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La proposta di Nicola Cusano per sradicare le guerre di religione

Tu (…) sei il datore della vita e dell’esistenza, sei quello che tutti variamente cercano con diversi riti e denominano con diversi nomi, poiché come realmente sei in Te stesso resti ignoto a tutti ed ineffabile.

Non nasconderti più oltre, o Signore, sii propizio, mostra il tuo volto e saranno salvi tutti, i popoli, i quali non potranno più abbandonare la fonte della vita e la sua dolcezza per poco che l’abbiano pregustata, poiché nessuno fugge da te se non perché ti ignora. Se ti degnerai di ascoltarci, cesserà la spada e il livore dell’odio e qualunque altro male e tutti sapranno che non c’è che una sola religione nella varietà dei riti. (…) Sii quindi placabile, o Signore, poiché la tua ira è la bontà e la tua giustizia è la misericordia: abbia pietà della tua debole creatura. (…) Supplichiamo umilmente la tua maestà in tutte le forme di preghiera possibili”.

Nel 1453 i turchi conquistavano Costantinopoli e ponevano fine all’Impero Romano d’Oriente. Questa azione militare comportò anche numerosi eccidi di innocenti compiute dalle truppe conquistatrici. La notizia giunse a Venezia che la comunicò al Papa.

Questo evento spinse il Cardinale Nicola Cusano a riprendere la penna per affrontare un tema attualissimo ancora oggi:

1) perché ci sono tante religioni nel mondo?

2) com’è possibile evitare guerre e stermini in nome di Dio o di una religione?

3) è possibile una convivenza pacifica tra Cristianesimo e Islam, tra Cristianesimo e le altre religioni?

Il Cardinale scrisse in brevissimo tempo e pubblicò una strana e controversa opera intitolata De pace fidei (La pace della fede) in cui si parla di un uomo che viene rapito in estasi e ha una grande visione: Dio convoca presso di sé in un Grande Concilio celeste tutti i rappresentanti delle religioni e delle culture del mondo per istituire un’unica religione nella varietà dei riti.

Un Arcangelo leva lode altissima a Dio a cui riferisce il gemito degli oppressi, le guerre di religioni e le conversioni forzate. Gli esseri umani discendono tutti da un unico progenitore e sono fratelli e Dio li ha dotati di intelletto che permette di conoscere le creature e risalire al loro Creatore. La grande moltitudine degli esseri umani è strettamente connessa ad una grande varietà di lingue, culture e religioni. Esse sono la manifestazione della creatività e dell’intelletto dell’essere umano, al tempo stesso il diritto e le religioni sono ordinate da Dio affinché accompagnino tutti i popoli e li educhino. L’Arcangelo chiede il soccorso di Dio, ossia il Bene e la Verità: “Vieni in soccorso Tu che solo puoi portare aiuto. Poiché questa contesa,” ossia la totalità delle guerre di religione e dell’oppressione dei deboli “avviene per causa di Te, l’unico che essi venerano in ogni cosa che sembrano adorare. Difatti in ogni oggetto che l’uomo sembra desiderare egli non ama se non il Bene che sei Tu, ed in ogni cosa che egli indaga con ragionamento intellettuale non ricerca che la Verità che sei Tu. Che cosa cerca il vivente se non di vivere? E che cosa l’esistente se non di esistere? Tu dunque, che sei il datore della vita e dell’esistenza, sei quello che tutti variamente cercano con diversi riti e denominano con diversi nomi, poiché come realmente sei in Te stesso resti ignoto a tutti ed ineffabile. Infatti, Tu che sei l’infinita potenza creatrice, non sei nessuna delle cose che hai creato, né la creatura può farsi un concetto della tua infinità, non essendovi proporzione alcuna tra il finito e l’infinito. Ma tu, Dio Onnipotente che resti invisibile ad ogni spirito, ti puoi rendere visibile a chi vuoi nella misura in cui puoi essere compreso. Non nasconderti più oltre, o Signore, sii propizio, mostra il tuo volto e saranno salvi tutti, i popoli, i quali non potranno più abbandonare la fonte della vita e la sua dolcezza per poco che l’abbiano pregustata. Poiché nessuno fugge da te se non perché ti ignora. Se ti degnerai di ascoltarci, cesserà la spada e il livore dell’odio e qualunque altro male e tutti sapranno che non c’è che una sola religione nella varietà dei riti. (…) Sii quindi placabile, o Signore, poiché la tua ira è la bontà e la tua giustizia è la misericordia: abbia pietà della tua debole creatura. (…) Supplichiamo umilmente la tua maestà in tutte le forme di preghiera possibili”.

