“La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita”: report Istat 2023
Secondo il sociologo francese Jean Baudrillard nella società dei consumi noi “siamo quello che compriamo”: più oggetti si possiedono più si crede di poter raggiungere la felicità. Se vogliamo dar credito a questa teoria che il sociologo, in estrema sintesi, definisce “democrazia della posizione sociale”, esaminare il paniere dei beni dell’Istat potrebbe essere un valido strumento per comprendere il grado di soddisfazione dei cittadini del nostro paese.
In base ai dati Istat, nel 2023 gli uomini appaiono più soddisfatti per le personali condizioni di vita rispetto alle donne (48,7% contro il 44,8%); in crescita anche il tasso di soddisfazione nella classe di età compresa tra i 25 e i 34 anni, in cui si passa dal 45,1% del 2022 all’attuale 48,6% (+3,5 punti percentuali).
Più bassa poi la soddisfazione tra le persone con più di 75 anni (39,4%). Un dato deludente che rivela la situazione di disagio in cui vivono gli anziani con pensioni minime.
Il malessere espresso da questa fascia della popolazione rispecchia inoltre la complessiva scarsa considerazione in cui gli anziani sono tenuti nel nostro paese: spesso, nel momento in cui si smette di essere produttivi, si diventa un peso per lo stato e per le famiglie e non pochi sono gli anziani che lamentano o di essere ignorati o di essere “eccessivamente sfruttati” dai figli per la gestione dei propri nipoti.
L’occupazione è in aumento: più di 520 mila occupati a novembre 2023 rispetto a novembre 2022. Questo dato è sicuramente confortante anche se merita qualche approfondimento. Scorporando i dati, infatti, si nota che le persone occupate e gli studenti esprimono con più facilità giudizi positivi relativamente al grado di soddisfazione per la vita rispetto a chi si dichiara in cerca di occupazione o in altre condizioni. Mentre tra gli occupati si raggiunge il 50,5% e tra gli studenti il 52%, la percentuale scende al 41,5% in media tra chi è in diversa condizione, o perché in cerca di occupazione (35,7%) o perché casalinga (42,9%) o perché ritirato dal lavoro (45%).
Inoltre un mercato del lavoro composto in prevalenza da persone che hanno più di cinquant’anni merita forse qualche ulteriore riflessione.
Le persone che hanno un lavoro, e la popolazione italiana nel suo complesso, stanno gradualmente invecchiando, in parte a causa della tarda età in cui i giovani in Italia trovano lavoro e scelgono di andare via di casa e formare una famiglia autonoma, in parte anche a causa dell’aumentata età di pensionamento. Spesso inoltre le aziende richiedono lavoratori con esperienza e questo rende ancora più difficile l’ingresso nel mondo lavorativo di un giovane alle prime armi.
In base a queste osservazioni, dunque, l’aumento complessivo dell’occupazione – fenomeno tra l’altro abbastanza presente in questi anni in molte economie dei paesi occidentali – nel caso italiano, sembra essere influenzato più dai fattori summenzionati che da vere e proprie scelte politiche volte a favorire il lavoro giovanile o da un’economia realmente in crescita.
Queste considerazioni meritano una riflessione più approfondita sul tema della formazione dei giovani in Italia e sul loro ingresso nel mondo del lavoro.
Sulla situazione economica personale si conferma il divario tra Nord e Sud. Le regioni settentrionali con il 63% si staccano da quelle meridionali di 10 punti percentuali (53,4%) mentre nel Centro il tasso di soddisfazione si attesta al 60,8%. In relazione al titolo di studio a risultare più soddisfatti sono quelli con un grado di istruzione elevata: nel 2023, il 50,9% di chi si dichiara molto soddisfatto possiede una laurea o un dottorato di ricerca, mentre solo il 36% ha la licenza elementare.
Per quanto riguarda la Sicilia, il 33,9% delle famiglie considera peggiorata la propria situazione economica rispetto all’anno precedente; il 55,7% delle famiglie considera la propria situazione invariata rispetto al 2022, anno in cui l’impennata della inflazione ha portato ad una crescita spropositata dei prezzi, dalle bollette ai carburanti, dai beni alimentari a quelli di prima necessità. Nonostante nel 2023 l’inflazione sia diminuita, oltre la metà delle famiglie siciliane pensa che la propria vita non sia migliorata anche in presenza del calo dei prezzi, mentre un altro terzo pensa che la situazione sia ulteriormente peggiorata.
Il fatto che nel 2023, nonostante alcuni parametri economici nazionali siano migliorati (inflazione, bollette di luce e gas), per il 33,9% la situazione economica sia lo stesso peggiorata, è un fatto decisamente allarmante.
