CronacaScuola

La riforma Valditara: l’invito a un viaggio nel passato, con destinazione… quale futuro?

La riforma Valditara della scuola, presentata con toni entusiastici dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, si propone di “modernizzare” il sistema educativo italiano. Ma, a ben guardare, è davvero difficile non chiedersi se, dietro a questa promessa di rinnovamento, non si celi piuttosto una macchina del tempo che ci riporta indietro di decenni, forse secoli. Il tutto con un tocco di “ispirazione religiosa” che sa di antico e di conservatore, ben lontano dalle reali esigenze degli studenti di oggi.
Tra le perle più scintillanti di questa riforma, spicca l’introduzione della lettura della Bibbia nelle scuole. Un’idea che, a prima vista, potrebbe sembrare una mera innocente incursione nella cultura classica e religiosa, ma che alla luce di un’analisi più approfondita rivela tutta la sua problematicità.
La riforma prevede l’introduzione di testi biblici nel curriculum scolastico, con l’intento di arricchire la formazione culturale degli studenti. Peccato che, nel fare questo, si passi sopra a un piccolo dettaglio: la Bibbia, come testo sacro, è figlia di un contesto storico e culturale che nulla ha a che fare con le esigenze educative di un Paese moderno, laico e multiculturale come l’Italia di oggi.
Se leggiamo attentamente alcuni passaggi della Bibbia, infatti, si può notare come vi siano concetti e visioni del mondo che oggi difficilmente potrebbero essere definiti progressisti, per non dire sconvenienti. Cosa dire, ad esempio, della creazione dell’uomo e della donna? Mentre Adamo viene plasmato dalla polvere della terra, Eva viene creata dalla costola di Adamo. Il messaggio? In un’interpretazione superficiale, Eva sarebbe l’essere inferiore, figlio di una “seconda scelta”. Ma non è tutto: la Bibbia è una miniera inesauribile di messaggi patriarcali, dove la donna è spesso relegata al ruolo di madre, moglie o tentatrice (spesso di poco valore). È difficile pensare che questo tipo di “insegnamento” possa fare bene a una generazione che ha imparato a lottare per l’uguaglianza di genere.
Non possiamo dimenticare inoltre la sua visione delle relazioni affettive e sessuali. La Bibbia, purtroppo, non offre molto in termini di educazione sentimentale o di consapevolezza affettiva: le donne sono spesso trattate come oggetti di desiderio o come prede da proteggere, mentre il concetto di consenso, come lo intendiamo oggi, è completamente assente. Un’ottima base per educare i ragazzi a relazioni sane e rispettose, davvero.
Ma non ci fermiamo qui. È interessante notare come la proposta di introdurre la Bibbia nelle scuole arrivi proprio in un periodo in cui la nostra società sta cercando, faticosamente, di affrontare una piaga tremenda: quella del femminicidio. Ogni anno, troppe donne perdono la vita per mano di uomini che, purtroppo, hanno vissuto o sono cresciuti in una cultura che giustifica e normalizza la violenza. Se davvero Valditara vuole combattere questa terribile realtà, non sarebbe forse più utile inserire nei programmi scolastici corsi di educazione affettivo-sessuale, che insegnino il rispetto per l’altro, l’importanza del consenso e la parità tra i sessi?
Ma no, meglio affidarsi alla lettura di alcuni versetti biblici: sicuramente le frasi che parlano della “sottomissione delle donne” e delle “virtù maschili” saranno più efficaci per fermare gli abusi e la violenza. Chi si preoccupa della modernità quando si può rispolverare il vecchio testo sacro, così rassicurante nelle sue risposte semplicistiche?
Altra questione scottante riguarda la laicità della scuola pubblica. La nostra Costituzione stabilisce chiaramente che lo Stato italiano è laico, e che la scuola pubblica non deve privilegiare né discriminare nessuna religione. Eppure, la riforma Valditara sembra voler ignorare questo principio, proponendo un’iniziativa che potrebbe far sembrare la scuola più una chiesa di Stato che un luogo di educazione inclusiva e pluralista.
In un’Italia sempre più multietnica e multiculturale, dove convivono fedi religiose diverse e dove molti studenti provengono da famiglie che non praticano il cristianesimo, è fondamentale che la scuola resti un luogo neutro, dove ogni credo e ogni cultura possano essere rispettati. Introdurre la Bibbia, come se fosse un testo universale e neutro, rischia di far sentire molti studenti esclusi o, peggio, discriminati. Immaginate un ragazzo musulmano, induista o di origine cinese che, ogni giorno, sente parlare della Bibbia come se fosse una verità indiscutibile. Dove rimane il rispetto per le altre culture e religioni? Non sarebbe forse più utile insegnare il valore del pluralismo, della convivenza pacifica, dell’ascolto reciproco? Ma no, meglio far meditare i ragazzi su storie di serpenti tentatori e folletti evangelici.
E come dimenticare la totale assenza di un piano organico di educazione affettivo-sessuale, che dovrebbe essere il pilastro di una scuola che educa alla responsabilità, al rispetto dei diritti e alla consapevolezza del proprio corpo? Se davvero il Ministro Valditara desidera il bene degli studenti, dovrebbe porsi la domanda: quale futuro voglio offrire ai miei ragazzi? Un futuro in cui possono sviluppare relazioni basate sulla parità, sull’amore e sul rispetto, o un futuro in cui i vecchi dogmi religiosi sopravvivono come retaggio di un’epoca che, fortunatamente, è alle spalle?
Il rifiuto dell’educazione sessuale nelle scuole non fa che aumentare il rischio di confusione, di ignoranza e di pregiudizi. Eppure, nella riforma Valditara, questi temi cruciali per il benessere degli adolescenti sembrano non esistere. Meglio concentrare le energie sulla lettura della Genesi e sul peccato originale.
In conclusione, la riforma Valditara, con la sua introduzione della Bibbia nelle scuole, solleva interrogativi preoccupanti sulla direzione in cui stiamo andando come Paese. Piuttosto che adottare un approccio moderno, inclusivo e laico, sembra che il Ministro abbia scelto la via più facile: quella di ripercorrere il sentiero già battuto del conservatorismo religioso, che non ha mai avuto bisogno di risposte alle sfide contemporanee.
In un mondo che chiede con urgenza educazione alla parità, al rispetto delle diversità e alla responsabilità affettiva, la scuola italiana non ha bisogno di tornare indietro, ma di andare avanti. E purtroppo, questa riforma, anziché guidarci verso il futuro, rischia di farci perdere nel passato.

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