“La zona rossa” (Follow the silence) documenta con occhio distaccato l’impatto dell’inesistenza umana nell’ambiente circostante, sfruttando il contesto della città di Palermo durante il lockdown. Il capoluogo siciliano non è scelto per motivi specifici ma diventa simbolo di qualsiasi città del mondo in questo particolare momento storico, in cui la catastrofe pandemica si è abbattuta con violenza a livello globale e continua ancora oggi a scombussolare ogni aspetto della vita quotidiana. La macchina da presa scorre per la città, silenziosa e quasi inesistente, mentre la fotografia, in parte in bianco e nero, imprime sulla pellicola il senso di abbandono e sconforto che suscita la vista delle strade desolate, dei teatri vuoti e delle sale cinematografiche con le poltrone impolverate. Il territorio soffre della segregazione e della distanza sociale, ma continua al contempo ad esistere e lo fa nel silenzio totale. Il film di Salvo Cuccia, infatti, si sofferma non solo sull’impatto emotivo dell’immagine cinematografica ma anche sulla funzione narrativa del sonoro, parte fondamentale del progetto. L’attenzione a questo particolare aspetto tecnico non è casuale: lo stesso regista dichiara di aver voluto immolare il suono a protagonista di un girato che, per forza di cose, non ne ammette altri. I silenzi e i suoni catturati dall’ambiente circostante, senza che essi vengano influenzati dall’impronta umana, riescono a veicolare un senso di profonda solitudine e muovono a riflessioni importanti sulla natura stessa e sul suo ruolo all’interno del disegno antropico. Nel ritratto di un mondo sconvolto dal COVID-19 non c’è spazio per le parole, che anzi diventano superflue. Le riprese sono iniziate a dicembre 2020 e continuano ancora oggi, sotto la direzione del C.R.I.C.D. – Centro Regionale Inventario, Catalogazione e Documentazione. Il film è dedicato a Lelio Giannetto, grande amico di Cuccia, musicista e creativo fondatore della associazione Curva Minore, scomparso a dicembre a causa del Covid.