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L’attualità del pensiero di Bertrand Russell ai tempi della guerra in Ucraina

Negli ultimi anni più volte i politici hanno evocato lo spettro inquietante dell’uso di armi nucleari o di una terza Guerra Mondiale. Le trincee dei soldati russi e dei soldati ucraini sembrano averci portato indietro di oltre cento anni, sembrano di averci riportato a quelle immagini in bianco e nero della Prima Guerra Mondiale. Con la diffusione planetaria del virus Covid-19 milioni di persone hanno pensato che questo microrganismo fosse un’arma biologica di distruzione di massa. Tale sensazione è stata alimentata sui media dalla notizia in merito alla presenza di potentissimi e avanzatissimi laboratori proprio a Wuhan, la città cinese da cui è partito il contagio. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è paralizzato dai veti incrociati dei Membri Permanenti e l’ONU è paralizzata e incapace di agire su molti teatri di guerra. L’odio e la passioni più distruttrici sono alimentati a tutti i livelli dal gruppo religioso sotto casa ai grandi mass-media e ai più modernissimi social.

Tutti questi atteggiamenti umani sono descritti in modo mirabile nel saggio di Bertrand Russell intitolato Un’etica per la politica (trad. it. di Human Society in Ethics and Politics) e che fu pubblicato nel 1954 quando erano vive le immagini delle esplosioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e la Guerra di Corea rendeva attuale il rischio di una ricaduta in una Guerra Mondiale con l’ONU assolutamente paralizzata ed incapace di assolvere al suo ruolo di organismo internazionale per il mantenimento della pace. Specie nella seconda parte del libro, Russell ripete più volte che l’Umanità sembra ancora ferma a livelli primordiali in cui era facile lo scontro tra gruppi di individui attraverso la guerra. Afferma che il progresso scientifico asservito solo ed esclusivamente alla potenza militare può portare alla definitiva distruzione dell’Umanità. La situazione storica in cui scriveva Un’etica per la politica è, per certi versi, molto simile agli eventi che stanno accadendo in questa terza decade del XXI secolo.

Con questo testo, Russell dimostra di essere un geniale ed originale filosofo anche nel campo dell’etica e dell’etica applicata alla politica. La sua attività nel campo del pacifismo, della non-proliferazione delle armi nucleari, della pedagogia è presente e più volte richiamata, specie nella seconda parte. Ma è più in evidenza il lato filosofico della sua personalità. Il libro è scritto con un linguaggio estremamente chiaro e preciso e ha dei precisi bersagli polemici.

Nella prima parte, il filosofo intende esporre un vero e proprio sistema etico non dogmatico e secolarizzato fondato sulle emozioni. I suoi bersagli polemici sono, innanzitutto: 1) le etiche fondate sulle religioni rivelate come il cristianesimo, l’ebraismo e l’islamismo, 2) l’etica kantiana e tutte le sue derivazioni a causa del loro formalismo; 3) le etiche dei valori di origine laica in cui si presuppone o si giunge alla conoscenza di essenze metafisiche morali; 4) i moralisti e i farisei.

Nella seconda parte, il filosofo vuole elaborare una teoria politica completa. Se si segue l’etica esposta nella prima parte la strada verso la risoluzione dei problemi umani tutto sembra molto semplice: “basta che i desideri che ispirano la condotta degli individui e dei gruppi siano compossibili e tali da non comportare, per loro intrinseca natura, la frustrazione dei desideri altrui.”. In linea teorica è possibile individuare quali desideri siano più o meno distruttivi e realizzare una società complessivamente felice. Ma nel mondo reale le cose sono molto più complesse, specie nell’ambito della politica. Spesso sono proprio i politici ad accendere e manipolare le più oscure e perverse passioni dell’essere umano. Russell sostiene apertamente che la situazione del mondo non è molto cambiata dai primordi dell’Umanità. Ricorda a tutti alcuni tragici eventi del XX secolo: due guerre mondiali, lo sterminio degli ebrei, l’uso delle prime bombe atomiche, i campi di concentramento nazisti, le purghe nell’Unione Sovietica. Ricorda a tutti l’incombente possibilità di una guerra nucleare.

Proprio per questo ritiene necessario applicare l’etica alla politica, perché “nella storia umana noi siamo arrivati ad un punto in cui, per la prima volta la pura e semplice sopravvivenza della razza umana dipende dalla misura in cui gli uomini sapranno imparare ad ispirarsi ad una prospettiva morale. Se continueremo a lasciare libertà d’azione alle passioni distruttive, i nostri poteri sempre crescenti non potranno che portare tutti noi alla catastrofe. Dobbiamo dunque sperare, che l’umanità, almeno sull’orlo del baratro, si fermi a riflettere.”.

Nella seconda parte del libro Russell propone l’approfondimento della conoscenza dell’agire umano e delle passioni che lo alimentano. Egli crede nella perfettibilità del genere umano ed è convinto che gli esseri umani possano modellare e migliorare le loro passioni. Ritiene possibile – e oltremodo necessario – passare da un ordine internazionale fondato sulla competizione e sulla guerra ad un ordine internazionale fondato sulla pace e la cooperazione. A tale proposito ritiene che sia necessario la convergenza di etica e politica e specificatamente di un’etica non dogmatica che tenga conto delle passioni e delle emozioni e da una politica fondata sulla cultura, sull’uso pubblico della ragione, sul valore del metodo scientifico volto al progresso dell’Umanità e non certo alla produzione delle bombe atomiche. Russell si oppone alle forme di fanatismo religioso ed ideologico. Nella sua prospettiva, tutte le religioni sono potenzialmente inclini al fanatismo e alla violenza specie quando hanno un clero organizzato colluso con il potere. Analogamente, considera i totalitarismi nazista e comunista come delle religioni secolarizzate, delle sette di eretici fanatici e violenti che credono nel millenarismo e nelle soluzioni facili ai problemi. Propone una società scientifica a determinate condizioni: 1) l’esistenza di un governo unico mondiale che abbia il monopolio delle forze armate e sia quindi in grado di imporre la pace; 2) estensione della prosperità economica; 3) controllo delle nascite; 4) massimo decentramento del potere politico. La sua posizione sul governo unico mondiale sembra molto vicina alla proposta avanzata da alcuni giuristi e intellettuali federalisti attraverso il Progetto di Costituzione per una Repubblica Mondiale che è l’oggetto del libro di Giuseppe Borgese su I fondamenti della Repubblica Mondiale.

In conclusione, secondo Russell, una delle cause che ha portato il mondo sull’orlo del baratro è proprio la convinzione che le passioni umane siano immodificabili. Egli è convinto del contrario ossia che “le nostre passioni si possono modificare. Per farlo occorre meno abilità di quella messa in campo nella trasmutazione degli elementi. Io non riesco a credere che la razza umana, che ha manifestato in certe direzioni un ingegno così straordinario, sia inoltre così inalterabilmente stupida da seguitare a tormentarsi e distruggersi da sé. La nostra epoca è oscura, ma forse le autentiche paure che essa ispira possono diventare fonte di saggezza. Perché questo avvenga, durante gli anni critici che ci attendono, l’umanità deve fronteggiare il rischio della propria distruzione, e mantenere viva la speranza in un futuro migliore di ogni epoca passata. Questo non è impossibile. Si può fare, se gli uomini scelgono di farlo.”.

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