Comincia così un dialogo tra tutti i vari capi di religioni e delle culture del mondo: il greco, l’italiano, l’arabo, l’indiano, il caldeo, il giudeo, lo scita, il gallico, il persiano, il siro, lo spagnolo, il turco, il tedesco, il tartaro, l’armeno, il boemo, l’inglese. In questo saggio, Cusano ritiene che ci possa essere una concordanza della fede, ossia un consenso unanime di fondo sui dogmi principali del Cristianesimo. A turno intervengono tutti i rappresentanti delle religioni e delle culture del mondo in una catena in cui ognuno mostra analogie e differenze con il Logos e la religione cristiana. Tale convergenza avviene in tre modi: 1) mediante la constatazione di fatto che la verità di fede è già presente nella religione non cristiana; 2) mediante la dimostrazione che il non cristiano in potenza ha dei concetti che sono molto simili a quelli cristiani; 3) mediante una dimostrazione razionale. Il dogma della Trinità è, ad esempio, presente in tutte le culture anche se percepito con un’altra terminologia. Al tempo stesso, Cusano lascia intendere che nel confronto con le altre religioni e culture, c’è qualcosa del dogma cristiano che non esprima perfettamente il pensiero di Dio e che vada quasi riformulato soprattutto in rapporto con le altre religioni monoteiste (ebraismo e islamismo). Per raggiungere la concordanza sulla Trinità scrive: “Dio, come creatore, è trino e uno; come infinito non è né trino, né uno, né alcunché di quello che di lui si possa dire”. Scende nel merito delle complesse questioni dell’Incarnazione e della Resurrezione. Propone che i cristiani accettino la circoncisione pur di avvicinare gli Ebrei a Cristo. Gli islamici possono accettare benissimo il battesimo come completamento della circoncisione. Il dialogo porta ad una costante trasformazione dei dialoganti e a una parziale riformulazione del loro pensiero filosofico e della loro religione.

Nella seconda parte dell’opera, Cusano affronta la questione se la salvezza dipenda dalla fede o dalle opere. Nel caso specifico, tende a svalutare le opere e a valorizzare la fede. In questo ambito c’è una maggiore tolleranza e vengono ammesse delle differenze nei riti. Questi “sono stati istituiti come segni sensibili della verità di fede. Mutano i segni, ma non muta ciò che essi significano.”. Il tutto va ricondotto ad una cornice secondo la quale i comandamenti di Dio sono brevissimi, eterni e uguali per tutti i popoli e riconducibili alle due frasi: 1) ama Dio; 2) fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. L’amore è, in definitiva, il compimento dei comandamenti di Dio. Questi comandamenti e questi principi dell’amore sono conoscibili da ogni essere umano in quanto essere razionale in modo quasi immediato. “Conviene aver molta tolleranza per la debolezza degli uomini, a meno che essa non si volga contro l’eterna salvezza. Pretendere, infatti, in tutto una piena conformità, significa piuttosto turbare la pace… Quando non si può trovare l’accordo, si permettano ai popoli riti e cerimonie diverse, purchè si salvi la fede e la pace. Aumenterà, forse, anche la devozione con una certa diversità, purché ogni popolo cerchi di rendere con zelo amoroso più splendido il proprio rito, così da vincere gli altri, da ottenere un merito maggiore davanti a Dio e lode nel mondo.”.  Secondo Cusano è possibile nel cielo della ragione, raggiungere una concordia tra le religioni. Auspica che i saggi riescano a spingere l’Umanità verso l’Unità del vero culto ed immagina Gerusalemme come centro di questa nuova religione.

