L'Opinione

La saggezza della massa

“La libertà di parola è la cosa più bella per gli uomini” affermava il filosofo Diogene di Sinope detto il Cinico nell’antica Grecia e ancora oggi questo concetto è fortemente radicato nella nostra epoca come un diritto fondamentale sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione in quanto una società si può definire veramente democratica solo quando ogni cittadino ha la possibilità di poter esprimere la propria opinione.

Ma noi, figli del nostro secolo, utenti assidui dei social, forti di questa nostra presunta cultura giuridica, non facciamo altro che osannare questo nostro diritto di dire liberamente e apertamente tutto quello che pensiamo senza alcuna limitazione.

Ci siamo appropriati di questo diritto e ne abbiamo fatto il nostro vessillo di libertà in modo assoluto e arrogante.

Questo diritto è tutto nostro e nessuno ce lo può toccare!

Noi possiamo dire tutto quello che ci passa per la testa senza che qualcuno ci possa ostacolare. Così lo esercitiamo con foga e con sicurezza, declamando con orgoglio i nostri pensieri che fissiamo sulle nostre pagine online come verità assolute. Seduti dietro alle nostre tastiere riversiamo sulla piattaforma una quantità impressionante di considerazioni e di opinioni senza alcuna remora, basta che un pensiero ci attraversa la mente, che subito lo esterniamo, considerando tempo sprecato il soffermarsi a riflettere sulla sua attendibilità o meno. Risucchiati in questa perenne e frenetica corsa, abbiamo la sensazione di non poter perdere nemmeno un secondo, come se fosse uno spreco imperdonabile, anche se il più delle volte non ne conosciamo neanche il motivo. Tutti corrono, per cui anche noi ci sentiamo in dovere di farlo, stritolati dal terrore di rimanere indietro.

Ma in questo nostro continuo affanno, non ci accorgiamo più che, spesso, quelle che crediamo opinioni nostre, in realtà non lo sono, plasmati dalle piattaforme online la nostra preziosa libertà di espressione si è trasformata in una ripetizione inconsapevole delle idee che circolano insistentemente in rete. Esse come piccole gocce si insinuano tra i nostri pensieri ed erodono in modo impercettibile, ma inesorabile, le nostre convinzioni, anche le più ferme. E noi, manichini, belli e perfetti, ci convinciamo della loro veridicità e li veicoliamo nei nostri messaggi contribuendo a diffondere concetti che non sono nostri ma che lo sono diventati.

In questo modo si creano movimenti di pensiero di massa senza alcun fondamento logico o scientifico ma che acquisiscono importanza e autenticità per il solo fatto di essere condivisi da un numero consistente di utenti, che sempre più persuasi della loro opinione, la impongono con presunzione, scambiando così il loro diritto di espressione per una prerogativa prevaricante e autoritaria.

La saggezza della massa diventa imperante e si eleva a verità certa e inconfutabile.

E se qualcuno, che invece riesce a mantenere una propria autonomia di giudizio, osa controbattere o smentire, viene immediatamente aggredito e tacciato di essere un individuo ottuso, incapace di comprendere.

Gli insulti nei confronti di chi ha avuto l’ardire di contraddire, non si lesinano affatto, vengono vomitati addosso senza alcun ritegno, travalicando ogni misura fino ad arrivare a vere e proprie risse virtuali.

Questo immenso battaglione di tronfi soldatini non ammette alcun confronto né tollera un dibattito, la verità è in loro possesso, chi non si adegua deve essere eliminato.

E troppo spesso ci si dimentica che la libertà di espressione non è una conseguenza diretta della libertà di pensiero, siamo liberi di esprimere la nostra opinione ma non di prevaricare sull’altro, ledendo l’altrui diritto.

Invece sempre più spesso a una libertà dei nostri pensieri non corrisponde più una libertà di espressione se questa si discosta da quello che impone la massa e quindi entra in conflitto con il pensiero dominante.

Questa nostro prezioso diritto, fagocitato dalla “saggezza” della massa ci si è ritorto contro e ci ha paradossalmente catapultati in una situazione in cui questa troppa libertà di espressione in sostanza ci priva della possibilità effettiva di esprimerci liberamente poiché l’unica forma in cui si manifesta è una sorta di assurda battaglia fatta da schieramenti contrapposti, in cui la violenza verbale è l’unica lotta permessa.

 Libertà di esprimersi significa muoversi all’interno di un pluralismo generale all’interno del quale vige l’assoluto e totale rispetto reciproco, senza però oltrepassare i limiti, invece non è rimasto più alcuno spazio per il confronto dialettico che comporta non solo un arricchimento reciproco, ma una vera e reale applicazione di questo nostro imprescindibile diritto. 

Non si può soffocare l’uomo e il suo pensiero, manifestarlo significa esprimere la propria personalità, mostrare la propria identità senza compromessi con la fermezza di chi è consapevole delle proprie capacità di giudizio e che non soggiace alle manipolazioni di massa messe in atto per irretire chi invece non possiede tale profondità di discernimento.

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