Cultura

Le misteriose piramidi siciliane

L’isola di Mauritius è parte dell’arcipelago delle Mascarene nell’Oceano Indiano, circa 900 chilometri a est del Madagascar. Le sette piccole piramidi sono state identificate sul lato sud dell’isola, in una pianura conosciuta come Whillem, tra l’Oceano Indiano e la montagna Creola e Lion Mountain. La loro base è di forma rettangolare e l’altezza non supera dodici metri, con un numero tra 6 e 11 terrazzi. In apparenza, sono simili alle piramidi trovate su un’altra isola vulcanica al largo delle coste occidentali d’Africa, Tenerife. Strutture simili esistono anche in Sicilia, che è pure un’isola di origine vulcanica.
Nella Valle del fiume Alcantara, alle pendici settentrionali dell’Etna, in provincia di Catania, sono presenti circa una decina di strutture piramidali a gradoni, con un’altezza variabile dai 5 ai 10 metri, larghe 30, sono composte da pietre vulcaniche scure ordinatamente posizionate a secco secondo uno schema eccezionalmente preciso. L’origine di queste particolari strutture è al momento ignota. E’ possibile osservare il congruo numero di piramidi nel tratto che va da Castiglione a Randazzo, ma la loro presenza è rilevata anche nella Valle del Simeto e perfino a Mascalucia, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta e Gravina di Catania.
Sulla base di testimonianze legate alle genti del luogo, pare che questi singolari edifici venissero ancora edificati intorno alla prima metà del XX secolo. Non è improbabile, comunque, che alcuni di essi siano ben più antichi e siano il risultato della risistemazione feudale di questi territori della Valle dell’Alcantara, tra il XVIII e il XIX secolo. Si tratterebbe di particolari torri di guardia a forma piramidale, costruite con una semplice ma geniale tecnica muraria a secco. Buona parte di esse sorgono in luoghi dai quali risulta possibile tenere costantemente sotto controllo una discreta porzione della pianura dell’Alcantara.
l’incredibile similitudine tra le costruzioni siciliane, quelle delle Isole Canarie e sull’isola di Mauritius, svelano la storia di un popolo che affonda le sue origine nella più remota antichità. La distanza che separa infatti la Sicilia dall’isola di Tenerife, nelle Canarie, è di migliaia di km, ma se osserviamo le piramidi a gradoni realizzate in pietra vulcanica in entrambe queste località, ci rendiamo conto come vi sia una base realizzativa comune. Le piramidi siciliane sono conosciute da decine di anni ma solo recentemente se ne è capita l’antichità. In Sicilia a quattro chilometri da Pietraperzia si trova la piramide di Cerumbelle; una costruzione dalla struttura imponente, con quattro rampe di scalini e altari sacrificali nella parte alta; Costituita da pietre di grande dimensione, ben lavorate e saldamente incastonate; in complesso un pregevole e preciso lavoro costruttivo. Essa consta di un insieme di strutture megalitiche di probabile età neolitica, su cui sono inserite costruzioni successive fino al basso medioevo.
L’aspetto è collinare e piramidale di altezza di circa 12 metri. La base della struttura, lunga 55 metri e larga 30,appare composta da tre ordini di gradoni mozzati verticalmente da quattro scalette intagliate attraverso cui si accede alle terrazze soprastanti, le quali sono comunque collegate da rampe a piani inclinati. Le scalette sono state osservate con l’ausilio di una bussola e corrispondono ai quattro punti cardinali. Il monumento si presenta con due idee costruttive dalla forte connotazione simbolica: quella del cerchio (la sua circonferenza) e quella del quadrato (la pianta costruttiva dei piani superiori in esso innestata).
Sulla sommità si trovano due costruzioni intagliate nella roccia calcarea che assomigliano ad altari in cui è inserito un sedile rituale che ci ricorda quello di Contrada Balati visitato nella mattinata. L’aspetto del monumento potrebbe indurre facilmente a credere ad un luogo di antico culto solare, tuttavia la prudenza (nonostante l’autorevolezza della teoria di Thor Heyerdahl) ci induce a non azzardare audacie interpretative. L’archeologo Emanuele Anati, ha studiato il sito di Pietraperzia ed ha affermato che l’area è stata colonizzata a partire dal neolitico. Va ricordato però che, nel maggio del 2000 fu interpellato sull’argomento l’archeologo Sebastiano Tusa, il quale era interessato ai rapporti tra morfologia e orientamento nelle architetture rurali siciliane dal IV al II millennio a.C., ma non fu ricavato alcun consenso all’idea che il manufatto di Pietraperzia fosse più antico dell’epoca medievale. Per parte nostra va riferito che in una zona della piramide è presente muratura megalitica e che alla base dell’acrocoro attiguo è disseminata una notevole quantità di selce come scarto di industria litica. Tutt’intorno sono stati visti frammenti fittili che vanno dall’epoca classica fino a quella medievale.

(tratto dal blog Expianetadidio per gentile concessione dell’autore)

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