L’Andos presenta il libro “La porta socchiusa”
Nei suggestivi locali delle Biblioteche riunite “Civica e Ursino Recupero” l’Andos Comitato di Catania (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) ha presentato il libro “La Porta Socchiusa: Degenza e Convergenza emotiva”
Sesto volume della collana Medicina Narrativa, curato dalle Dottoresse Francesca Catalano ed Elda Ferrante e dalla Professoressa Pina Travagliante, che raccoglie 11 racconti scritti da donne precipitate nel tunnel del cancro al seno e che, dopo essere guarite, hanno fissato sulle pagine di questa raccolta, le loro paure e i loro sentimenti più intimi.
Racconti di donne davanti a una porta socchiusa, sospese in una dimensione di mezzo tra l’incertezza del domani e la luce della speranza di potercela fare.
Donne che vivono giorno dopo giorno con il terrore che il cancro, come un’enorme piovra possa riemergere dagli abissi ed avvilupparle con i suoi tentacoli, ma anche donne animate da un’incrollabile fiducia in sé stesse.
L’incontro è stato moderato dalla Prof. Pina Travagliante che ha introdotto il delicato tema ringraziando tutte queste donne che hanno avuto il coraggio di esporsi, di mettere a nudo la propria personale esperienza di paura, di dolore e di ripresa. Un modo catartico per una piena rinascita come donne. Perché la scrittura autobiografica è un momento in cui si scruta dentro se stessi senza schermi o condizionamenti esterni per dare voce all’ Io più intimo.
Relatrici di questo incontro, sono state la Dottoressa Francesca Catalano Direttore U.O.C di Senologia presso l’Ospedale Cannizzaro di Catania, la Presidente di Andos Comitato di Catania, la Dottoressa Psicologa Elda Ferrante, e la scrittrice Annamaria Zizza che ha curato la Prefazione del libro.
La Dottoressa Francesca Catalano ha riportato la sua esperienza professionale e ha sottolineato il coraggio dimostrato da queste donne nell’affrontare la notizia della malattia e il lungo e doloroso percorso che ne consegue. Un coraggio che nelle donne si amplifica e si proietta anche sui compagni che hanno accanto, i quali spesso non hanno la stessa forza e si lasciano sopraffare dalla disperazione. E queste donne si ritrovano a dover lottare da sole, nel silenzio della loro solitudine, dentro cui precipitano senza avere un appiglio a cui aggrapparsi, se non altre donne come loro. Altre donne che vivono il loro stesso calvario e che, pertanto, sono in grado di capire le loro frustrazioni al di là delle parole. In questa connessione emotiva nascono amicizie profonde, poiché la camera d’ospedale diviene il luogo dove poter essere se stesse senza sovrastrutture familiari e sociali. Amicizie che oltrepassano i muri di queste stanze anonime e che le accompagnano nella vita di tutti i giorni, quando ritornano a casa.
Il momento in cui a queste donne viene diagnosticato il cancro, ferma il tempo come se non ci fosse più un passato a cui aggrapparsi e il futuro si frantuma nelle mille schegge di un vetro rotto.
Questo momento, che tutte le donne ricordano con estrema precisione, è un trauma, così come rimarcato dalla Dottoressa Elda Ferrante. Esso segna come una sorta di spartiacque tra la vita di prima e quella che verrà dopo. Tra la serenità precedente e le ansie e le paure per la fugacità di una vita che sembra scivolare via come granelli di sabbia. Uno sconvolgimento che travolge con la stessa violenza di una mareggiata e che necessita di un valido supporto psicologico per sostenere e aiutare la paziente a metabolizzare la sua nuova condizione, per poterla affrontare con solidità emotiva. Se la donna che si ammala riesce a dominare le proprie emozioni, potrà reagire fisicamente in modo positivo.
In ultimo è intervenuta la scrittrice Annamaria Zizza che ha fornito interessanti spunti di riflessione sull’angoscioso percorso di cura che queste donne devono affrontare giorno dopo giorno, caratterizzato dalla drammaticità della loro lotta contro un male che spesso non osano nemmeno menzionare, ma che indicano come “Lo zio d’America” o “L’Intruso” e ancora “l’Indesiderato. Come se, quasi per magia, potesse sparire solo non nominandolo.
Tutto questa sofferenza intrisa, però, di resilienza emerge prepotente in queste 11 narrazioni, ognuna differente dall’altra ma tutte accomunate dalla stessa energia personale e dalla voglia di ritornare a vivere.
Alcuni passi sono stati letti, subito dopo gli interventi delle relatrici, da alcune di queste 11 donne. Frasi estrapolate, momenti di vita vissuta, che hanno emozionato per la loro significativa intensità, in questo incontro che, più che una presentazione, si rivelato un’occasione di celebrazione della forza interiore di queste donne e di tutte le altre che ogni giorno combattono contro questa malattia e che, pur nello stravolgimento delle loro vite, rivelano tutta la loro straordinarietà.