predatori, mascherati da ideali grandi come la libertà, l’onore e la democrazia.

Allora si perseverò nella battaglia, come ora si persevera, fino a che gli anni di guerra non furono abbastanza numerosi da far dimenticare completamente il perché fu ingaggiata.

Nelle figure degli eroi greci e troiani riecheggiano sinistramente quelle della nostra storia recente. Tiranni in giacca e cravatta e colonnelli perennemente in divisa, accecati da bizzarre ossessioni. Oppressi da tragiche manie che urlano proclami, recitano comizi deliranti, vomitano infernali sentenze attraverso gli altoparlanti di una radio, o gli schermi dei televisori. Responsabili di tragiche decisioni e veri e propri massacri, per motivi discutibili o futili tanto quanto la bellezza di una donna.

Elena, il cui rapimento da parte del troiano Paride causa l’assedio di Troia, diviene così il simbolo di tutto ciò che il tiranno di ieri e di oggi usa come pretesto e giustificazione per dare libero sfogo alle sue più oscure devianze.

Peppino Mazzotta

Radio Argo è una riscrittura dell’unica trilogia superstite della tragedia greca l’Orestea. Le voci dei personaggi mettono in scena l’inconciliabile scontro tra la bestemmia malata del potere e il disperato canto di redenzione di chi il potere allontana. Canto incarnato dall’anarchico gesto di Oreste che, dopo il terribile matricidio, rifiuta ogni consolazione “civile” e “politica”, scegliendo definitivamente la vita.

Igor Esposito

#ilcrettoèunafavola

5 agosto ore 19,00 – Cretto di Burri

FAVOLE SICILIANE

installazione itinerante dedicata a Italo Calvino

con la partecipazione narrativa di

Paolo Briguglia, Silvia Ajelli, Chiaraluce Fiorito, Alessio Piazza

e con Sem Bonventre e Eletta Del Castillo

(vincitori premio speciale under 35 Gibellina Città laboratorio 2023)

e la partecipazione musicale di

MARIO VENUTI

Progetto inedito Site Specific

per le Orestiadi di Gibellina

promosso in collaborazione con Soprintendenza di Trapani

e il sostegno della Regione Siciliana

Assessorato Beni Culturali e dell’identità siciliana

Pensiamo al labirinto del Cretto di Gibellina come ad un luogo magico, un paese fatato, agli spettatori come a dei viaggiatori in esplorazione in un mondo fatto di Favole. Saranno le Favole Siciliane di Italo Calvino a dar vita a questa particola installazione narrativa. E gli spettatori, una volta esplorato fisicamente, con l’ascolto e l’immaginazione, il nuovo paese delle Favole, potranno scoprire forse di averne già sentito qualcuna da bambini, o anche raccontato, perché le favole sono sempre un insieme di tante cose, di ricordi, di desideri, di sogni, e sono certamente un luogo di scambio di parole e di memorie.

Scrive Calvino nell’Introduzione alle Fiabe italiane che le fiabe sono “una spiegazione generale della vita”, che sono “il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna” e che per questo le fiabe sono vere. Al pubblico il piacere di trovare la verità nelle favole siciliane scelte per lo spettacolo, cariche di suggestione anche quando molto note, come Colapesce (Paolo Briguglia) e Giufà (Alessio Piazza); sorprendenti per il richiamo al mondo classico come Rosmarina (Silvia Ajelli) e La sorella del conte (Eletta Del Castillo); curiose quando meno conosciute come La sposa che viveva di vento (Chiaraluce Fiorito) Padron di ceci e fave (Sem Bonventre).

Il premio under 35: gli attori Sem Bonventre e Eletta Del Castillo partecipano al progetto avendo vinto (primo premio ex aequo) l’edizione speciale dedicata a Italo Calvino del premio Gibellina Città Laboratorio 2023.

E come nelle Favole il lieto fine sarà scandito dall’ intervento musicale acustico (chitarra e voce) di Mario Venuti.

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