In altre opere (Cribratio Alkorani), il Cardinale affrontò il problema dell’Islam. Nei mesi successivi alla presa di Costantinopoli, immaginò addirittura una grande conferenza tra cristiani e islamici. Ne parlò con il Cardinale spagnolo Giovanni Segovia. Con il tempo, cambiò in parte atteggiamento. Considerò l’Islam come un’eresia nata dall’Ebraismo e dallo stesso Cristianesimo.

Con l’opera intitolata De pace fidei, Cusano ha fondato la teologia delle religioni e in tutti manuali usati per lo studio di tale materia il suo nome e i suoi scritti sono abbondantemente menzionati. Il Cardinale Nicola Cusano fu uno dei personaggi più influenti della fase conciliarista della Chiesa Cattolica che pose fine al conflitto tra un papa e due anti-papi. Con il Concilio di Costanza, il papa fu sottoposto allo stretto controllo del Concilio dei Vescovi (Decreto Frequens).  Successivamente, Cusano ricoprì il ruolo di Presidente del Concilio di Basilea che affrontò due questioni: la riunione con le chiese d’Oriente e l’eresia hussita. A Basilea, i padri conciliari arrivarono a stabilire la netta superiorità del Concilio sul Papa e assunsero posizioni estremamente radicali in contrapposizione al papa Eugenio IV. Il nuovo papa spostò la sede del Concilio da Basilea a Ferrara e tentò di ridurne il prestigio e i poteri. Una parte di membri non accettò tali decisione ed elesse l’antipapa Felice V che rimase in carica sino al 1449 (Piccolo Scisma d’Occidente).  Nicola Cusano ebbe anche un ruolo molto importante nel processo di riunificazione con le Chiese d’Oriente. Fu inviato a Costantinopoli e da lì ritornò con l’imperatore d’Oriente, i capi delle Chiese, dotti e un numero enorme di manoscritti greci tra cui il Corpus Hermeticum. A Ferrara e poi in altre città, il papa e i cardinali per i cattolici e i delegati delle Chiese d’Oriente discussero molto approfonditamente la questione e riuscirono a raggiungere un accordo che sancì una riunificazione temporanea tra Chiesa Cattolica e Chiese d’Oriente il 5 luglio 1439. Anche altre chiese accettarono sempre nello stesso anno il medesimo accordo di riunificazione.

Da queste sintetica descrizione della sua vita emerge chiaramente il motivo gli uomini di chiesa nominino molto poco Cusano. Questo Cardinale riuscì a realizzare una quasi totale riunificazione della chiesa attraverso lo strumento del Concilio. A molti alti prelati e ai papi questa soluzione non piace perché significa ridurre drasticamente le prerogative della curia romana. Su molte questioni teologiche, inoltre, il Cardinale ha posizioni molto personali e geniali che in alcuni casi confinano quasi con l’eresia. L’opera intitolata De pace fidei è forse la più ardita e la più controversa perché entra profondamente nel merito del dialogo interreligioso, dell’ecumenismo, della teologia delle religioni. Gli argomenti trattati in questo libro sono simili a quelli della polemica tra Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) e il teologo gesuita Jacques Dupuis autore di Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso. Talvolta entrambi hanno balbettato il nome di Nicola Cusano, ma entrambi evitano di confrontarsi con questo stranissimo, geniale, influente, coltissimo ed efficacissimo Cardinale. 

Il pensiero teologico di Cusano rappresenta un punto di partenza e di ritorno di un ventaglio amplissimo di argomenti: la struttura della Chiesa, il rapporto tra filosofia e la teologia, il rapporto tra teologia e culture non europee, il rapporto tra le diverse chiese cristiane, il dialogo e la pastorale nei confronti delle altre religioni.

La Chiesa deve essere organizzata come una monarchia assoluta o fondata sul Concilio dei vescovi? La formulazione dei dogmi ad opera dei Concili è definitiva o può essere modificata in relazione all’incontro con altre culture o religioni spesso più antiche del Cristianesimo? Visto che l’essere umano conosce in modo imperfetto il Divino, qual è il valore dell’interpretazione del Vangelo da parte di individui di differente religioni? Come deve porsi la curia in relazione alle particolari esigenze delle chiese locali o di altre chiese cristiane?

Silenziosamente, il Cardinale Cusano continua ancora a turbare il sonno di molti papi e cardinali…

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