Relativamente alle relazioni familiari, i più soddisfatti appaiono i giovanissimi tra i 14 e i 17 anni (91,9%), seguiti dai 25-34enni, il cui tasso di soddisfazione si attesta al 91,6%.; tra i 55 e i 59 anni la soddisfazione scende di 5 punti (86,9%), per poi risalire di un punto nella fase successiva degli over 75.
Rispetto al tempo libero si attesta al 68,1% la quota di persone soddisfatte del proprio tempo libero, con una crescita di 4,6 punti per i 60-74enni. Gli uomini si dichiarano più soddisfatti delle donne del proprio tempo libero: il 70,2% dei primi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto rispetto al 66,2% delle seconde. Una differenza in parte imputabile alle disparità di genere nell’entità dei carichi di lavoro domestico ed extradomestico e del lavoro di cura. Poche ancora sono infatti le famiglie in cui il lavoro domestico e la gestione dei figli risulta ripartita in modo equo tra i coniugi, anche nel caso in cui entrambi lavorino fuori casa.
Alla domanda se ci si possa fidare delle persone oppure se sia meglio essere cauti il 74% della popolazione di età pari o superiore a 14 anni propende per la prudenza, mentre il 24,8% esprime un maggior senso di apertura nei confronti del prossimo. In relazione all’età, la fiducia verso il prossimo è massima per gli appartenenti alla fascia d’età 60-64 anni (29,3%), mentre una maggior diffidenza si registra tra gli ultra-75enni (19,4%); invece tra le donne di età compresa tra i 14 e i 19 anni cresce di 5 punti percentuali la quota di chi pensa si debba stare molto attenti.
Certo gli atti di violenza contro le donne hanno fatto aumentare il senso di circospezione. L’aumento dei femminicidi (120 donne uccise solo nel 2023) e le violenze di gruppo, a volte verificatesi anche in luoghi affollati di grandi città, hanno fatto aumentare il timore delle donne nei confronti del prossimo e la loro paura a spostarsi da sole la sera o in luoghi isolati.
Alla domanda se ritenessero più probabile che un portafoglio smarrito venisse restituito da un vicino di casa, dalle forze dell’ordine o da un perfetto sconosciuto, l’86,3% degli intervistati ha indicato le forze dell’ordine, seguiti dai vicini con il 76,7%.
Stabile la soddisfazione per la salute. Nel 2023 il 79,7% degli individui di oltre 14 anni si dichiara molto o abbastanza soddisfatto per il proprio stato di salute. La soddisfazione degli uomini è superiore a quella delle donne (l’82,4% dei primi rispetto al 77,2% delle seconde) con un divario che diviene particolarmente evidente in età anziana (63,5% contro 50,2% tra gli ultrasettantacinquenni). In relazione all’anno precedente il dato è stabile. La soddisfazione per la salute scende ovviamente al crescere dell’età: tra i più giovani si rileva una soddisfazione che sfiora il 93% nella classe 14-17 anni per poi diminuire progressivamente con l’avanzare degli anni fino a scendere al punto minino di 55,6% tra gli over75. Sul piano territoriale il Nord presenta un 81,6% di soddisfatti per la salute, a seguire il Centro con l’80,1%, quindi il Mezzogiorno con una quota pari al 76,9%.
La complessiva soddisfazione per lo stato di salute deriva ovviamente anche dall’uscita del paese dall’emergenza covid; i dati mostrano inoltre una grande disparità tra i più giovani, che in genere hanno una ridotta esperienza del sistema della sanità pubblica e i più anziani che invece presumibilmente hanno più spesso contatti con gli ospedali e con il sistema sanitario nazionale.
La lettura dei dati Istat è sicuramente uno strumento imprescindibile per comprendere le caratteristiche economico-sociali di un paese; tuttavia è bene ricordare che non sempre questi dati forniscono la fotografia esatta del paese reale.
Parlando ad esempio, come nel nostro caso, del tasso di soddisfazione degli italiani i dati forniti dall’Istat dipendono anche, in qualche misura, dalla tipologia delle domande poste.
Non è difficile immaginare un quadro leggermente diverso se fossero state inserite domande relative al tasso di gradimento della sanità pubblica (invece che generiche domande relative alla salute), alla fiducia nel futuro per le giovani generazioni o alla presenza di un gender gap per le donne.
*Professoressa ordinario di Storia del pensiero economico – Università di Catania
**Professoressa di Storia e Filosofia presso il Liceo Principe Umberto di Savoia di Catania